Skip to main content

DALL’AFRICA AL PAESE A STELLE E STRISCE / L’ALTRA FACCIA DELL’AMERICA / VII

Condividi su

Carissimi, cotone, tabacco e terra! Voglio presentarvi ora alcuni popoli americani che hanno catturato il mio interesse a conoscerli, incontrarli, apprezzarli e sentirne il grido sofferente delle lotte quotidiane in una società che li ha messi ai margini da secoli (afroamericani o indiani americani). Certamente anche diversi afroamericani e indiani americani hanno avuto fortuna e migliorato le loro condizioni di vita, ma la stragrande maggioranza subisce grandi ingiustizie, un razzismo e un’apartheid socio-economico-culturale tremenda. Voglio condividere con voi queste riflessioni, affinché possiate apprezzare e solidarizzare con loro: sono i nativi americani (indiani) e gli afroamericani. Gli Stati Uniti d’America devono riconoscere che il loro sviluppo economico e politico ha avuto un grande impulso grazie allo sfruttamento di due elementi fondamentali da parte dei coloni venuti in massa dall’Europa: la terra abbondante derubata agli indiani americani, il cotone e il tabacco che venivano prodotti gratuitamente dal lavoro degli schiavi africani.

GLI INDIANI D’AMERICA     

Migliaia di secoli fa, si dice 25-40mila anni avanti Cristo, in un'altra era geologica, il continente americano e quello asiatico non erano separati dal mare, come lo sono oggi tra l’Alaska e la Siberia. Erano invece uniti da una striscia di terra chiamata Beringia. Oggi la Beringia non esiste più, è una terra sommersa, e il tratto di mare che separa America e Asia si chiama stretto di Bering. Lungo quella terra gli antenati degli indiani, partiti dalla Mongolia 20mila anni fa, hanno raggiunto l’America, dando origine alle “popolazioni pellerossa” come di solito abbiamo chiamato questi popoli.

Chiamare questi popoli “indiani d’America”, non è corretto; l’errore fu commesso da Cristoforo Colombo. Se ricordate bene, quando, nel 1492, toccò le coste del continente americano, Colombo era convinto di aver raggiunto le Indie , vera meta del suo viaggio. Di conseguenza, senza rendersene veramente conto, chiamò le popolazioni di quei luoghi “indiani”. Quando fu chiaro che, invece delle Indie, era arrivato in un nuovo continente, l’America, ormai l’errore era fatto. Il nome “politicamente corretto” che viene ora usato per queste popolazioni che abitavano il continente prima dell’arrivo di Colombo e dei conquistatori europei è “nativi americani”. “Pellerossa” invece fa riferimento al colore della loro carnagione ed è un termine errato tanto quanto  “indiani”.

Quando capirono che era stato scoperto un continente sconosciuto e nuovo, molti europei si mossero alla sua conquista. Inglesi e francesi fecero di tutto per impossessarsi dei territori rubandoli ai nativi e, dopo anni di aspre lotte, massacri e guerre sanguinose ci riuscirono, costringendo i nativi americani a vivere marginalizzati in territori destinati apposta per loro e chiamati “riserve indiane”. Si calcola che da oltre 10 milioni di nativi all’inizio del XIII secolo siano rimasti oggi solo 1,5 milioni di nativi americani.

Le riserve indiane erano zone destinate ad accogliere le tribù indiane, che l’avanzata dei bianchi cacciava, mano a mano, dai territori d’origine. Erano i territori che ai bianchi non interessavano, almeno in quel tempo, sia perché si pensava non possedevano ricchezze minerarie da sfruttare sia perché erano troppo aridi o freddi per consentire agli europei l’agricoltura o l’allevamento. Le popolazioni native, fiere e coraggiose, combatterono a lungo contro l’invasore bianco.  Tra le battaglie più importanti che hanno segnato la storia di questo popolo ne ricordo due in  particolare che forse anche noi conosciamo per i tanti film visti o storie raccontate nella nostra gioventù:  

- la battaglia di Sand Creek (nello stato del Colorado), del 1864, in cui l’esercito americano compì una strage sterminando un intero villaggio, donne e bambini compresi;

- la battaglia di Little Big Horn (nello Stato del Montana), del 25 giugno 1876, in cui i nativi americani riportarono un’importantissima vittoria contro il VII reggimento di cavalleria dell'esercito americano, riuscendo anche a uccidere il loro comandante, il generale George Armstrong Custer.

