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QUANDO I VALORI SPIRITUALI SI ALLONTANANO DA QUELLI MESSIANICI…

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14 E Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne tornò in Galilea; e la sua fama si sparse per tutta la contrada circonvicina. 15 E insegnava nelle loro sinagoghe, glorificato da tutti. 16 E venne a Nazareth, dov’era stato allevato; e com’era solito, entrò in giorno di sabato nella sinagoga, e alzatosi per leggere, 17 gli fu dato il libro del profeta Isaia; e aperto il libro trovò quel passo dov’era scritto: 18 Lo Spirito del Signore è sopra me; per questo egli mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato a bandir liberazione ai prigionieri, ed ai ciechi ricupero della vista; a rimettere in libertà gli oppressi, 19 e a predicare l’anno accettevole del Signore.
20 Poi, chiuso il libro e resolo all’inserviente, si pose a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi in lui. 21 Ed egli prese a dir loro: Oggi, s’è adempiuta questa scrittura, e voi l’udite.

Il brano di Luca parla dell’inizio della missione di Gesù. Anzi, Luca fissa proprio il momento in cui Gesù si proclama Cristo, Messia, colui che il popolo d’Israele aspettava da sempre. Nella sinagoga di Nazareth Gesù si rivolge alla profezia del Terzo Isaia: “Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore…” (61,1-3).

Sappiamo dai Vangeli che Gesù, nei primi tempi del suo cammino, cercava di evitare d’essere scoperto come il Cristo, Figlio del Dio d’Israele; non voleva che i miracoli da lui compiuti fossero divulgati, diventassero il tema delle chiacchiere delle folle; spesso proibiva ai discepoli di raccontare delle sue guarigioni e risurrezioni.

Preferiva attribuire a se stesso il titolo messianico: Figlio dell’Uomo.

Fino agli ultimi giorni della sua vita terrena il punto centrale della sua missione in mezzo alla gente fu il suo ruolo messianico, con un forte accento sul fare il bene, liberando dalle malattie, portando e manifestando un amore visibile, concreto.

Nel brano di Luca Gesù, leggendo il libro di Isaia, insiste proprio sul carattere sociale, come diciamo oggi, sull’indole umanitaria della sua vocazione e proprio per questo è unto dallo Spirito.

A mio modo di vedere, nella storia del cristianesimo – storico –, lo Spirito del Signore e diventato spesso un valore in sé, il supremo valore religioso, staccato dalla vita e dall’azione umana. Così si sono sviluppate le confessioni che s’oppongono le une alle altre, dove il contenuto spirituale si è allontanato da quello messianico.

Il contenuto spirituale, dogmatico, liturgico, rituale è diventato così il tesoro più prezioso di ogni Chiesa. E sappiamo bene, come dice Gesù nello stesso Vangelo di Luca, che dov’è il nostro tesoro sarà anche il nostro cuore.

I nostri tesori sono divisi, così come i nostri cuori.

Oggi forse non sempre così divisi a livello di rapporti umani – grazie allo sforzo o slancio ecumenico –, ma a livello del rapporto più intimo, più profondo, con Dio. Chiediamoci perché.

Tornando al nostro brano, spesso intendiamo “lo Spirito del Signore è su di me” come se noi stessimo dalla parte dello Spirito di Dio. Ogni comunità religiosa proclama “lo Spirito del Signore è su di me”, di solito senza leggere il resto, senza toccare il nucleo, il cuore del messaggio, che finisce con l’annuncio dell’anno di grazia del Signore, della misericordia, della riconciliazione.

Anno misericordioso che viene ogni capodanno, ogni giorno, ogni festa ecclesiale. Anno di grazia che porta con sé sempre un invito ad entrare nel tempo della comunione, un compito da svolgere, un rimprovero alla durezza dei nostri cuori o alla nostra lentezza. Non credo che dobbiamo pentirci per la fedeltà alle nostre Sacre Tradizioni costruite e custodite da secoli che sono il tesoro di ogni comunità.

Ma per essere davvero fedeli allo Spirito della profezia di Gesù, che in Luca si proclama il Cristo, Messia, nostro Salvatore, siamo chiamati a scoprire nel profeta Gesù – Pantocrator,  seconda persona della SS.ma Trinità – quel Cristo iniziale in cui la Parola proclamata nella sinagoga di Nazareth si è finalmente compiuta (in Cristo lo spirituale coincide con il messianico).



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