Il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba, annunciato in contemporanea da Barack Obama e Raul Castro, apre un nuovo capitolo nei rapporti non solo tra la prima potenza mondiale e l’isola caraibica, ma tra le due Americhe.
Certo resta in vigore il cinquantennale embargo, che la maggioranza repubblicana al Congresso non sembra intenzionata a rimuovere, ma la decisione del presidente statunitense di cancellare Cuba dalla lista dei paesi che sostengono il terrorismo, agevolare i legami bilaterali nel settore delle telecomunicazioni, allentare le restrizioni in materia finanziaria e nella concessione dei visti di soggiorno, e soprattutto la dichiarata volontà di superare “un approccio fuori dal tempo che per decine di anni ha fallito nel difendere i nostri interessi”, fanno pensare a una vera “svolta”.
Entrambi i capi di Stato hanno anche ringraziato Papa Francesco per il ruolo ricoperto nel riavvicinamento tra Washington e L’Avana, che la Santa Sede ha salutato con “vivo compiacimento” impegnandosi ad “assicurare il proprio appoggio alle iniziative che le due nazioni intraprenderanno per incrementare le relazioni bilaterali e favorire il benessere dei rispettivi cittadini”, mentre la Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba si è detta grata
“che nuovi orizzonti di speranza illuminino le vite del popolo cubano, poiché la distensione e le buone relazioni tra i popoli sono il fondamento di un futuro promettente”.