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IN RICORDO DI LAURA NOVATI
di Marino Ruzzenenti
Brescia, 8 gennaio 2022

Ho conosciuto Laura nel periodo più esaltante della seconda metà del secolo scorso, tra fine anni Sessanta e inizi Settanta, nel sindacato scuola della Cgil: io, maestro elementare, “piccolo burocrate” del gruppo dirigente sindacale, lei, professoressa al liceo Calini, esponente del gruppo degli “intellettuali”, riconosciuti all’epoca come l’anima critica e più innovativa della vita culturale cittadina. 

Era la temperie segnata profondamente dal Sessantotto studentesco e dal Sessantanove operaio. Il rinnovamento della scuola, all’insegna di grandi maestri come Don Lorenzo Milani e Mario Lodi, era al centro del dibattito culturale e sociale del paese: superare il classismo e l’autoritarismo della vecchia istituzione di stampo gentiliano, per un sistema formativo realmente democratico, luogo fondamentale per l’emancipazione e liberazione delle classi subalterne, era il sogno che ci animava. Laura vi partecipava con il tratto distintivo che, a mio parere, ha poi sempre caratterizzato il suo straordinario impegno culturale e sociale: per aprire al popolo le istituzioni formative e culturali non ci si doveva assolutamente rassegnare ad uno scadimento del livello qualitativo, anzi l’obiettivo doveva essere quello di offrire a tutti, a prescindere dalle diverse condizioni sociali, la possibilità di accedere ad una cultura davvero alta, fatta di curiosità e interesse insaziabile per le conoscenze condotte in profondità, per comprendere criticamente la società, sondare l’animo umano, acquisire un rigoroso metodo di studio e di ricerca scientifica, apprezzare la bellezza della natura e di tutte le arti creative. Con un assoluto rigore morale e disinteresse personale e un’attenzione mai venuta meno agli oppressi e agli esclusi di qualsiasi latitudine. 

Laura, questa missione l’ha portata avanti per tutta la vita, con un’infaticabile energia e determinazione, sia come insegnante ed operatrice culturale nella nostra città, fino al 1983, sia come curatrice editoriale, scrittrice, traduttrice per diverse case editrici a Milano, fino a poco tempo fa, quando è ritornata, prima saltuariamente e poi stabilmente, a Brescia, impegnandosi nella Fondazione Luigi Micheletti e in Missione Oggi, due realtà molto diverse, ma con il tratto in comune di traguardare l’ambito locale con una riflessione sul tormentato mondo attuale pensosa, libera, critica e sensibile alle istanze di chi soffre, esseri umani e viventi tutti. E non a caso Laura ha trovato in queste realtà, in certo modo “anomale”, la sua nuova casa ospitale, in sintonia con il suo animo. 

A noi di Missione Oggi ha offerto con gratuità e passione, le sue doti di promotrice di eventi, di spettacoli teatrali e dell’indimenticabile convegno del marzo 2019, Bibbia e letteratura italiana. Un tema centrale nel percorso culturale ed esistenziale di Laura, quello del libro. Anzitutto il Libro per antonomasia, quello del popolo di Dio (Israele) e dei cristiani, ma poi in generale ogni libro, di qualità, s’intende. E la sua casa era come un tempio colmo appunto di libri, portatori di una laica sacralità. Perché il libro, per Laura, nella sua materialità era un deposito fondamentale di conoscenze, una tessera ineludibile di quel complesso e mai finito mosaico che solo poteva aiutarci a comprendere la condizione umana. Una lezione di bruciante attualità e generatrice di salutari interrogativi di fronte alle scorciatoie suggestive dei nuovi media, dei veicoli di infinite informazioni istantanee “usa e getta”, offerte dalle nuove tecnologie, che, forse, mentre avvincono le nostre menti per un attimo, poi scorrono via come l’acqua su un sasso, lasciando nulla o poco più.

In questi ultimi anni ho avuto il privilegio non solo di cooperare con lei, ma anche di godere della sua amicizia e dei suoi preziosi consigli per alcune delle mie ultime pubblicazioni. Frequentandola, le sorprese erano infinite, in qualsiasi campo culturale: la letteratura anzitutto, quella classica, quella moderna, italiana, ma anche germanica, polacca, ebraica e religiosa in generale; e poi il cinema, il teatro, la musica, e tutte le espressioni artistiche... E aveva la sensibilità di condividere la sua ricchezza culturale e spirituale – tutt’altro che una sterile erudizione –, senza farlo pesare, con disinteresse e generosità, semmai stimolandoti ad ulteriori approfondimenti. Insomma con lei ogni incontro era un dono. Ed è questo, soprattutto, che ci manca.

