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HIROSHIMA E NAGASAKI / UNA STORIA CHE CI RIGUARDA

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La storia che ci riguarda – parole, idee e musica contro la guerra e l’incubo del nucleare – è stata narrata martedì 9 agosto nel chiostro di San Cristo, dei Missionari Saveriani di Brescia, in memoria della tragedia di Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945), alla presenza di un’ottantina di partecipanti. È una storia che ci riguarda perché di testate nucleari nel mondo oggi ce ne sono molte di più, molto più potenti, e alcune proprio accanto a noi, nella base Usa/Nato di Ghedi (BS).

Movimento Nonviolento, Pax Christi, Tavola della Pace Franciacorta, Opal e Missionari Saveriani hanno voluto ricordare così quel tragico evento del 1945, con il suono di una sirena antiaerea e la registrazione con le indicazioni date recentemente dal New York City Emergency Management in caso di emergenza nucleare, simulando lo scoppio di una bomba stoccata a Ghedi.

Con un idea di memoria fortemente orientata al presente, alcune testimonianze di sopravvissuti giapponesi sono state lette come se fossero racconti di donne e uomini di paesi limitrofi a Ghedi, immediatamente dopo l’esplosione della testata. Parole dure e drammatiche, come quelle pronunciate successivamente da Piergiulio Biatta, presidente di Opal: “Il raggio di azione entro cui si avvertono gli effetti di una bomba nucleare dipende dal tipo di ordigno... Negli arsenali dei nove paesi possessori mondiali sono presenti oltre 13mila ordigni atomici di cui 1800 sempre pronti all’uso. Sono bombe di diversa portata: da quella tipo Hiroshima di 15 kilotoni, che può estendere il suo raggio di azione fino a 4,52 km, alla W76, in uso negli equipaggi di Usa e Gran Bretagna, che ha invece una potenza di 100 kilotoni e i cui effetti diretti possono essere avvertiti fino a 10 km dal punto dell'esplosione”.

La maggiore bomba nucleare mai costruita si trova nell'arsenale russo: è la Tsar Bomb (chiamata anche Big Ivan), una testata da 100 megatoni, i cui effetti possono essere avvertiti fino a 91 km di distanza. Lo scoppio di una Tsar Bombvaporizzerebbe tutto all'istante nel raggio di 6 km (palla di fuoco), mentre l'onda d'urto moderata (in grado di far crollare buona parte degli edifici) si estenderebbe per 32 km. Si stima che il fall-out di grandi bombe a idrogeno o atomiche di grande portata sarebbe in grado di contaminare il suolo a livelli mortali per gli esseri umani in un raggio di centinaia di chilometri dal luogo dell’esplosione.

Senza sconti anche la testimonianza di Roberto Cammarata, unico rappresentante italiano, insieme a Laura Boldrini, alla Prima Conferenza degli Stati Parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, approvato dall’Onu nel 2017, firmato da 86 paesi e mai ratificato dall’Italia, come da nessuno dei paesi Nato. Alcuni di loro però, come la Germania, hanno partecipato alla Conferenza per lasciar aperto l’ascolto di istanze tanto importanti; non l’ha fatto il nostro paese nonostante la Commissione Esteri della Camera avesse sollecitato la partecipazione. Proprio per questo la lotta dal basso della Campagna “Italia Ripensaci” per la firma del Trattato sull’abolizione delle armi nucleari, che nella nostra provincia vede aumentare ogni anno l’adesione di sindaci quali rappresentanti delle comunità locali, non deve fermarsi, ma proseguire con sempre maggior forza: perché la memoria sia parte viva della storia e la minaccia nucleare, con la sua smisurata capacità di distruzione e morte, sia definitivamente messa al bando.



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