La popolazione dei nativi americani era divisa in circa 250 tribù , distribuite in tutto il continente nordamericano (Canada e Usa), da sud a nord. Le più famose erano quelle degli Apaches, dei Sioux , dei Navajo, degli Cheyenne e dei Mohicani. Ogni tribù aveva un capo, con il compito di stabilire le regole della vita della comunità. Tutti gli appartenenti alla tribù avevano un compito da svolgere. Uomini, donne, anziani e bambini, ciascuno dava il suo contributo alla vita comune. Al contrario dei bianchi, gli indiani non combattevano mai per il possesso delle terre perché, secondo la loro concezione di vita, la terra, l’acqua, montagne e fiumi erano di tutti e appartenevano al Grande Spirito. La grande smania di conquista e di far soldi molto presto era una prerogativa degli immigrati europei del tempo che arrivavano già con questa mentalità egoista e centrata sul proprio sviluppo e non quello del rispetto e incontro vero con la natura e i popoli e culture diverse dalla propria. Conquista e non incontro!

I grandi protagonisti della religione dei nativi americani erano gli “spiriti”. Dominavano ogni cosa, dagli uomini alle piante e il più importante era il Grande Spirito o Manitù. I sacerdoti si chiamavano sciamani e avevano il potere di comunicare con gli spiriti e di guarire gli uomini dalle malattie. Ogni tribù aveva il suo totem, un palo di legno sul quale erano rappresentate le insegne della tribù o del suo capo. Ogni totem aveva due ali , perché gli indiani pensavano di essere “angeli che hanno un corpo”. Inoltre, vi erano sempre incise le fattezze di alcuni animali, per esempio la farfalla, l’aquila o il bisonte. Ognuno di questi animali rappresentava una “qualità” che la tribù desiderava possedere . Il cavallo, per esempio, rappresentava la libertà, l’aquila il potere spirituale, il lupo la lealtà, il bisonte l’abbondanza. Molti capi indiani sono diventati famosi nella storia di questi popoli  e conosciuti anche dall’Occidente. Tra i più importanti ricordiamo  Toro Seduto (tribù dei Lakota), Geronimo (Apache), Cavallo Pazzo (Sioux) e Nuvola rossa (Sioux Oglala).

Esistono circa 300 riserve federali negli Stati Uniti, per un totale di 52.017.551 ettari, che equivale al territorio dello Stato dello Utah. Questi territori sono posseduti in gran parte dal governo federale, la maggior parte situata ad ovest del Mississippi. Ci sono anche 21 riserve statali degli indiani, la maggior parte di queste ad est. Alcune riserve sono limitate a una sola tribù di nativi. Altri terreni sono in affitto e occupati da non indiani. Ma ciò che più colpisce è come questi popoli che erano circa 10 milioni di persone, parlavano 100 lingue diverse, vivevano liberamente in un territorio e continente così vasto, si siano ridotti in numero dopo vari stermini. E la loro terra ridotta ad un massimo del 3 per cento del totale degli Stati Uniti. Il colmo è che non possiedono nemmeno la terra dove vivono e possono essere sloggiati in qualsiasi momento dal governo.

GLI AFRO-AMERICANI

Un altro gruppo che ha attratto la mia attenzione in questi mesi è quello degli afroamericani, chiamati ora african americans. Certamente un gruppo, insieme ai nativi americani, fra i più emarginati e sfruttati. Ancora oggi vengono spesso attaccati, picchiati e uccisi da suprematisti e gruppi razzisti bianchi come il Ku Klax Klan che sono ancora centinaia qui negli Stati Uniti. C’è anche un razzismo istituzionale come già denunciato a suo tempo da Martin Luther King Jr. e si riferiva a ciò che era già all’interno delle istituzioni di potere e governo verso i black americans. Certo ci sono stati dei miglioramenti per diversi aspetti e per molti afroamericani ma con la gestione amministrativa di Trump il razzismo sta tornando in auge con ancora più forza, sentendosi sostenuti anche se non in maniera pubblica dalle istituzioni creando tensioni che non vengono sopite ma che rimangono all’interno dei gruppi razziali che subiscono queste violenze a vario livello. Il colore della pelle conta veramente negli Stati Uniti...

Ma chi sono gli afroamericani e perché sono qui? Gli afroamericani sono cittadini degli Stati Uniti che discendono dai loro antenati provenienti dall’Africa. I loro antenati furono portati nelle colonie americane come schiavi nei secoli XVII e XVIII. Circa 40 milioni di afroamericani, il 13 per cento della popolazione totale, vivono oggi negli Stati Uniti.

In passato gli afroamericani erano etichettati con molti nomi diversi. Li chiamavano negri, neri e nolorati (coloured). Il termine “negro” era prevalentemente usato nella parte meridionale degli Stati Uniti, dove la discriminazione contro di loro era molto negativa e lo è ancora in maniera più forte che in altre parti del paese. Negli ultimi 30 anni è stato usato ufficialmente il termine afroamericani. Circa la metà di loro vive negli Stati del Sud perché è proprio in queste terrre che venivano usati come schiavi arrivati dall’Africa. Il resto vive nelle grandi città dell’Est, del Midwest e dell’Ovest.  

