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LA SVOLTA, L'ATTACCO ALLE MINORANZE

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Intervista al Superiore regionale dei missionari saveriani, Giacomo Gobbi.

  • Da: Avvenire del 05/07/2016.

"Adesso anche noi ci sentiamo meno sicuri. Quanto successo venerdì scorso ha portato tragicamente all'estremo una strategia terroristica di cui si avevano avuto le avvisaglie con l'uccisione del connazionale Cesare Tavella il 28 settembre 2015, del giapponese Kunio Hoshi la settimana successiva e il ferimento del missionario italiano Piero Parolari il 18 novembre. Ora siamo necessariamente più guardinghi», sottolinea padre Giacomo Gobbi, Superiore regionale dei missionari saveriani in Bangladesh e da 36 anni nel Paese asiatico.

Vi è quindi la percezione di un maggiore rischio terroristico?

La sensazione è che queste azioni siano in sintonia con lo stile del Daesh, più che con la tradizione dalla militanza islamista locale. Che questo sia dovuto a un cambio di azione dell'opposizione locale oppure a un coinvolgimento di forze esterne, difficile dire. Quello che è chiaro invece è che da attacchi mirati verso blogger, intellettuali e attivisti contrari all'islam integralista, si è passati alle violenze contro membri delle minoranze religiose (cristiani, indù, buddhisti, come pure musulmani sufi, sciiti) e ora contro gli stranieri. Sicuramente non fatti isolati, forse parte di una strategia.

Sul piano della sicurezza per gli stranieri c'è una qualche evoluzione?

Noi siamo a Khulna (nel Sud del Paese), in una zona più "calma" negli ultimi tempi, anche per l'azione repressiva delle autorità contro i gruppi politici di ispirazione religiosa. In altre regioni i rischi possono essere maggiori. La durezza del governo contro gli estremisti è positivo complessivamente sul piano della sicurezza ma rischia di provocare anche reazioni. Forse anche rappresaglie nei nostri confronti. Per questo siamo protetti dalle forze di sicurezza.

Come reagisce il governo di Dacca alla sfida dell'islamismo radicale?

L'impegno è selettivo. Da un lato il governo non può colpire con eccessiva durezza i gruppi ritenuti sostenitori o fiancheggiatori della militanza, data una maggioranza di popolazione musulmana di cui teme la reazione. Dall'altro, è cosciente che in caso di ulteriore aggravamento della situazione, vi è il concreto timore di vedere svanire gli investimenti dall'estero, di un blocco della cooperazione internazionale.

E maggiori rischi anche per voi missionari?

Posso dire che dopo il recente evento terroristico è aumentata l'ansia anche per noi, spesso "incoscienti'' nel nostro lavoro. La protezione della polizia, sicuramente utile, ostacola però anche la nostra libertà di azione. Noi italiani di Khulna ci incontreremo per condividere informazioni e impressioni. Sono soprattutto le missioni a subire la tensione psicologica: per ora le autorità non hanno fatto pressione perché cambiassimo i nostri comportamenti, ci invitano però alla prudenza.



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