UN RITRATTO DI LAURA NOVATI
di Pietro Gibellini, Corriere della Sera
2 dicembre 2021

Il 1 dicembre è morta Laura Novati. Soffriva da tempo di una malattia che pareva sotto controllo, ma che nelle ultime settimane è riaffiorata con violenza. Ancora il 3 novembre aveva tenuto all’Ateneo di Brescia una lezione su Ezra Pound e Dante: splendida, come sempre le sue, per serietà, originalità e intelligenza. Aveva programmato il concerto, cui non ha potuto partecipare perché in condizioni ormai gravi, che ha avuto luogo il 27 novembre nella chiesa di San Cristo, retta dai padri saveriani, con i quali aveva un rapporto di operosa collaborazione. L’aveva ideato per ricordare, a un anno dalla scomparsa, il fratello Mario, medico colto e franco, generoso e anticonformista. 

Non conosco, tra i suoi e miei coetanei, una figura di intellettuale così completo per vastità di interessi, profondità di cultura e militanza civile. Nata nel 1943, aveva studiato all’Arnaldo, dove fu allieva di Mario Cassa, con cui dialogò a lungo. Frequentò la Cattolica di Milano laureandosi in Lettere; aveva le doti per far carriera in università, ma era attratta da una cultura più vivace ed eclettica. A Brescia fu attiva nel Circolo del cinema, vera palestra di formazione intellettuale, e apprezzata docente al Liceo Calini. Il destino, crudele con lei, le face morire, ancora piccolo, l’unico figlio. Come baricentro del suo impegno scelse Milano: lì diresse il «Giornale delle librerie» e collaborò con molte case editrici, soprattutto con la Libri Scheiwiller, che dopo la morte di Vanni, lei alimentò a lungo con le sue idee e la sua laboriosità. Si prodigò per «Biblia», l’associazione aconfessionale che si batte per la conoscenza della Sacra scrittura. 

Da qualche anno, chiusa la casa di Milano, era tornata a Brescia per essere vicina ai due fratelli e alle loro famiglie. Altri suoi luoghi d’elezione erano la casa avita in Valtellina e il buen retiro estivo di Stromboli. Il suo volto, bello e luminoso, era specchio di un animo fermo e dolce, di un carattere, disposto alla critica franca come alla collaborazione costruttiva. Leggeva molto, senza seguire la voga, e giudicando con spirito libero. Parte della sua ricca e qualificata biblioteca l’ha donata alla Queriniana. M a ciò che lei ha donato sta in gran parte fuori dei libri, letti o scritti: sta nelle tante iniziative promosse e attuate, nelle avvincenti lezioni e conferenze, negli stimoli, nell’aiuto e nell’amicizia elargita a tanti. Bastano alcuni libri a garantirle un posto di prim’ordine nella cultura. Della settantina di volumi da lei scritti o curati, ricordo almeno i più vicini ai miei interessi. Il centoromanzi dell’Ottocento (Rizzoli 1990) non è uno strumento di consultazione, ma una raccolta di densi micro-saggi, ciascuno dei quali offre un’interpretazione originale dei capolavori di quel secolo. La Bibbia di Leopardi (Claudiana 2015) apre uno scenario nuovo e insospettato nella pur nutrita bibliografia critica sul poeta dei Canti. 

La figura cui Laura dedicò uno strenuo e appassionato lavoro fu Vanni Scheiwiller, il più meritevole editore di poesia del Novecento. Da decenni gli studiosi attendevano un catalogo degli innumerevoli e spesso introvabili libri-farfalla, come li chiamò Montale, e Laura riuscì in questa titanica impresa, regalandoci uno strumento davvero prezioso (Unicopli 2013). Realizzò il convegno Vanni Scheiwiller editore milanese, nel ventennale della sua morte (2019), i cui atti sono accessibili in rete. Completava così la revisione del profilo di Vanni da lei avviata aggiungendo all’immagine corrente del raffinato editore di colorati libriccini quella di un intellettuale coraggioso e indipendente. Due epiteti che spettano a pieno titolo anche a Laura Novati. 



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