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Per un progetto di Eco-teologia Africana

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Alcuni teologi hanno suggerito di introdurre nel cristianesimo un 11° comandamento per formare una coscienza ecologica. Non è facile. Però potremmo dire che Mosè, in qualche modo, venendo giù dalla montagna ne abbia perso uno, l’11° per l’appunto, che oggi abbiamo ritrovato.

Eccolo: “Del Signore è la terra e la sua pienezza. Non saccheggerai la terra e non distruggerai la vita che vi abita”.

Sembra che la religione tradizionale africana non abbia mia perso questo comandamento, anzi ci mostra i modi con cui lo vive. Secondo Bimwenyi-Kweshi, un teologo congolese, tre sono le basi per una teologia africana:

  • 1. Dio è il signore della parola originaria che fa vibrare il mondo;
  • 2. l’uomo è un essere-rivolto-a-Dio (teo-tropico), il quale Dio è visto come il Diverso dal mondo, come il Benefico e il Prodigo, come lo Sconcertante e l’Esigente che non sottostà agli ordini dll’uomo;
  • 3. l’uomo è considerato anche come un intreccio di relazioni: verso Dio, verso la comunità (che include gli antenati) e verso il cosmo.

E Cristo? Ha qualche difficoltà a trovar posto in un universo religioso consolidato. La teologia africana l’ha chiamato: capo, antenato, iniziatore, guaritore. L’eco-teologia africana, tentando uno sviluppo molto fecondo, ora lo presenta come Redentore e Signore della creazione, “in cui tutte le cose sussistono”.

Il dossier presenta tre punti di vista, dallo Zimbawe, Malawi e Sudafrica.

Un modello per l’Occidente distruttivo e “efficiente”. Ma il grido è uno solo: “Del Signore è la terra e la sua pienezza”.



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