Schiavitù. I commercianti e avventurieri europei portarono i primi schiavi dall’Africa nelle nuove colonie dell’America nel 1600. Dopo essere arrivati ​​nel Nuovo Mondo, furono acquistati da proprietari bianchi e dovettero lavorare nelle grandi fattorie di cotone e tabacco del sud. Non ricevevano compenso per il loro lavoro e le condizioni di vita erano durissime. L’economia del Sud dipendeva dagli schiavi e gli americani del Sud devono molto delle loro ricchezze proprio agli schiavi. Il lavoro degli schiavi era molto duro. La maggior parte delle donne cucinava, puliva la casa e allevava i figli dei padroni bianchi. Gli uomini erano stati addestrati per essere carpentieri o muratori. La maggior parte, tuttavia, erano braccianti agricoli. Non tutti i neri in America erano schiavi. “Free Blacks” vivevano e lavoravano nelle grandi città americane ma avevano pochissimi diritti. Era proibito esprimere opinioni politiche, trasportare armi e incontrare gente bianca.

Gli americani negli Stati del Nord pensavano che la schiavitù non doveva essere permessa in un paese libero. Col passare del tempo sempre più persone si unirono nella lotta per porre fine alla schiavitù. Questi abolizionisti aiutarono gli schiavi a fuggire verso il Nord attraverso rotte segrete. Nel 1860 fu eletto presidente Abraham Lincoln. Era fortemente contrario alla schiavitù. Molti Stati del sud si ritirarono dall’Unione e formarono il loro paese: gli Stati Confederati d’America. Fu l'inizio della guerra civile, che durò fino al 1865. Nel 1863 Abraham Lincoln abolì la schiavitù nella proclamazione di emancipazione. Gli Stati del nord hanno vinto la guerra civile e gli schiavi americani erano liberi. Il presidente Lincoln fu ucciso poco dopo la proclamazione dell’abolizione della schiavitù.

