Skip to main content
Condividi su

Il motto anti coronavirus è ancora valido? “Andrà tutto bene” sembra spostare sempre un po’ più in là il futuro del verbo. La politica inizia a dividersi, le ricette messe in campo sono valutate in modo diverso, spesso per convenienza. Sui balconi ci affacciamo di meno per cantare inni, applaudire e agitare le torce. I disegni dei nostri bambini appaiono sbiadire ogni giorno. Perché la morte, la sofferenza, la fatica stanno dilagando.

In silenzio, senza clamore, stiamo perdendo una generazione di nonni… Non quelli con il bastone, curvi, che il tempo ha scavato come acqua sulle pietre. Non è l’iconografia il problema. La questione è la spina dorsale di una famiglia di oggi. Stiamo perdendo persone attive, magari con qualche acciacco, che però sarebbero state ancora con noi, con il loro prezioso aiuto, con i consigli, con le proprie attività e interessi (comprese quelle di volontariato).

Questa guerra sanitaria porterà danni collaterali comunitari, prima ancora che economici. Perché se perdiamo la memoria, non possiamo costruire il futuro. Se spezziamo le radici, un albero crescerà meno forte e rigoglioso. Quelle bare in fila sui camion militari ci parlano di una società mutilata, spezzata dal nemico invisibile. E tutto non potrà essere come prima.

Ho parlato di guerra perché la sento tale. Non siamo in Libia, Siria, Yemen; di questo ne sono consapevole. Non ci sono mortai e bombe che minacciano le nostre case. Ma il distanziamento sociale cos’è se non un moderno coprifuoco? L’abbraccio e il saluto limitato alle nostre pareti domestiche cos’è se non un’affettività vigilata (e doverosa, pur difficile da accettare)? Le chiese senza fedeli cosa sono se non templi vuoti? La piazza è solo virtuale, i volti sono solo quelli dietro uno schermo, la voce arriva da una moderna cornetta telefonica. Siamo smart, ma ancora inermi davanti alla pandemia. Siamo social, ma abbiamo faticato a capire di rimanere rintanati per rispettare ciò che ci chiedono. Qualcuno che la guerra l’ha vissuta davvero potrà non essere d’accordo, ma medici e infermieri in trincea lo sono. La dedizione senza sosta, le pietose lacrime per chi non ce la fa, le testimonianze sono moderne lettere dal fronte.

Anche i saveriani stanno perdendo la loro “memoria”. Il prezzo che la congregazione di S. Guido M. Conforti sta pagando è altissimo. La Casa Madre di Parma si è trasformata in una zona di quarantena che non sembra avere fine, un caso da analizzare, che ha già guadagnato le prime pagine dei giornali. Il virus ha spezzato storie di vita missionaria, di bene portato e ricevuto negli anni, di fatica condivisa, di traguardi raggiunti. Affidiamo i tanti – troppi – saveriani defunti, insieme ai loro familiari e amici, alla nostra preghiera.



Logo saveriani
Sito in costruzione

Portale Unico dei Saveriani in Italia

Stiamo finalizando la nuova versione del portale

Saremmo online questa estate!

Ti aspettiamo...

Versione precedente del sito