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Nel 50° anniversario del decreto conciliare “Ad gentes”.

“La missione non è proselitismo o mera strategia; la missione fa parte della ‘grammatica’ della fede, è qualcosa di imprescindibile per chi si pone in ascolto della voce dello Spirito che sussurra ‘vieni’ e ‘vai’”. Lo afferma papa Francesco nel Messaggio per l’89ma Giornata Missionaria Mondiale che ricorrerà il 18 ottobre 2015.

Interpellati in prima persona sono i consacrati, cui il papa si rivolge con particolare attenzione nell’Anno della vita consacrata, sottolineando il forte legame sussistente tra la vita consacrata e la missione: “La sequela di Gesù, che ha determinato il sorgere della vita consacrata nella Chiesa, risponde alla chiamata a prendere la croce e andare dietro a Lui, ad imitare la sua dedicazione al Padre e i suoi gesti di servizio e di amore, a perdere la vita per ritrovarla. E poiché tutta l’esistenza di Cristo ha carattere missionario, gli uomini e le donne che lo seguono più da vicino assumono pienamente questo medesimo carattere”.

Ai consacrati il papa chiede di aprirsi maggiormente più coraggiosamente ai laici: “È necessario che i consacrati missionari si aprano sempre più coraggiosamente nei confronti di quanti sono disposti a collaborare con loro, anche per un tempo limitato, per un’esperienza sul campo. Sono fratelli e sorelle che desiderano condividere la vocazione missionaria insita nel battesimo.

Le case e le strutture delle missioni sono luoghi naturali per la loro accoglienza e il loro sostegno umano, spirituale ed apostolico”.

Il Messaggio tiene conto anche del 50° anniversario del decreto conciliare Ad gentes, nella cui genesi grande parte hanno avuto gli Istituti missionari. Il papa spende una parola anche per questi ultimi, afflitti dalla crisi delle vocazioni, affinché non desistano dal proporre la vocazione missionaria: “Ogni tendenza a deflettere da questa vocazione, anche se accompagnata da nobili motivazioni legate alle tante necessità pastorali, ecclesiali o umanitarie, non si accorda con la personale chiamata del Signore a servizio del Vangelo”. E continua: “Negli Istituti missionari i formatori sono chiamati sia ad indicare con chiarezza ed onestà questa prospettiva di vita e di azione, sia ad essere autorevoli nel discernimento di autentiche vocazioni missionarie. Mi rivolgo soprattutto ai giovani, che sono ancora capaci di testimonianze coraggiose e di imprese generose e a volte controcorrente: non lasciatevi rubare il sogno di una missione vera, di una sequela di Gesù che implichi il dono totale di sé. Nel segreto della vostra coscienza, domandatevi quale sia la ragione per cui avete scelto la vita religiosa missionaria e misurate la disponibilità ad accettarla per quello che è: un dono d’amore al servizio dell’annuncio del Vangelo, ricordando che, prima di essere un bisogno per coloro che non lo conoscono, l’annuncio del Vangelo è una necessità per chi ama il Maestro”.

Sulla scia dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, Francesco continua a tracciare la sua road map per la missione evangelizzatrice della Chiesa verso le grandi periferie del mondo.



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