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I CATTOLICI ITALIANI E L’AMERICA LATINA - DA MEDELLÌN A FRANCESCO

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Probabilmente non pochi lettori e non poche lettrici di Missione Oggi ritroveranno pezzi della propria vita nell’affresco che Massimo De Giuseppe, professore di Storia contemporanea all’Istituto universitario di lingue moderne (Iulm) di Milano, dipinge nel suo L’altra America: i cattolici italiani e l’America latina. Nel trentennio che va dal 1962 – anno della crisi dei missili a Cuba, ma anche dell’apertura del Concilio Vaticano II e della costituzione a Verona del Centro ecclesiale italiano per l’America latina (Ceial) – al 1992 – anno delle contestate celebrazioni del V centenario della scoperta-conquista delle Americhe, dello svolgimento a Santo Domingo della IV Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dell’assegnazione del Premio Nobel per la pace all’indigena guatemalteca Rigoberta Menchú – sono state, infatti, tantissime nel nostro paese le persone credenti coinvolte nelle vicende sociali, politiche ed ecclesiali latinoamericane attraverso attività di solidarietà, iniziative missionarie, progetti di aiuto, venendone a loro volta profondamente influenzate nelle scelte esistenziali, negli orientamenti culturali, nelle visioni della fede e della Chiesa.

Ciò è valso per grandi personalità divise tra Italia e America latina (Arturo Paoli, Giulio Girardi, Linda Bimbi ecc.), ma anche per molti cristiani impegnati in parrocchia, nell’associazionismo laicale, nel gruppo missionario o nel comitato di solidarietà a misurarsi con l’opzione per i poveri e la teologia della liberazione, i golpe militari e le cosmovisioni indigene, le comunità ecclesiali di base e i desaparecidos, alimentando la propria spiritualità e la propria prassi con le testimonianze di mons. Hélder Câmara e Camilo Torres, gli scritti teologici di Gustavo Gutiérrez e Leonardo Boff, le poesie di Ernesto Cardenal, le omelie di mons. Oscar Romero e i disegni di Maximino Cerezo.

Un’effervescenza capace sia di contribuire in misura rilevante alla rottura dell’unità politica dei cattolici, un numero senza precedenti (dopo il 1945) dei quali si sposta su posizioni di sinistra, sia di produrre momenti di eccezionale valenza socioculturale, da una vasta e puntuale pubblicistica alla missione di Pax Christi guidata nel 1981 da mons. Luigi Bettazzi in America centrale per monitorare il rispetto dei diritti umani fino a convegni come quello organizzato a Brescia nel 1987 dall’Associazione per la pace, la solidarietà e la cooperazione internazionale (Apasci), animata da don Piero Lanzi, che riunì per due giorni oltre mille persone provenienti da tutta Italia a discutere sulla nuova Costituzione del Nicaragua.

Un processo foriero di conflitti anche nella stessa comunità ecclesiale italiana, come testimoniano la parabola di Cristiani per il socialismo, movimento sorto in Cile nel 1972 e approdato in Italia l’anno dopo su iniziativa di Giulio Girardi, la cui opzione marxista gli varrà una brutale espulsione dall’istituzione ecclesiastica durata fino alla morte, la divisione dei vertici dell’Azione cattolica circa il giudizio sull’esperienza rivoluzionaria sandinista negli anni ’80 e la chiusura del Servizio informazione America latina da parte della Conferenza episcopale a metà degli anni ’90.

Da storico di razza qual è, De Giuseppe non solo ricostruisce con grande rigore documentale e analitico questo processo fatto di una miriade di volti, luoghi, azioni, riflessioni finora mai oggetto di una ricerca sistematica, ma lo interpreta, con giudizi articolati ed equilibrati, alla luce di un’ampia griglia di riferimenti e connessioni.

Così si mostra capace di cogliere lo “spirito” degli avvenimenti, collocando narrazioni specifiche – la nascita di Mani Tese, del Movimento laici America latina o dell’Operazione Mato Grosso, la fondazione dell’Istituto Italo-latinoamericano (Iila), l’incontro tra la comunità delle ex suore brasiliane guidate da Linda Bimbi e Lelio Basso, la visita di p. David Maria Turoldo e Giorgio La Pira nel Cile di Salvador Allende nel quadro della Operación Verdad lanciata dal governo di Unidad Popular – nel contesto delle trasformazioni dello scenario sociopolitico nazionale e internazionale. Certo oggi molti di questi fatti suonano non solo lontani nel tempo, ma estranei alla sensibilità prevalente, anche nel cattolicesimo italiano.

Tuttavia l’ascesa al pontificato di Jorge Bergoglio, col suo richiamo costante a una Chiesa povera per i poveri, con la promozione degli Incontri mondiali dei movimenti popolari, con l’appello alla decentralizzazione ecclesiale, mostra che non sono passati invano.



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