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Il Salterio, LA MISSIONE COME PREGHIERA

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L’anno scorso, 2012, don Flavio Dalla Vecchia ha guidato il nostro viaggio ideale tra i Sapienziali, e l’anno precedente tra i Profeti. Quest’anno, 2013, continuerà l’opera accompagnandoci nella lettura dei Salmi. Ci permettiamo di ringraziare, anche dalle pagine della rivista, il biblista bresciano, che per il terzo anno consecutivo firma la nostra rubrica “Parola e Missione”, facendoci riscoprire la Bibbia come il libro per eccellenza della missione (ndr).

UN LIBRO DI PREGHIERA

I l lettore della Bibbia, sia esso ebreo o cristiano, ricerca in questa biblioteca la parola che Dio ha rivolto all’umanità e dunque potrebbe sorprendere il fatto di vedervi un intero libro in cui a parlare a Dio sono persone che lo lodano, ne confessano il nome, lo supplicano a motivo delle sofferenze causate da malattie, ingiustizie subite o dai peccati che gravano sulla coscienza.

Come, tuttavia, efficacemente spiegava Dietrich Bonhoeffer, “a un primo sguardo è molto sorprendente trovare nella Bibbia un libro di preghiera. Infatti la Sacra Scrittura è la Parola di Dio a noi, mentre le preghiere sono parole umane [...]. Non lasciamoci trarre in inganno: la Bibbia è parola di Dio anche nei salmi […]. Se dunque la Bibbia contiene anche un libro di preghiera, questo ci insegna che la parola di Dio non è solo quella che Dio ci dice, ma anche quella che egli vuole udire da noi, in quanto parola del Figlio che egli ama. È grazia di grande rilievo il fatto che Dio ci dica come poter parlare e comunicare con lui. Questo ci è consentito in quanto preghiamo nel nome di Gesù” (Il libro di preghiera della Bibbia, pp. 100-101).

CHE HA ALIMENTATO TANTE GENERAZIONI

Fin dai primi tempi, la Chiesa, seguendo l’esempio della sinagoga, ha accolto questa parola come il dono che lo Spirito ha fatto ai credenti per articolare il proprio dialogo con Dio. Si tratta di un tesoro prezioso che ha alimentato il cammino spirituale di tante generazioni e che anche oggi continua a rivelare la sua ricchezza nella preghiera liturgica quotidiana. Ciò che emerge, infatti, in primo luogo nella frequentazione del Salterio è la capacità di dare espressione alle tante esperienze umane che si confrontano con Dio per essere illuminate e sorrette.

Due risultati particolarmente significativi sono emersi dalla moderna ricerca scientifica sui salmi. Il primo è frutto della ricerca letteraria, la quale ha messo in luce i diversi generi letterari presenti nel salterio. Il secondo ha mostrato che queste preghiere non sono soltanto il frutto della pietà personale: molti di esse furono invece composte in primo luogo in vista della liturgia.

SUPPLICHE, RINGRAZIAMENTI, INNI

La critica letteraria ha cercato di comprendere i salmi all’interno della loro cultura e della letteratura delle epoche in cui furono composti e ha permesso di determinare il loro genere letterario e conseguentemente l’ambiente vitale che li ha prodotti e al quale erano indirizzati. L’indagine non ha riguardato solo la forma letteraria, lo stile o le tematiche espresse dai componimenti, ma anche la situazione vitale o la circostanza sociale che ha motivato ogni salmo, nella convinzione che esso intendesse rispondere a un bisogno sociale specifico per mezzo di un contenuto letterario preciso. Si incontrano perciò nel Salterio molte suppliche, cioè invocazioni che spesso hanno la forma di un grido lanciato verso Dio, provocato da una situazione insopportabile che di volta in volta l’orante descrive, talvolta quasi con tono di rimprovero; e di fronte a questa situazione bisogna che Dio intervenga.

Nel libro però ritornano a più riprese componimenti in cui prevale il tono del ringraziamento, che si presentano come la risposta dell’orante a un beneficio ricevuto da Dio, che si esprime in molti casi attraverso la proclamazione pubblica delle meraviglie di Dio: i verbi utilizzati suppongono, infatti, un racconto fatto a un uditorio e questo racconto è ordinariamente fatto nella forma di un canto di lode. Ricorrono anche numerosi inniche lodano Dio per le sue opere nella creazione e nella storia: questi scaturiscono da atteggiamenti di contemplazione e di meditazione che consentono di cogliere in profondità il progetto di Dio per le sue creature.

