Questo dossier affronta il tema della giustizia riparativa, partendo dall’idea e dall’esigenza di giustizia, personale e collettiva, incomprimibile nei concetti di legge/pena/rieducazione, che sono comunque necessari e su cui poggiano i nostri sistemi giudiziari. Un’idea di giustizia come ricucitura di una ferita e saldatura di una rottura, non improntata esclusivamente alla delega al sistema giudiziario, ma che vede il coinvolgimento attivo dei protagonisti e/o della/e comunità. Un’idea di giustizia che mette al centro il legame – personale e sociale – e considera un reato non solo come infrazione di una norma ma come attacco alla relazione. E lo fa proprio in un tempo, postmoderno, in cui si convive quotidianamente con l’incertezza, il potere statuale – e con esso la sua possibilità/capacità di esercitare controllo e garantire “ordine” – è sempre più contratto e il patto sociale/comunitario è spesso disgregato. Obiettivo del dossier è assumere il conflitto come una delle componenti vitali delle relazioni, e offrire spaccati di contesti praticabili quando il conflitto, non vissuto o attraversato adeguatamente, degenera in aggressione, attacco, violenza… insomma, in un reato. Terreno accidentato e sconnesso, in cui strumenti fragili e umili, come la mediazione penale, basati sul rispetto e la consensualità delle parti, possono offrire tentativi di risposta alla richiesta di giustizia delle vittime, ma anche dare la possibilità a chi è indagato, imputato o condannato, di far emergere la propria voce e di poter riparare.