Potere nero. Mentre Martin Luther King voleva migliorare la situazione dei neri in modo non violento, altri erano più violenti e militanti. Negli anni ‘60 Malcolm X predicava che i neri dovevano usare la forza e la violenza per ottenere uguali diritti. Stokley Carmichael ha coniato il termine “Black Power”. Tra il 1960-1970 il paese fu colpito da una serie di scontri, soprattutto nelle grandi città. Gli afroamericani hanno protestato contro le cattive scuole, le abitazioni carenti, i prezzi elevati, la disoccupazione e la disparità di trattamento e violento da parte della polizia. Nelle Olimpiadi del 1968, due vincitori di medaglie americane tenevano il pugno chiuso in aria in segno di protesta. Nello stesso anno il leader più rispettato degli americani neri, Martin Luther King, fu assassinato da un uomo bianco a Memphis, nel Tennessee.Ku Klux Klan. I bianchi hanno continuato a discriminare gli afroamericani anche dopo l’abolizione della schiavitù. Ai neri non era permesso frequentare le stesse scuole o andare nelle stesse chiese dei bianchi. La segregazione significava una completa separazione della vita tra i due gruppi. Anche gli afroamericani sono stati trattenuti dal voto. Durante la seconda metà del XIX secolo gruppi violenti bianchi iniziarono a terrorizzare i neri. Il più famoso è stato il Ku Klux Klan. Bande di Klansmen con il cappuccio bianco attraversavano la campagna di notte. Hanno picchiato e ucciso molti neri e bianchi che provavano simpatia per loro. Ancora oggi ci sono centinaia di gruppi che promuovono la violenza contro i neri con uno sguardo di supremazia totale nei confronti dei neri.Le guerre mondiali e la grande depressione. Durante la prima guerra mondiale e negli anni che seguirono, sempre più neri iniziarono a trasferirsi nelle città del nord dove si aspettavano di trovare un lavoro e condurre una vita migliore. Molti di loro, tuttavia, erano delusi perché non erano educati e non avevano le competenze di cui avevano bisogno. Bassifondi e ghetti neri si svilupparono nelle città interne degli Stati Uniti settentrionali e continuano ad essere anche oggi tra i peggiori in tutto il paese. La Grande Depressione, che iniziò dopo il crollo del mercato azionario del 1929, colpì la popolazione nera più duramente dei bianchi. Il programma New Deal del presidente Franklin D. Roosevelt ha fatto molto per aiutare i neri. La seconda guerra mondiale ha aperto nuove opportunità per gli afroamericani. Circa un milione di uomini si sono arruolati nell'esercito e hanno prestato servizio per il loro paese, principalmente in unità tutte-nere. Col passare del tempo sempre più neri riuscirono a ottenere una posizione più alta nell’esercito. Alcuni di loro divennero anche piloti e ufficiali.Movimento per i diritti civili. Dopo la seconda guerra mondiale iniziò un nuovo movimento per i diritti civili. Gli afroamericani iniziarono ad avere più fiducia in se stessi. Avevano servito il loro paese con onore durante la guerra e nel nord molti neri iniziarono a vivere in condizioni migliori. Un nuovo gruppo prese vita: la Naacp (Associazione nazionale per l’avanzamento della gente di colore). Ha attratto molti membri e ha ricevuto il sostegno sia di neri che di bianchi. Il movimento per i diritti civili ha guadagnato slancio negli anni ‘50. Nel 1954 la Corte Suprema stabilì che la segregazione nelle scuole era contraria alla Costituzione. Nel 1955 una donna nera, Rosa Parks, fu arrestata a Montgomery, in Alabama perché si rifiutò di lasciare a un passeggero bianco il suo posto. I neri in città iniziarono a boicottare gli autobus. Questo boicottaggio era guidato da Martin Luther King, che divenne il leader del movimento per i diritti civili. Il movimento raggiunse il suo apice nel 1963. Oltre un milione di persone, neri e bianchi presero parte a una manifestazione di protesta a Washington DC. Nell’anno seguente il Congresso approvò la legge sui diritti civili. Questa legge ha vietato la discriminazione a scuola, nei luoghi pubblici, nei posti di lavoro e in molti altre aree della vita civile. Gli afroamericani ricevettero il diritto di voto e nel 1967 Thurgood Marshall divenne il primo giudice nero a servire alla Corte Suprema.Afroamericani oggi. Dai tempi violenti degli anni ‘60 gli afro-americani hanno fatto progressi e migliorato la loro situazione in ogni parte della vita americana. Le città più grandi, tra cui New York, Chicago e Los Angeles, hanno avuto sindaci neri. Colin Powel e Condoleezza Rice erano due afroamericani che diventarono segretari di Stato, e nel 2009 Barack Obama divenne il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. Nell’industria cinematografica Halle Berry e Denzel Washington sono tra le star più famose. Bill Cosby è stato il primo afroamericano con il suo spettacolo di cabaret e Oprah Winfrey è la più famosa e brava talk master della TV americana. E così via… I neri hanno dominato in molti sport. Il pugile Muhammad Ali era un campione dei pesi massimi degli anni ‘60 e ‘70. Michael Jordan del basket è stato probabilmente il giocatore di maggior successo nella storia della NBA. Nonostante questi progressi, circa il 25 per cento degli afroamericani vive ancora oggi in povertà. La discriminazione esiste ancora in molte aree e lo standard di vita è in ritardo rispetto a quello della popolazione bianca. Rispetto agli altri gruppi, il reddito medio è molto più basso e il tasso di disoccupazione più elevato. Ho già presentato varie statistiche per far capire e comprendere come gli afroamericani sono ancora nell’occhio del ciclone razzista in questo tempo di cambiamenti politici ed economici. Per gli afroamericani il cammino verso una vera emancipazione è ancora lungo a venire!

QUALE FUTURO? SIGNORE INSEGNAMI LA STRADA...

Questo è ciò che mi auguro per questo mio tempo e cammino in terra americana. Il Signore è mia guida e mio Pastore, nulla mi manca! Mi affido a voi, amici e parenti che già mi seguite su questa strada e che mi sostenete con la vostra preghiera, amicizia, vicinanza e solidarietà. Io lo faccio per tutti voi. È un cammino difficile quello che stiamo facendo tutti noi in questo contesto storico e sentiamo anche la pesantezza di ciò che ci circonda in varie parti del globo. Seguo anche ciò che sta accadendo in Italia e davvero rimango esterrefatto da situazioni e dichiarazioni di politici e benpensanti che tirano fuori il peggio dagli italiani e non il meglio per costruire un’Italia migliore. Ma è anche un tempo interessante e unico da vivere nonostante tutto. In mezzo a tanti casini e difficoltà il Signore non manca mai e non si stanca mai di ascoltare le grida di chi costruisce veramente il suo Regno e un mondo migliore per tutti già qui su questa terra. Il pellegrinaggio della vita verso l’incontro con Lui è per tutti… ma il Regno di Dio è già e… non ancora! Un abbraccio fraterno e continuiamo a rimanere in rete… di preghiera e di amicizia! Pamoja e Amani!



Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito