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CONGO RD / LE DENUNCE DEI VESCOVI DEL KIVU

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I vescovi della provincia ecclesiastica del Kivu, nel loro messaggio del 20 maggio 2018, allertano i congolesi e la comunità internazionale su alcune inquietudini, che rischiano di peggiorare una situazione già deteriorata e che diventano altrettante denunce.

La prima denuncia riguarda i tentativi di smembramento della provincia del Nord-Kivu con una logica secessionista, sviluppando lo spirito tribale, di divisione ed esclusione. Coltivare queste logiche, secondo i vescovi, potrebbe riattizzare rivalità interetniche, che nel passato erano già degenerate in operazioni di pulizia etnica e crimini contro l’umanità, con violenze e atrocità indicibili. I vescovi denunciano questa strategia, come espediente per mantenere il potere.

La seconda ha a che vedere con l’incuria generale nella gestione della cosa pubblica. La politica economica è sempre più estroversa, a favore di gruppi economici stranieri, contro gli interessi congolesi. I minerali sono saccheggiati dalla concorrenza sleale di compagnie estere, sostenuta proprio da chi dovrebbe proteggere l’interesse nazionale. Una fiscalità asfissiante colpisce i prodotti nazionali scoraggiando le imprese nazionali a favore di quelle straniere. Una conseguenza è l’impennata dei prezzi e l’impoverimento ulteriore della popolazione.

La terza sottolinea l’assenza totale dello Stato con riferimento al processo di censimento dei cittadini,  al fine di ottenere delle statistiche che aiutino a prendere delle decisioni conformi alla reale entità della popolazione. I vescovi si domandano se questo modo di procedere non faccia parte di una strategia che permette l’insediamento di popolazioni, di cui non si conosce la provenienza, per esempio nel parco nazionale Virunga, in via di deforestazione.

La quarta riguarda la svendita delle risorse naturali del paese, come terre, miniere, pozzi di petrolio, proprio da parte di chi dirige il paese, che dovrebbe custodire il patrimonio nazionale e non invece venderlo.

La quinta evidenzia l’insicurezza dovuta al terrore provocato da gruppi armati e bande criminali presenti sul territorio. L’assenza dell’autorità politica fa pensare che questo terrore sia il modo adottato da chi governa il paese per gestire il potere.

Di fronte a questa situazione, i vescovi del Kivu interpellano, per l’ennesima volta, le autorità, parafrasando il profeta Geremia (5,21): “Hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono. Possono ancora sperare? Possono ancora contare sui dirigenti?”. Ciò non significa, secondo i vescovi, che bisogna cedere al fatalismo. Il messaggio dei vescovi del Kivu si conclude con un certo numero di raccomandazioni. La più importate riguarda la vigilanza della popolazione, per fugare ogni piano oscuro che vada contro l’interesse nazionale. Sono denunce e riflessioni che, seppure provenienti da una delle province ecclesiastiche più martoriate del paese – quella del Kivu, che comprende Nord-Kivu, Sud-Kivu e Maniema –, si possono applicare anche al resto del paese.



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