Indigna profondamente, ma non sbalordisce la notizia che la stragrande maggioranza (tutti meno uno, pare) dei carabinieri di un’intera caserma di Piacenza siano finiti in un procedimento penale per i reati di tortura, traffico di stupefacenti, falsità ideologica, peculato, lesioni e altro ancora. Colpisce di più che sia stata messa sotto sequestro tutta una caserma e che, almeno al fine dello svolgimento delle indagini, siano stati rimossi gli anelli più elevati della catena di comando e sia stato coinvolto un altro corpo inquirente, la Guardia di finanza.
Vale a dire che l’elemento di novità non è quanto accaduto all’interno della caserma, ma un po' più di disponibilità a non chiudere gli occhi e a far luce su quanto accaduto, andando forse un po' oltre a quell’affermazione, assolutamente irricevibile e inascoltabile, della presenza di qualche mela marcia in un cesto di mele sane.
Il problema di chi gestisce l’“ordine pubblico” – immagine che andrebbe ampiamente rivista – è problema serio e, a dispetto di quanto dichiarato dal sottosegretario alla difesa, è problema culturale e non di pene esemplari da commisurare (altra idea da rideclinare).
Perché è estremamente delicato il tema dell’uso delle armi, della forza e del potere così come del controllo verso chi lo esercita, ed è inevitabilmente avviato verso derive pericolose e criminali se accompagnato a condizioni di impunità e ad uno spirito di corpo disposto a coprire le peggio nefandezze, se permeato da logiche militari per cui l’altro è il nemico o da logiche malavitose per cui l’altro è irrilevante e sacrificabile ai propri fini, se l’idea di democrazia e partecipazione è sempre più evanescente e spesso simulacro asservito a chi il potere lo detiene davvero.
L’abbiamo visto tante volte, dal G8 di Genova alla morte di Stefano Cucchi, fino a quell’orribile pratica che vede troppo spesso l’uso della violenza come normale all’interno di carceri e caserme. Lo abbiamo visto particolarmente come abuso verso chi è più fragile, più povero, solo o straniero. E lo vediamo da tempo, perché alla notizia del sequestro della caserma di Piacenza si è fatto vivido il ricordo di quel dossier di “Missione Oggi” del gennaio 2008, “Soldati o poliziotti?”, a cui volentieri vi rimandiamo (download a seguire). Certo, il tema odierno è più ampio e articolato, ma rileggere quelle pagine anche a 12 anni di distanza pare particolarmente utile e attuale.