Una missione da fare al massimo
Nell’Eucaristia con la comunità birmana locale, prima della celebrazione le ragazze ci hanno truccate con i colori della bellezza e pulizia del viso della loro cultura. Ci hanno dipinto le gote e il naso di un tenue colore giallo, che risalta meno sulle nostre pelli più chiare, ma che è subito visibile sui loro toni ambrati. Qui si vede che la Messa è un momento di unione e gioia (Eleonora Murero).
Lungo la strada vediamo dei villaggi in cui i tetti delle case si confondono con la vegetazione. Passiamo davanti a un campo profughi sorvegliato dai militari, in cui è concesso entrare esclusivamente a padre Mattia. E ai profughi non è concesso uscire. Sono lì da anni, ci spiega p. Alex. Come riescono a vivere chiusi lì, confinati tra i muri di quel campo? (Maria Teresa Montuori).
Ci sediamo in cerchio, preghiamo, riuniti nella cappellina dei missionari saveriani. I giorni trascorsi insieme sono stati colmi di emozioni forti, talvolta contrastanti, che hanno tracciato un segno indelebile in ognuno di noi. Osservo minuziosamente in volto i miei compagni e mi accordo di guardarli con occhi diversi, con occhi veri. Un senso di perfetta armonia mi attraversa (Elie Wiesel).
È meraviglioso vedere italiani, francesi, brasiliani, thailandesi che convivono insieme e, mentre si conoscono, iniziano a volersi bene, perché tutti sanno che nell'altro c'è qualcosa che può arricchire: la voglia di fare questa missione al massimo. Si vede il desiderio di mettersi a servizio dell’altro. Percepisco un’empatia rara che mi dà coraggio e sicurezza per tutto quello che faccio (Samuele Mezzelani).