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Solo con l'altro

Solo con l'altro

Durante l’estate noi studenti saveriani di Parma viviamo delle esperienze di animazione nei campi estivi in giro per l’Italia.

Quella che vi racconto in quest’articolo è l’esperienza del campo missionario diocesano di Fano (nelle Marche). Un’iniziativa che va avanti da ben 38 anni e che ha costruito una ricca ed intensa tradizione. Molti saveriani, ora in giro per il mondo, hanno avuto l’occasione di potervi partecipare, soprattutto durante il periodo del loro noviziato ad Ancona.

Si tratta di un campo itinerante: alloggiavamo presso una struttura nella collina di Fossombrone e ogni mattina salivamo sui cinque pulmini carichi di giovani e partivamo all’avventura che quella giornata ci presentava. Giunti nelle parrocchie che ci accoglievano, tutta la mattinata era dedicata alla raccolta dei generi alimentari a lunga conservazione, destinati alla Caritas parrocchiale. Il pomeriggio invece era dedicato alla formazione che veniva curata da noi saveriani. Alla sera, i ragazzi che partecipavano al campo, animavano il paesino che ci accoglieva con una festa divertente e coinvolgente, con canti, balli e giochi anche per i più piccoli, oltre ad una testimonianza missionaria per trasmettere lo spirito del campo a chi non aveva avuto la possibilità e la fortuna di partecipare.

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Il tema scelto è stato “Solo con l’altro” che può significare tre cose: solo con l’altro è possibile realizzare e vivere in pienezza la vita; ma per far questo bisogna conoscere a fondo se stessi, accettare i propri limiti e mettere a disposizione i propri doni e dunque è necessario stare da soli con se stessi per vivere con l’altro; tuttavia per poter raggiungere questa conoscenza di sé bisogna mettersi soli con l’Altro (con l’”A” maiuscola), perché solo Lui ci accoglie e ci ama per quelli che siamo realmente.

Personalmente in questi anni ho avuto occasione di vivere tanti campi missionari e posso dire che ciascun campo è un’avventura unica perché uniche sono le persone che vi partecipano. Può rimanere uguale il “format” ma l’essenza del campo è sempre diversa. Si tratta di un tempo speciale, unico, dove si sperimenta la gioia di camminare insieme con persone mai viste prima.

Molti giovani nella condivisione finale dicevano proprio questo: “dopo solo una settimana mi sembrava di stare insieme a persone che conoscevo da una vita ed in realtà non avevo mai visto prima dell’inizio di questo campo”. Ma come dicono bene gli organizzatori: “Il campo inizia quando finisce”, cioè lo spirito del campo deve rimanere vivo nella quotidianità, bisogna portare a casa lo spirito del campo per non vivere con superficialità le nostre giornate ma piuttosto la gioia sperimentata in questi giorni ci aiuta a vedere con fiducia e speranza le nostre relazioni ed il nostro futuro.


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Pubblicato
22 Luglio 2018
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