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Pace-Diritti_Libro.jpgPeace Human Rights

Il quadrimestrale Pace diritti umani (n. 3, settembre-dicembre 2011), pubblicato in aprile 2012, è particolarmente interessante perché riporta, oltre a contributi di rilievo sul tema portante dello stesso numero, l’introduzione integrale dell’Annuario italiano dei diritti umani 2011, il primo lavoro di questa natura edito in Italia, del Centro diritti umani Università di Padova coordinato da Antonio Papisca.

Il quadrimesrale, edito da Marsilio, si articola in quattro parti fondamentali:

  1. la recezione delle norme internazionali sui diritti umani in Italia;
  2. l’infrastruttura diritti umani in Italia;
  3. l’Italia in dialogo con le istituzioni internazionali per i diritti umani;
  4. giurisprudenza nazionale e internazionale.

L’introduzione chiarisce bene il principale obiettivo dell’Annuario: fornire dati, aggiornati al 2010, su come lo Stato italiano adempie agli obblighi derivanti dalle norme internazionali sui diritti umani e su come risponde ai rilievi, alle raccomandazioni, alle sentenze dei pertinenti organismi internazionali di controllo.

Il primo dato che emerge dal quadro italiano è la presenza di caratteri che sono allo stesso tempo di ritardo in alcuni settori e di originale anticipazione in altri.

L’Italia risulta attualmente sottoposta al monitoraggio di 7 dei 9 comitati delle Nazioni Unite sui diritti umani perché non ha ratificato le convenzioni sulle sparizioni forzate e del Comitato sui lavoratori migranti. In particolare nel 2010 è stata sottoposta alla raccomandazione proveniente dal Consiglio dei Diritti Umani nell’ambito della revisione periodica universale.

Al termine di questo esame all’Italia sono state indirizzate 92 raccomandazioni, 12 delle quali il nostro paese non ha accolto. L’Italia è sottoposta anche al meccanismo di controllo giurisdizionale che fa capo alla Corte europea dei diritti umani. Anche da questa istituzione sono arrivate numerose richieste al nostro paese. Piuttosto note le decisioni di non dare esecuzione alle richieste di misure provvisorie (in particolare sospensione delle procedure di rimpatrio nei confronti dei ricorrenti) emesse dalla Corte di Strasburgo.

Tanto che il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ci ha richiamato a un maggior rispetto di tali ordinanze, la cui inosservanza può comportare violazione della stessa Convenzione europea dei diritti umani.

In conclusione un’introduzione che stimola e incuriosisce verso la lettura dell’intero Annuario.

Gli altri contributi del fascicolo pure sono di estremo interesse. Dalla riflessione, dello stesso Papisca, sul rapporto tra progresso scientifico e tecnologico e rispetto dei diritti umani e dei principi di natura etica, a una valutazione dell’importanza del rispetto dei diritti umani nelle evoluzioni politiche e istituzionali delle “primavere arabe”‘ fino alla pubblicazione delle “Linee guida per l’educazione globale.

Concetti e metodologie sull’educazione globale per educatori e responsabili politici” prodotte dal Centro Nord-Sud del Consiglio d’Europa.

Importante gruppo di lavoro continentale che si occupa di far crescere la consapevolezza europea su questioni di interdipendenza e solidarietà globali attraverso l’istruzione e i programmi per giovani e promuovere politiche di solidarietà nord-sud in conformità con gli scopi e i principi del Consiglio d’Europa attraverso il dialogo fra Europa, paesi del Sud del Mediterraneo e Africa.

Il numero 1 (gennaio-aprile 2012) si apre con l’illustrazione del terzo protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del bambino, che ha cercato di porre rimedio all’assenza di meccanismi internazionali di garanzia di natura giurisdizionale per questa importante convenzione delle Nazioni Unite. Vi sono poi un importante contributo sulla protezione delle donne vittime di violenza, un articolato studio sugli organismi parlamentari internazionali con un’ampia comparazione di tipologie, funzioni e poteri dei diversi organismi, viene ripresa l’attenzione sulle “primavere arabe” curando, questa volta, i riflessi sull’elaborazione di un più approfondito dialogo interculturale.

Il numero si chiude con un intervento sulle distorsioni istituzionali della nuova Costituzione ungherese, una rivisitazione delle esperienze di Charta 77 e Charta 08 e una riflessione sul comunismo cinese e la vicenda del premio Nobel Più Xiaobo.

In conclusione una rivista specialistica di alto spessore alla portata però di chiunque abbia davvero a cuore la Pace e i Diritti Umani.



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