UN INSIEME ORGANICO DI LODE A DIO

Anche se il libro dei Salmi è una combinazione di 150 testi singoli, che secondo il titolo preposto a ciascuno di essi vogliono essere processo di attribuzione a Davide e ciò diede origine ai titoli dei salmi, nei quali, sotto l’influsso dell’opera del Cronista, appaiono anche Asaf, Idutum, Eman come contemporanei di Davide e i figli di Core quali leviti. La tradizione ebraica e quella cristiana hanno poi completato questo processo, attribuendo a Davide tutti i Salmi. Il libro dei Salmi sembra intenzionalmente diviso in 5 parti, alla luce di una collocazione strategica di alcune espressioni di lode (“dossologie”): 41,14; 72,19; 89,53; 106,48. Il Sal 150 rappresenterebbe l’ultima e più completa dossologia.

CHE INTERPELLA DIO COME GESÙ SULLA CROCE

Nel libro dei Salmi siamo confrontati con espressioni poetiche di esperienze religiose (L. Alonso Schökel): in essi e per loro tramite il credente si rivolge a Dio. Se nella profezia è Dio che interpella l’essere umano, nei Salmi è la creatura che interpella Dio. Pregare i salmi è dunque appropriarsi di un’esperienza, non per riviverla, ma per imparare a nostra volta a pregare; i Salmi, però, sono una preghiera tutt’altro che facile e richiede un certo tirocinio, un certo apprendistato per diventare una preghiera personale, come mostrano in particolare i cosiddetti salmi imprecatori, quelli in cui l’orante invoca vendetta o ritorsione contro i nemici o i malvagi in genere.

Qui entra in gioco la nostra capacità di valutare a chi stanno dando voce i salmi. Come afferma Alberto Mello, “forse noi troviamo difficile pregare questi salmi perché non siamo più poveri, perseguitati, oppressi. Altre culture, più povere, come quella africana o latinoamericana si sentono del tutto a loro agio in queste preghiere: si sentono in diritto di farlo”. L’io che invoca nei salmi è, infatti, assai spesso una comunità oppressa, così come alla luce del Vangelo è pure quel Gesù che sulla croce ha terminato il suo cammino terreno con le loro parole.

NELLA CONSAPEVOLEZZA CHE EGLI PRENDE POSIZIONE

E pregare con i salmi con Gesù non è coltivare un dialogo solitario con il Padre, ma dare espressione alla sete di giustizia che l’umanità di tutti i tempi invoca, spesso con gridi inarticolati, nella consapevolezza che la risposta non sarà un evento miracoloso, ma la forza data al credente di testimoniare con la propria vita che Dio prende posizione di fronte a tutto ciò che degrada la creatura umana, indicando un cammino di dedizione, solidarietà e riconciliazione. letti come tali, esso tuttavia non è un susseguirsi più o meno casuale di preghiere e inni singoli, posti l’uno accanto all’altro senza alcun riferimento tra loro (una specie di “archivio di Salmi”).

L’esegesi del XX secolo ha avuto la tendenza di classificare i singoli salmi, come sopra si è cercato di illustrare; oggi si assiste, mi pare con ottime intuizioni, a un cambiamento di rotta e molti studiosi si applicano a considerare non più i salmi presi singolarmente, ma a leggere il libro nel suo insieme, di modo che ogni salmo non è letto solo alla luce del contesto vitale che lo ha generato, ma pure del contesto letterario nel quale è ora inserito.

In questo modo l’esegesi dei singoli salmi è come completata dall’esegesi del Salterio preso nel suo insieme. Il libro dei Salmi è in tal modo trattato come tutti gli altri libri della Bibbia e ogni composizione è compresa anche alla luce del posto che occupa adesso nella raccolta, la quale evidenzia fin dalle prime battute alcuni temi che le stanno a cuore: la meditazione della Torah (Sal 1) e la speranza nel compimento delle promesse profetiche, in particolare della venuta del Re Messia (Sal 2), soprattutto alla luce dell’attribuzione dell’intera raccolta a Davide. La credenza che a comporre i salmi sia stato il re Davide è frutto della tradizione: come Mosè per il Pentateuco e Salomone per i libri sapienziali (Proverbi, Qohelet, Sapienza e Cantico), così è avvenuto per Davide. In una fase recente della storia del popolo ebraico – verso il 300 a.C. – i libri delle Cronache esaltano la figura di Davide come organizzatore del culto del tempio e in particolare del canto sacro (cfr. 1 Cr 23,26 ecc.). Nel periodo successivo continuò quest



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