Skip to main content

Proverbi: Missione come Sapienza senza confini

Condividi su

La tradizione attribuisce a Salomone il libro dei Proverbi, pur nella consapevolezza che non si tratta di un’opera scritta da una sola mano: già da una prima lettura emerge che ci si trova di fronte a un insieme variegato, costituito dalla riunione di materiali di natura diversa e di epoche diverse.

Il titolo italiano del libro corrisponde alla traduzione, invalsa a partire da S. Girolamo, anche se la resa del vocabolo ebraico me šalîm con “proverbi” è solo parzialmente adeguata, dato che il termine italiano rimanda soltanto a quei detti popolari che condensano un insegnamento tratto dall’esperienza, mentre il vocabolo ebraico copre una gamma più vasta di tipi letterari e designa sia detti brevi e sentenze stilizzate, che costituiscono brevi composizioni poetiche, sia le istruzioni sapienziali, che sono invece composizioni di più largo respiro. Le sentenze raccolte nel libro si concentrano su svariate tematiche; per una breve sintesi ci concentriamo sui seguenti temi: la creazione, la giustizia divina, il timore del Signore, la voce della sapienza.

CREAZIONE

Nel libro si possono distinguere le affermazioni relative alla creazione del mondo da quelle relative alla creazione dell’umanità: mentre le prime ricorrono soltanto in Proverbi 1-9 (caratterizzati da lunghe istruzioni), le seconde appartengono invece alle raccolte dei detti (cfr. 14,31; 17,5; 22,2; 29,13). Quando si accenna alla creazione dell’umanità, il modello seguito è ben illustrato in Pr 14,31: “Chi opprime il povero oltraggia il suo Creatore, chi ha pietà del misero lo onora”; in questi casi, il rimando alla creazione fa da fondamento al comportamento etico-sociale (soprattutto nei riguardi dei poveri e degli indigenti): nel povero che subisce ingiustizia è l’immagine divina che è disonorata.

I testi che rinviano alla creazione del mondo sono invece testi poetici: anche in questi la creazione del mondo non è l’argomento centrale, ma funge da base per mostrare la preminenza e l’autorità della sapienza. Emerge così che la nozione di creazione svolge nel libro un ruolo funzionale: la creazione del mondo permette la comprensione teologica della sapienza, mentre quella dell’umanità provvede una giustificazione teologica a un’etica sociale.

GIUSTIZIA DIVINA

Si afferma che Dio “sente” (cfr. 15,29), ma soprattutto che Dio “vede” la condotta umana, i loro pensieri e i loro propositi (cfr. 5,21; 15,3.11; 22,12; 24,17-18). Tale visione, che raggiunge l’intimo della persona, sottolinea che Dio è giudice imparziale. Se il re può essere condizionato nelle sue decisioni, non così Dio (cfr. 29,26), al quale appartengono addirittura gli strumenti di misura (cfr. 16,11) che, se manomessi, diventano strumenti per attuare azioni ingiuste. Se nei tribunali umani può esservi il rischio che le sentenze favoriscano i più forti o i benestanti, i saggi assicurano che Dio si colloca accanto a chi non ottiene giustizia da parte degli umani (cfr. 22,22-23).

Nel libro, ricorrono espressioni in cui si afferma esplicitamente che Dio è attivamente implicato nel provvedere al giusto e nel punire il malvagio (cfr. 10,3; 12,2; 15,25; 16,7; 19,17; 22,12), mentre in altre l’impressione è di trovarsi di fronte a una retribuzione naturale, quasi che le azioni umane suscitassero automaticamente le proprie conseguenze (cfr. 10,4.9.24 ecc.). Insistendo sulle conseguenze delle azioni umane, i saggi intendono sottolineare che ogni persona è responsabile della sua sorte; del resto è chiaro anche nei detti che assegnano a Dio il ruolo di punire o premiare che Egli non è il responsabile delle disgrazie che l’essere umano sperimenta a motivo della sua condotta malvagia.

Qual è tuttavia il contenuto della retribuzione? Al centro sta l’opposizione tra vita e morte.

La vita per colui che segue il cammino prospettato dai saggi e la morte per chi se ne discosta. Con “vita” non si rinvia però a una prospettiva ultraterrena: al centro della proposta dei saggi sta la riuscita in questa vita, che si manifesta nella salute, nel denaro, nel successo, nella sicurezza, nella pace e nelle positive relazioni con il prossimo... la morte in tal senso è il simbolo di ogni scacco esistenziale.

