Skip to main content

IL "NIENTE" CHE DIVENTA "TUTTO"

Condividi su

Dal freddo di Parma agli oltre 30 gradi in Benin, dalla vita programmata all’improvvisazione, dalla casa alla strada, dal silenzio dell’inverno al rumore dell’estate, dal bianco al nero. Ancora una volta in Benin a Possotomè dove con i soci di “Di mano in mano” abbiamo realizzato il centro scolastico Les Etoiles de Demain (Le stelle di domani). Che meraviglia! Sono passati otto anni, l’impegno sembrava troppo grande per le nostre forze, ma siamo ancora qui! La scuola è bella, vissuta, frequentata da oltre 200 bambini che ogni giorno la rendono unica con la loro presenza. Accanto alle aule, alla mensa, alla casa delle suore e dei volontari è già attivo anche il convitto, dove quaranta bambini vivono la scuola a tempo pieno. Le suore (Servantes de la Lumière du Christ), i maestri e il personale di servizio, sono loro che ogni giorno mandano avanti la scuola con dedizione e passione.

Diceva Don Milani: “Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senza ali”. Siamo contenti di essere uno strumento di questa bella avventura. Ci siamo lasciati coinvolgere anche da altre situazioni che nel corso degli anni siamo andati a visitare.

La scuola per non vedenti di Djanglanme gestita da sr. Pasqualina, dove sessanta giovani vivono a tempo pieno la scuola, il tempo libero, i lavori di artigianato, dell’orto e degli allevamenti di polli, tacchini, conigli. Il dispensario medico-maternità di Meganhoue gestito da sr. Eveline, che abbiamo costruito e allestito con ecografo e microscopio nel 2012. Circa 20 parti al mese e un numero infinito di visite che rendono questo dispensario un luogo vitale per l’intera zona. Infine, il lebbrosario di Madjrè, con 31 presenze. È un vero ospedale, ma anche la casa per tanti che non hanno una casa. Questi sono i nostri luoghi, le tappe di ogni viaggio in Benin. Sosteniamo l’impegno e il servizio delle suore come possiamo, piccole gocce in un mare di sofferenza.

Come descrivere la violenza, l’emarginazione e la devastazione della lebbra. Una domanda sorge spontanea: “Signore dove sei?”. Alle suore che con amore ogni giorno curano corpi e anime ferite abbiamo chiesto: “Come fate?”. Risposta: “L’unico modo è farsi lebbrose con i lebbrosi”.

Ecco dov’è il Signore. È nelle loro mani che non tremano al contatto, nei loro volti, nella gioia delle guarigioni, nella tristezza infinita per le sconfitte; ma soprattutto nella speranza di vedere il giorno in cui la vittoria sulla malattia sarà definitiva, per tutti. Lo abbiamo capito anche noi visitatori di passaggio. Porteremo negli occhi e nel cuore ogni persona incontrata, ogni sguardo rubato, ogni preghiera interrotta, ogni sentimento soffocato.

Porteremo a casa la fatica di 10 giorni vissuti d’un fiato, delle amicizie rinsaldate, dei nuovi incontri, dell’accoglienza ricevuta a piene mani. L’accoglienza di mons. Antoine Chabibio, vescovo di Natitingou, una delle nove diocesi del Benin. Siamo arrivati in vescovado alla sera tardi, ha voluto condividere con noi la cena, ci ha chiesto di noi, della diocesi, del vescovo, dei cristiani; abbiamo parlato soprattutto di ciò che ci rende fratelli, dell’unico Vangelo, guida sicura ad ogni latitudine.

L’accoglienza ricevuta da una donna che vive ai margini dell’unica strada che collega il sud con il nord del paese. Abbiamo bussato timorosi alla sua porta per chiedere aiuto dopo tre ore passate sotto il sole con la macchina in panne. Ci ha offerto tutto quello che aveva, un piatto di pasta e una cipolla, un pranzo che non dimenticheremo mai. Il “niente” che diventa “tutto” se al centro c’è la fiducia e non la paura, una visita che ci ha offerto una riflessione: se a casa nostra arrivassero due neri, con la macchina rotta, stanchi, che parlano male la nostra lingua, all’ora di pranzo e chiedessero aiuto, cosa faremmo? Chissà! Il “tutto” che diventa “ niente” se al centro c’è la paura e non la fiducia.

L’accoglienza dei sorrisi, degli sguardi benevoli, delle strette di mano, degli abbracci, delle porte aperte, degli occhi lucidi. Torniamo con il cuore pieno di riconoscenza verso donne e uomini che abbiamo incontrato, capaci di relazioni umane intelligenti, sincere e generose.

Da domani il racconto lascerà spazio al nostro fare, al desiderio di resistenza pacifica e determinata, convinti che un mondo più equilibrato, fraterno e giusto, si costruisce se saremo donne e uomini capaci di pietà, che “non invade mai lo spazio dell’altro, ma […] in primo luogo gli rende giustizia” (Salvatore Natoli). Una giustizia che si raggiunge, dice papa Francesco nell’Evangelii gaudium, solo se abbiamo il coraggio di correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro […]. Per ogni altra considerazione, a compimento del nostro povero pensiero ci affidiamo alle parole di Bartolomé de Las Casas (1484-1566), impegnato nella difesa dei nativi americani, che diceva: “Del più piccolino e più dimenticato Dio ha freschissima memoria”.



Per scaricare la rivista accedi con le tue credenziali d'accesso o abbonati.

Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito