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Quattro bombe e la conversione ecologica

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La prima sfida dell'essere umano è stata la sopravvivenza, ripararsi dal freddo e dai predatori notturni, vincere la natura nel suo aspetto ostile. Ci siamo riusciti e molto bene. Abbiamo talmente dominato la natura che non ce n'è più! Un abuso di successo.

Per prendere sul serio la crisi ecologica, bisogna effettuare una conversione, meglio, una triplice conversione: uscire dall'idea presente nelle correnti religiosa e tecnicista che l'essere umano sia padrone assoluto dell'universo con potere dispotico su di esso; uscire dalla tecnica intesa come la fata che ci libera sempre dalle difficoltà; uscire dall'immaginario della vita comoda e lussuosa, di un ambiente dove non ci saranno zanzare, con le vacanze alle Seychelles o alle Mauritius, dove le automobili saranno sempre più grandi e potenti e dove il corpo umano avrà a disposizione tanti pezzi di ricambio.

Le hanno chiamate le quattro bombe: la D, l'esplosione demografica; la I, l'inquinamento; la C, il consumo e la G, il gap(divario), la disuguaglianza tra ricchi e poveri. Per le prime due bombe a partire degli anni '70 qualcosa si è fatto. Ora invece consumare è felicità, il più possibile: senza la crescita siamo in crisi. La voglia di avere domina tutto. Cercasi obiettori di crescita", perché è imperativo contestare la crescita.  La bomba C ha lo stesso impatto che la D. L'ultima, la G, è come essere seduti su un vulcano. La Banca mondiale ci fa sapere che dal 1981 la povertà nell'Africa subsahariana, è quasi raddoppiata: da 202 a 384 milioni di poveri ($ 1.25 al giorno).

È il momento che noi, Chiesa, operiamo una vera opzione ecologica circa:

- il posto dell'essere umano nell'universo. È tempo di reinserire l'umanità nella solidarietà cosmica, nella comunione di vita con gli animali, i pianeti, negli elementi primordiali, l'acqua, l'aria, il sole, l'energia. Il cristianesimo con le altre religioni può ancora insegnarci a essere immagine di Dio, Creatore e Padre di tutti, assumendo le nostre responsabilità per amore del futuro;

- la preghiera liturgica. C'è l'opera della salvezza e l'opera della creazione. È tempo di far emergere una vera lode cosmica. Impariamo dal rito congolese: "Padre santo, noi ti lodiamo. Per mezzo di Gesù Cristo tu hai creato il cielo e la terra; per mezzo di lui fai esistere i fiumi del mondo, i torrenti, i ruscelli, i laghi e tutti i pesci che vi abitano. Per mezzo di lui tu fai vivere le stelle, gli uccelli del cielo, le foreste, le pianure, le savane, le montagne e tutti gli animali che vi vivono. Per mezzo di lui tu hai creato tutto ciò che vediamo e anche ciò che noi non vediamo" (prefazio).         

- l'impegno della comunità cristiana. Non solo nel riciclaggio, nel recupero, ma anche nella gestione degli immobili, nell'uso dell'energia. La missione è fatta di accoglienza, ma anche di sobrietà, di nuovi stili di vita, di nutrimento spirituale per superare la continua tentazione di consumare "per crescere". Salveremo la Terra, perché l'abbiamo amata. "La missione è questione di amore", afferma Benedetto XVI.

La pace del cielo, la pace della terra, la pace delle acque, la pace delle piante, la pace degli alberi, la pace dell'universo, la pace della pace, che questa pace venga a noi (preghiera indù).



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