RISPETTO DEL SIGNORE

Un’espressione ricorrente nel libro è il “timore del Signore”, che sarebbe preferibile tradurre con “rispetto del Signore”: non designa, infatti, l’atteggiamento di chi è timoroso, ma di chi ha preso coscienza di quale cammino valga la pena percorrere, della persona coscienziosa che riflette sulle sue scelte, come mostra Pr 14,16: “Il saggio teme e sta lontano dal male, lo stolto è insolente e presuntuoso”.

Il “timoroso” è dunque chi è umile e modesto, è il discepolo che accetta la disciplina, è il giovane che accetta la correzione, è il saggio che non presume di sapere, ma pondera prima di decidere, come il re che si lascia consigliare (cfr. 3,5.7). Il rispetto del Signore fa spazio a Dio nell’ambito intellettuale e sapienziale, con la consapevolezza che nessuna sapienza umana regge di fronte a Dio (cfr. 21,30-31), perché l’essere umano non è in grado di padroneggiare tutte le situazioni. Questo spiega ulteriormente perché inizio e primizia della sapienza sia il “rispetto del Signore” (cfr. 1,7; 9,10; 15,33): il vero sapere comincia con il fare posto a Dio e ciò consentirà conseguire ulteriore sapere e saggezza.

SAPIENZA

Nel libro, Dio non prende mai la parola direttamente e non è mai soggetto di un verbo di dire, una caratteristica comune ai testi sapienziali del Vicino Oriente antico. In Israele dunque, accanto a opere in cui Dio stesso o persone da lui delegate - profeti, re e sacerdoti - parlano a nome suo, ricorrono scritti in cui Dio non parla e ciò è dovuto probabilmente a una diversa sensibilità nei confronti di Dio. Nei testi sapienziali Dio non prende la parola, benché egli veda, senta, giudichi, condanni, e ciò dipende dal fatto che il saggio assume come punto di partenza della sua riflessione l’esperienza umana.

In questi testi vi è, però, chi fa sentire la sua parola con un’autorità e una pretesa che l’assimila quasi a Dio: la Sapienza, la quale si presenta come il simbolo di quel cammino di formazione della persona che consente di attuare una vita bella e buona. In Giuda, la porzione d’Israele rinata dopo l’esilio, in un contesto culturale frammentato, in cui ormai la voce dei grandi profeti non risuona più, la voce della Sapienza si propone ora come quella che avvicina Dio agli esseri umani e che permette loro di integrarsi armoniosamente nell’ordine che Dio ha instaurato nel creato. Alle molteplici sfide che l’Israele tornato dall’esilio deve fronteggiare (i culti pagani e le loro filosofie, così come il rischio dell’assimilazione etnica), i saggi oppongono un sapere che viene dall’alto e che attira a sé gli umani per il suo fascino: la priorità non va quindi all’esecuzione del comandamento, ma all’assunzione responsabile di un progetto esistenziale, che nasce dall’ascolto di una parola che si propone come capace di rendere ragione dell’esperienza umana.

Il saggio non impone, bensì, come fa Gesù, invita il suo discepolo a diventare come lui, capace di rendere ragione dell’esperienza.

SENZA CONFINI ETNICI O CULTURALI

Emerge, così, dal libro dei Proverbi l’attitudine a non rinchiudere l’esperienza credente entro una prospettiva di tipo etnico o culturale. Lo sguardo alla creazione porta a considerare non solo il connazionale o il correligionario, come riferimento della giustizia divina o umana, bensì ogni mortale; la nozione di timore di Dio non mette in gioco una specifica prassi cultuale o una peculiare concezione del divino bensì una corretta relazione con Dio, dalla quale dipende un responsabile atteggiarsi verso gli umani e l’intero creato; la Sapienza rappresenta infine la cifra dell’adeguata comprensione del mistero della creazione, disponibile a chiunque sappia contemplare con stupore e timore la testimonianza che Dio ha lasciato della sua opera sapiente nel creato (cfr. Pr 3,19-20).



Per scaricare la rivista accedi con le tue credenziali d'accesso o abbonati.

Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito