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GENOVA 2001-2021 / “VOI G8, NOI 6 MILIARDI”

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Iniziò con questa consapevolezza l’esperienza del GSF (Genoa Social Forum), insieme ad un’affermazione tanto semplice quanto rivoluzionaria: “Un altro mondo è possibile”. Le giornate di Genova del luglio 2001 furono infatti caratterizzate dalla lotta e dall’impegno per una diversa globalizzazione, quella dei diritti umani e di tutto il creato. Si aprirono con la manifestazione dei migranti, quasi a rappresentare l’arcipelago di mondi e di colori confluiti anche nel GSF, pronto a sfidare i grandi della terra. Ne uscimmo con le ossa rotte, purtroppo non metaforicamente.

Ma oggi a Genova, a 20 anni di distanza, siamo ancora in molti. Per ricordare una repressione feroce e inimmaginabile che ancora oggi non vede giustizia (e sempre più lontana una profonda riforma delle forze dell’ordine), ma con lo sguardo rivolto al futuro, perché se 20 anni fa un mondo diverso era possibile, oggi è necessario e imprescindibile. Reso ancora più evidente, per chi ostinatamente vuole continuare a vedere, dalla pandemia da Covid-19 che in queste giornate di commemorazione a Genova tutti chiamano “sindemia”, coniugando aspetti sanitari con quelli sociali ed economici.

É da qui che si è provati a ripartire, dalla consapevolezza che “voi la malattia… noi la cura”. Moltissimi gli interventi che si sono susseguiti nella giornata del 19 luglio, per ritessere reti in vista di un autunno che si prospetta acceso e dirompente, a partire dalle centinaia di licenziamenti tramite mail di questi giorni fino alle molteplici varianti di Covid-19 che dovremo continuare a fronteggiare per l’impossibilità di troppi di accedere ai vaccini.

Ci aspetta il difficile compito di riconnettere visioni e impegni in campi differenti, di ricordare che è stato ed è possibile, che da quell’esperienza sono nati frutti importanti come la vittoria del referendum sull’acqua pubblica. Ma anche sapendo che si va verso un modello molto più radicale nelle diseguaglianze e violento nel mantenerle, e che la costruzione della società della cura può esserne un antidoto, anche se non indolore. 

C’è un’immagine che credo riassuma tutto questo: potente, essenziale, irriducibilmente orientata al futuro pur nella drammaticità della morte. È quella scritta che apparve il 21 luglio 2001 in piazza Alimonda e che è li ancora oggi, scolpita nella pietra: Carlo Giuliani, ragazzo.

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