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CAMPAGNA BANCHE ARMATE: FACCIAMO IL PUNTO

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Eccoci, dopo qualche mese, a fare il punto della situazione sull’iniziativa “Scrivete tutti alle banche armate”. Se la campagna non ha "bucato" gli schermi televisivi, c'è stato però un gran lavoro alla base. È soltanto l'inizio.

Anche se apparentemente la campagna non ha "bucato", dalle notizie che giungono alle redazioni di Missione Oggi, Mosaico di pace e Nigrizia - le riviste che hanno lanciato quest'iniziativa - risulta invece che c’è un gran lavoro alla base: tante lettere spedite da ogni parte d’Italia alle direzioni delle varie banche. È opportuno ricordare che la proposta è di scrivere alla direzione delle banche coinvolte nella vendita di armi, come risulta dalla relazione del presidente Consiglio, del marzo ‘99: nell’anno 1998 l’export bellico italiano è stato di 1.236 miliardi di lire.

L’obiettivo non è criminalizzare le banche, ma chiedere conferma del coinvolgimento nella vendita di armi e invitare a cambiare rotta, "minacciando" anche di togliere i soldi dal proprio conto.

Siamo convinti che una forte pressione, accompagnata da un movimento di opinione pubblica e "sostenuta" dall’eventuale estinzione del conto, non passerà inosservata. Certo le risposte (che pubblicheremo nei prossimi numeri, ndr) saranno probabilmente evasive. Sta a tutti noi non demordere. Ognuno è chiamato ad impegnarsi in prima persona. Tante piccole gocce possono scavare la roccia. Anche se - mi diceva un amico - andare in banca, parlare con il direttore è un po’ come andare dal medico: hai quasi paura di chiedere come stai, come se la salute fosse la sua e non la tua. Così per la banca: è importante ricordare che i soldi sono i tuoi, sei tu che li depositi, e hai il diritto-dovere di chiedere alla banca come li usa.

Per ora risulta che a scrivere sono state soprattutto singole persone. Si stanno muovendo anche alcune parrocchie in Piemonte, ad Ancona, a Venezia. Mentre chiediamo a tutti di scrivere, la speranza è anche di un maggiore coinvolgimento di comunità, enti e organismi ecclesiali che hanno sicuramente un peso rilevante anche dal punto di vista economico. “L’appuntamento del giubileo - si legge nella lettera appello - può diventare l’occasione per fare chiarezza e cambiare strada anche sui risparmi. Questo è possibile se le diocesi, le parrocchie, le comunità religiose chiederanno esplicitamente alle banche, presso cui hanno i propri depositi, se sono o meno coinvolte nel commercio delle armi”.

Per questo credo sia lecito sollecitare una presa di posizione da parte delle varie parrocchie, diocesi o organismi come l’Istituto sostentamento clero. Sono convinto che qualsiasi banca cercherebbe di adoperarsi per non perdere il conto di qualche Ente ecclesiastico che gestisce bilanci di vari miliardi. Ma anche solo una semplice lettera per dire che non si è d’accordo sulla vendita di armi sarebbe già molto. Però bisogna scriverla!

Le banche a volte offrono a parrocchie o altri enti condizioni particolarmente favorevoli, oppure grandi sponsorizzazioni per restauri. Questo non deve mettere a tacere l’impegno di giustizia e di pace, oltre che di trasparenza.

Spesso la chiesa ufficiale interviene con documenti, considerazioni e proposte anche su temi non strettamente evangelici. In materia di denaro è il Vangelo stesso che ci interpella: o Dio o mammona! Si tratta di coniugare Vangelo ed economia. Per un’economia di vita e non di morte. Scrivere alle banche sarebbe un gesto più eloquente di tante parole.

Soprattutto in questo anno Giubilare. Un gesto profetico per testimoniare che ci sta a cuore prima di tutto il Regno di Dio e la sua Giustizia.

RENATO SACCO, consigliere nazionale Pax Christi.


REDAZIONE di MISSIONE OGGI: ERRATA CORRIGE

Nell’articolo introduttivo del dossier “Le comunità locali nell’era della globalizzazione” (3/2000), è saltata per problemi di spazio una parentesi ed è cambiato così il significato dell’intera frase. El nos “Palas” (Il nostro Palazzo), cui si riferisce l’autore, è stato recentemente “donato” – e non “restituito” – alla comunità dagli ultimi eredi. Ce ne scusiamo con l’autore e con gli interessati.



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