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Viaggio in Bangladesh, atto terzo

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È la terza volta che vado in Bangladesh a trovare p. Enzo Valoti. Questa volta sono stato accompagnato da mia sorella Mariuccia e dalle nipoti Paola e Simona. A Dhaka abbiamo incontrato p. Alfio Coni, che ci ha accolto con grande ospitalità. Abbiamo conosciuto anche altri saveriani che si trovavano lì di passaggio.

Una tazza di tè e una banana

Dopo pranzo abbiamo fatto una passeggiata in città e il primo impatto è stato forte: marciapiedi gremiti di venditori ambulanti con merce di ogni tipo e mendicanti che chiedono elemosina nell'indifferenza dei passanti. Padre Enzo aveva preparato un programma denso di visite e spostamenti. Il mattino seguente siamo partiti per Satkhira, la missione dove lui lavora. Siamo arrivati verso sera, dopo otto ore di viaggio avventuroso. Non ho visto grandi cambiamenti rispetto al 1982. La sorpresa è stata per i cento ragazzi, arrivati all'orfanatrofio per iniziare il nuovo anno scolastico: hanno trovato una nuova torre di tre piani, con servizi igienici e docce in abbondanza. Il problema è saldare il debito; ma - come dice p. Enzo - "c'è sempre la Provvidenza".

Il giorno dopo siamo partiti per un villaggio dove vive p. Luigi Paggi. A Borodol abbiamo incontrato p. Antonio Germano e i 60 ragazzi di diversa età e religione della sua scuola. A Baghachara abbiamo trovato p. Gabriele Spiga che gestisce una cooperativa-laboratorio per disabili. Naturalmente in ogni villaggio siamo accolti con tanta curiosità dai ragazzi. Un tè e una banana non mancano mai. Al ritorno, abbiamo visitato suor Filomena che lavora in Bangladesh da 35 anni e dirige un gruppo di donne che ricamano tovaglie e tessuti.

Miseria e dignità

Domenica 24 gennaio p. Enzo ha celebrato la Messa nel villaggio di Senergharti, dove 27 anni prima aveva celebrato il matrimonio di suo fratello Mino con Anna. Grandi preparativi e accoglienza straordinaria. Dopo la Messa siamo stati trascinati dagli abitanti per i sentieri del villaggio. Tutti hanno voluto mostrarci la loro abitazione: una vera processione, ma quanta miseria! Tuttavia la gente vive con serenità e dignità. Abbiamo constatato personalmente quanta differenza ci sia ancora tra il nostro e il loro livello di vita. A Khulna abbiamo incontrato il vescovo e visitato l'ospedale, dove a turno operano medici provenienti dall'Italia.

Al termine dell'avventura, siamo tornati a Dhaka. Dopo la Messa, c'è stato ancora il tempo per un'ultima camminata con p. Arduino Rossi. Quante sorprese, quante emozioni, quanta povertà, ma anche quanta serenità e gioia di vivere la gente bengalese ci ha trasmesso.

Certamente non potremo dimenticare il sorriso dei bambini e l'accoglienza ricevuta in ogni villaggio.



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