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Venite a vedere dove nasce Gesù, Natale 2002

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Alcuni Magi giunsero dall’oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov’è il re dei Giudei che è nato. Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,1-2).

Giunto dall’occidente in Bangladesh mi sono domandato e mi domando: "Dov’è Gesù che è nato? Ho visto la sua stella ancora quando ero bambino e sono venuto per adorarlo".

E ho visto Gesù nascere in tanti umili tuguri che mi hanno fatto vedere al vivo la stalla e la mangiatoia dei Betlemme. Non trovo differenza tra il posto dove nascono la maggior parte dei bambini bengalesi e il rifugio degli animali a Betlemme.

Andrea e Filippo domandarono a Gesù: "Rabbi, dove abiti?" Disse loro: "Venite e vedete". Andarono dunque e videro dove abitava e si fermarono presso di lui (Gv 1,38-39).

Venite in Bangladesh e io vi farò vedere dove Gesù nasce oggi, dove Gesù nascerà quest’anno a Natale; e fermatevi per vedere dove egli abita.

Dentro la capanna di Ceril, musulmana, sono stato chiamato per ripararmi dall’acqua della stagione delle piogge, che scendeva a catinelle. Ripararmi per modo di dire, perché era l’ombrello più che la capanna che mi difendeva dalla pioggia; e Ceril, studentessa, che aiutiamo negli studi, riparava i suoi libri dall’acqua dentro a cartocci di cellofan. Qui sembra che puzzi persino l’acqua della pioggia che scende dall’alto; e i miei piedi, pur sotto la capanna, sono dentro la melma. Suo padre, infermo da qualche anno, è steso a terra, meglio sul fango.

Mi sono messo in silenzio e mi vene in mente che "mentre tutto era in silenzio, il Verbo divino si è fatto carne!" Dentro di me ho sentito un grido: Dio mio! Qui Gesù è nato ed io non lo sapevo!

La mamma cristiana di Sucitra abita in una veranda di una capanna di bambù e foglie, di 4 metri per 2½, aperta ai quattro venti. E qui c’è tutto: per dormire, per vivere, per cucinare, per mangiare, per muoversi.

"Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo" (Mt 8,20). Lì nasce Gesù, dove i figli di Dio non hanno dove posare il capo.

La vedova indù e i suoi due bambini che, rigettata dai suoi, vaga in cerca di un rifugio, perché "venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolta" (Gv 1,11). Eppure nel loro vagabondare, soprattutto nel loro cuore nascerà Gesù.

Gesù oggi con la bocca dei poveri grida: "Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore, al dolore che ora mi tormenta!" (Lam 1,12).

Se parliamo di flagellazione, del tormento del Figlio dell’uomo, qui in Bangladesh, dove la gente, a secondo delle stagioni, è sferzata dal sole cocente, dalla pioggia, dal freddo, ed in ogni stagione sferzata dai prepotenti, dalla fame e dalla malattia, non è difficile scoprire il dolore ed il tormento della capanna di Betlemme dove Gesù è nato ed oggi nasce.

P. Marino Rigon
saveriano in Bangladesh



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