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FCFA / UNA MONETA COLONIALE DURA A MORIRE

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Era il gennaio 2019 quando in Italia scoppiava la polemica sul franco Cfa. Una polemica strumentale ad uso e consumo della polemica politica interna, che ebbe però il merito di portare a conoscenza del grande pubblico la permanenza in uso, dopo 75 anni, di una moneta coloniale. Il franco Cfa era già da anni al centro di enormi campagne in Africa che ne chiedevano la fine. Insomma, il Fcfa (franc des colonies françaises d’Afrique) era ed è cordialmente odiato dagli africani, con poche, pochissime eccezioni.

L’ECO SARÀ ANCORATO ALL’EURO

Ora, finalmente, ne è stato decretato il superamento: mentre gli Stati dell’Ecowas (Comunità economica dell’Africa occidentale) sancivano la nascita di una nuova moneta unica, l’Eco, la scorsa estate Parigi finalmente adottava un progetto di legge che confermava gli accordi raggiunti nel dicembre 2019 tra Francia e Ecowas. Se dunque lo scorso anno sembrava che l’Eco sarebbe nata in totale autonomia e anzi la Cina si era proposta per ancorarlo allo yuan, alla fine la Francia l’ha spuntata ancora: la nuova moneta manterrà infatti la parità fissa con l’euro. Sancita invece la fine della centralizzazione delle riserve africane presso il Tesoro francese, la caratteristica forse peggiore del vecchio Fcfa, che obbligava al deposito del 50 per cento delle riserve di cambio presso la Banque de France. Cessa anche l’obbligo di avere un rappresentante francese nella Bceao (Banque Centrale des États de l’Afrique de l’Ouest).

Il sistema del franco Cfa si basava su quattro principi: il cambio fisso prima con il franco e poi con l’euro, la libertà di movimento dei capitali verso la Francia; la convertibilità dei franchi Cfa soltanto con l’euro (per cui qualsiasi pagamento verso l’estero deve passare attraverso Parigi); la centralizzazione delle riserve valutarie presso la Banca centrale francese. Inoltre, le riserve d’oro dei paesi africani erano tenute a Parigi e, di fatto, contabilizzate come francesi. La Banque de France, infatti, poteva decidere la quantità di moneta stampata messa a disposizione di ciascun paese. Addirittura, banconote e monete erano stampate esclusivamente in Francia.

LE MOLTE VITE DEL FRANCO CFA 

Si comprende dunque la portata storica del passaggio: “La fine simbolica del franco Cfa si inserisce nel rinnovamento delle relazioni tra la Francia e l’Africa. Si scrive una nuova pagina della nostra storia”, dichiarava quest’estate il portavoce del Governo francese, al termine del Consiglio dei ministri che aveva sancito la fine simbolica del franco Cfa. Indubbiamente, un grande passo avanti, sottolineato con enfasi dal governo francese. Vero è che Macron ha avuto il coraggio di prendere di petto una questione che si trascinava da decenni e che i predecessori non si erano sentiti di affrontare, lasciandola incancrenire.

Chi però dice che il Fcfa, nato il 26 dicembre 1945, 75 anni dopo venga definitivamente mandato in pensione, fa un’affermazione imprecisa. Salutato come un evento storico e un passo enorme verso la fine dell’ingerenza francese, il superamento della dipendenza monetaria da Parigi ha tuttavia un grosso limite, non sottolineato a sufficienza: il Fcfa non era una moneta unica, ma suddivisa in due. Da un lato, il franco Cfa XOF, in vigore negli otto paesi dell’Africa occidentale (Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo), dall’altro il franco Cfa XAF, in uso in sei paesi dell’Africa centrale (Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica Popolare del Congo). Due monete distinte, con il medesimo cambio fisso con l’euro, ma non intercambiabili. Tanto che per poter convertire l’una nell’altra era necessario un doppio cambio, passando necessariamente dal franco prima, dall’euro poi. Una follia. Ebbene: ad andare in “pensione” ora è solo il primo, il Fcfa XOF, mentre il secondo resta per ora in vigore senza modifiche. Anche i 6 Paesi dell’Africa centrale (Cemac) ambiscono ovviamente a liberarsi del giogo monetario sulla stessa falsariga. Ma per ora non c’è nulla di concreto.

UNA CORSA AD OSTACOLI 

Saranno circa 385 milioni le persone interessate da questa rivoluzione monetaria. Quindici i paesi aderenti: fra questi, gli otto che arrivano dal franco Cfa XOF; altri sette invece usano attualmente monete nazionali (Capoverde, Gambia, Ghana, Guinea, Liberia, Nigeria, Sierra Leone). Proprio la Nigeria, gigante economico rispetto agli altri paesi del gruppo, aveva molto esitato ad aderire e starebbe ora frenando sulla tabella di marcia, per non perderci troppo nel passaggio dalla propria moneta a quella nuova, che sarà sì ancorata all’euro, ma la stessa di paesi con economie ben più fragili.

L’entrata in vigore è per la verità slittata a data da destinarsi, a causa di difficoltà tecniche e burocratiche: fabbricazione delle banconote, aggiornamenti informatici e amministrativi, senza contare l’adeguamento della Banca federale regionale. Una road map che si fatica a concretizzare. Non da ultimo, vanno registrate frizioni tra i paesi francofoni che adottavano il Fcfa e i paesi anglofoni dell’area Ecowas, che temono una sorta di monopolizzazione della nuova moneta. Questione a parte è quella del Marocco: il paese dal 2017 ha chiesto l’adesione all’Ecowas e intrattiene molti commerci agevolati coi paesi dell’area. Il dibattito si è dunque subito aperto all’interno del regno su un possibile abbandono del dirham per aderire all’Eco.

L’adozione dell’Eco è in ogni caso un importante tassello nella rivoluzione in corso nel continente, che parte dai passi già intrapresi dall’Ua in vista della realizzazione di un passaporto unico continentale, fino alla creazione dell’AfCfta, l’African Continental Free Trade Area (Zlec nell’acronimo francese), un’area continentale senza barriere e tasse doganali, che una volta a regime diventerà la più grande zona di libero scambio al mondo. Con la ratifica dell’Angola, all’inizio di novembre, sono 30 su 55 i paesi che hanno già ratificato l’adesione. Sono l’Eritrea non ha aderito. Gli altri 24 hanno firmato l’accordo ma i parlamenti nazionali devono ancora ratificarlo.



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