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OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLA GUERRA E PECCATI DI OMISSIONE

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Lo scorso 24 maggio – data significativa per la retorica bellica –, Movimento Nonviolento, Pax Christi e Missione Oggi hanno promosso, presso i Missionari Saveriani di Brescia, l’incontro “Obiezione di coscienza alla guerra”, alla presenza di don Renato Sacco e Mao Valpiana, coordinati da Flavio Marcolini. Un incontro per fare il punto sulla situazione in Ucraina e ribadire il proprio no alla guerra confrontandosi senza sconti con quell’idea di nonviolenza che, soprattutto in via preventiva, esigerebbe un lavoro per l’individuazione dei conflitti internazionali prima che degenerino in conflitti armati e un impegno affinché la comunità nazionale, europea ed internazionale, si doti degli strumenti necessari a fronteggiare situazioni come quella ucraina, fuori dall’imperante idea del ricorso alle armi e al loro uso sul campo.

Domande come “Cosa sta succedendo davvero in Ucraina?”, “Qualcuno sta lavorando realmente – e come – per la pace?”, “Cosa potremmo fare per obiettare alla guerra?”, sono state l’ordito in cui intessere una riflessione che ha riguardato in generale la guerra, il ruolo dell’Europa e il Movimento per la pace. A partire dalla propaganda e dalla polarizzazione intrinseca in ogni guerra (ne avevamo avuto particolare contezza durante la guerra del Golfo, per cui ad ogni contestazione risuonava il leit motiv “Allora sei con Saddam”), e dall’enorme potenziale economico liberato da ogni conflitto armato, la riflessione ha portato a precisare che bisogna continuare a studiare e cercare di capire, ascoltare le vittime, avviare ricerche, perché non esistono soluzioni universali, e ogni guerra ne richiede di nuove, adatte per quella particolare situazione.

Esistono tuttavia alcune premesse necessarie. La prima richiama una metafora sanitaria, per cui la salute va promossa dalla prevenzione alla chirurgia d’urgenza. La stessa cosa dovrebbe essere applicabile per garantire possibilità di coesistenza pacifica tra Stati, popoli, regioni. L’agire nonviolento si colloca prioritariamente a livello preventivo, ma richiede, proprio in questa fase, anche la costruzione di strumenti e possibilità specifiche di intervento qualora la situazione degeneri. Ma cos’è stato fatto dall’Europa e dal Movimento per la pace se sono passati almeno 30 anni da quando Alex Langer chiedeva l’istituzione dei “Corpi civili di pace”? Non quelli pur encomiabili di “Operazione Colomba” o altre Ong analoghe, ma corpi finanziati dagli Stati, a disposizione dell’Onu, per interventi difficili e pericolosi ma capaci di contrapporsi con strumenti realmente antagonisti alla logica della guerra. Di cui oggi non vi è traccia e che il Movimento per la pace non è stato capace di chiedere con la tenacia e la perseveranza che azioni di questo tipo necessitano. Che nella situazione ucraina, paragonabile alla chirurgia d’urgenza, avrebbero consentito di intervenire.

Questa guerra poi, oltre alle vittime e ai danni incalcolabili, ha anche ridato vigore al concetto di “guerra giusta”, ha consentito il superamento della Legge 185, che vieta la vendita di armi ai paesi belligeranti, ha impresso una nuova accelerata alla produzione armiera (le azioni di “Leonardo” sono cresciute del 30 per cento) e sta legittimando l’idea che siano non le azioni in sé, ma chi le fa a determinare se siano giuste o sbagliate (perché non erano un problema le bombe al fosforo bianco lanciate su Falluja e lo sono quelle utilizzate da Putin?) andando così in senso nettamente contrario a ciò che sarebbe necessario alla pace. Questa guerra però, a ben guardare, ci fa vedere anche i nostri “peccati di omissione”.

Tuttavia, oltre a riprendere seriamente alcune campagne, c’è qualcosa che possiamo fare anche nell’urgenza: ascoltare le istanze e le richieste di verità dei Movimenti pacifisti ucraini e russi, fare pressione sul nostro governo affinché riconosca l’asilo politico agli obiettori ucraini, sottoscrivere la propria obiezione di coscienza al servizio militare (di fatto la leva obbligatoria è stata solo sospesa) come obiezione di coscienza alla guerra. Lo si può fare concretamente, così come avere maggiori informazioni sulla campagna, tramite il format nel sito www.azionenonviolenta.it



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