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GUARIRE DALL'ODIO PER COSTRUIRE LA PACE

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L'evacuazione delle colonie israeliane da Gaza è stato senza dubbio un evento di grande valore simbolico, soprattutto perché suona definitiva rinuncia al progetto del “Grande Israele”, ma è chiaro a tutti che se quel territorio non verrà riunificato alla Cisgiordania sotto la piena sovranità palestinese, non solo si trasformerà in una prigione per i suoi abitanti, ma nel focolaio di un'ulteriore escalation del conflitto mediorientale.

E tuttavia, anche un accordo politico tra le autorità di Tel Aviv e gli eredi di Arafat non porterebbe automaticamente la pace: decenni di contrapposizioni, di violenze e frustrazioni, di educazione allo scontro, di soprusi, lutti e paure, non si cancellano da un giorno all'altro.

Bisogna “guarire dall'odio”. E questo è un processo lungo e faticoso.

Ma può essere anche un buon programma politico, come dimostra il progetto Saving Children (“Salvare i bambini”). Proprio Abu Mazen, stupito del successo dell'iniziativa (1500 bambini salvati in un anno), incontrandone il promotore, Massimo Toschi, ha esclamato che allora anche la politica doveva cambiare. Infatti il valore aggiunto del progetto è appunto questo: i palestinesi si sono resi conto che c'erano israeliani pronti a rischiare per i loro bambini e gli israeliani hanno compreso il dolore infinito dei palestinesi.

Il 30 luglio scorso, all'ottava edizione del Meeting internazionale delle migrazioni a Loreto, p. Beniamino Rossi ha premiato Toschi “per l'impegno profuso nel rendere nel rendere possibile le cure mediche a oltre 1200 bambini palestinesi infermi; per essersi adoperato affinché dopo i primi ricoveri in Italia, fosse possibile il ricovero degli stessi negli ospedali in Israele ; per la sua instancabile attività – nonostante (o forse in forza di) la sua personale disabilità fisica – a favore della riconciliazione delle popolazioni del Medio Oriente; per il suo convincimento e la sua azione affinché la “riconciliazione” entri con forza nel dibattito politico; per il suo essere cristiano impegnato in politica alla ricerca del dialogo attivo tra le grandi religioni del “Libro”. 

Toschi ha preso lezioni da persone che di riconciliazione ne sanno qualcosa: “Il perdono oggi ha un valore politico enorme. Ce lo ha insegnato Nelson Mandela. Senza il riconoscimento del proprio dolore e senza il riconoscimento del dolore degli altri non ci può essere una riconciliazione e quindi la pace”.

“La vera alternativa al conflitto sono le vittime, non la pace, e il giudizio delle vittime spezza la radice del conflitto”.

Massimo guarda alle vittime, bambini, donne, malati e confeziona un programma politico a partire da loro. Già in cinque anni come consigliere regionale per la pace aveva compiuto una sessantina di viaggi, da Israele all'Algeria, dalla Sierra Leone al Burkina Faso. E pochi mesi fa ha battezzato il suo assessorato nella Giunta regionale della Toscana con un nome chilometrico: Cooperazione internazionale; perdono e riconciliazione fra i popoli, iniziative contro la pena di morte e per la promozione dei diritti umani, dialogo sull'interdipendenza.

Toschi ha raccontato che una volta in Israele una donna palestinese, commossa dal suo impegno per i bambini malati della Palestina, domandò a un interprete: "Potete chiedere al signor Toschi se benedice mio figlio malato?" E lui: "Sono io che voglio essere benedetto da lei in segno di perdono perché siamo arrivati troppo tardi. Siamo noi in debito nei confronti di voi vittime ". Finì che la donna palestinese mise la sua mano sulla testa di Toschi e questi su quella del bimbo.

L'ala di riserva di Massimo, nonostante la sua disabilità, è pronta per altri voli e altre "benedizioni".



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