SONO TORNATO STANCO MA RISTORATO, GRATO ED ENTUSIASTA.
Il gruppo di adolescenti formatosi a Vietri quest’estate si è ritrovato a Salerno! Quattro giorni di convivenza presso l’Istituto di via Acquaviva, dal 27 al 30 dicembre, guidati da giovani animatori e dai religiosi saveriani!
Il tema scelto, “Si-curo insieme”, che racchiude i concetti di cura - dell’altro, di se stessi, del sé attraverso la cura dell’altro - e di sicurezza nello stare insieme, è stato affrontato in un percorso che, partendo dalla solitudine dell’”io”, è giunto all’incontro con l’altro, fino alla formazione di un “noi” sempre più grande.
Tra preghiera e svago, “Just dance” e pensieri di Etty Hillesum, luci d’artista e anche un’oretta dedicata ai compiti delle vacanze, è stato spesso chiesto ai ragazzi, per esprimere i contenuti, di recitare: quale mezzo migliore del teatro per uscire dal proprio guscio?
Sono stati così rappresentati il testo della canzone “Coraline” dei Maneskin e alcune scene del romanzo Assario dell’animatrice Maria Teresa, che ci ha anche raccontato di come divengano più leggeri i pesi delle nostre difficoltà se condivisi con gli altri e con Gesù. Leggiamo infatti nel Vangelo di Matteo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.” (Mt. 11,28).
Nel condividere le riflessioni, abbiamo notato con piacere che i ragazzi sono diventati più espansivi ed estroversi dal campo di Vietri.
Rispetto a quell’esperienza, stavolta ci siamo cimentati anche in attività di servizio: svolgere le faccende domestiche, aiutare le suore di Casa Nazareth con i pasti per i poveri, sistemare i libri nella biblioteca dell’Istituto può stancare, ma offre la gioia dello stare insieme e rinnova la consapevolezza che non siamo padroni del mondo, ma custodi e, in quanto tali, siamo chiamati a prenderci cura dell’ambiente.
Riguardo, poi, alla cura dell’altro, alcuni ragazzi che ad agosto hanno vissuto un’esperienza missionaria di tre settimane in Thailandia con padre Pandri e padre Alex ci hanno donato la loro toccante testimonianza. Ci hanno insegnato che, nel partire per una terra straniera, ciò che spaventa e frena non è la lontananza fisica, culturale o ambientale, bensì la relazione con le persone: com’è emerso dagli interventi dei ragazzi, l’altro è “imprevisto” e “mistero”; tuttavia, la prima emozione che si prova nell’incontro con l’altro non è mai la paura, ma il desiderio di farsi prossimi, ed è solo nel “noi” che l’”io” trova pienezza: così ci insegna la storia di Giuseppe che ha riabbracciato i fratelli che lo volevano uccidere, o la stessa realtà di Dio, che è Uno e Trino.
Dinanzi alla vitalità di chi è stato in Thailandia, mi sovvengono le parole de “Il mondo che vorrei”, una canzone che abbiamo ascoltato: “Come si fa a rimanere qui immobili?” L’altro, da fonte di timore, diventa scopo e necessità.
Mi pare impossibile che il profeta Giona abbia opposto resistenza alla chiamata di Dio, ora che mi tornano in mente anche le parole della Christus vivit: “’Per chi sono io?’. Tu sei per Dio, senza dubbio. Ma Lui ha voluto che tu sia anche per gli altri, e ha posto in te molte qualità, inclinazioni, doni e carismi che non sono per te, ma per gli altri.”
Sono tornato a casa fisicamente stanco – è la mia prima esperienza da animatore! – ma ristorato, grato ed entusiasta nello spirito: per tutti i ricordi che ho collezionato, sento che in tre giorni ho compiuto il cammino personale di un anno intero.