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Una lettera per tutti voi, Come se fosse scritta da S. Paolo…

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Siamo ormai alla fine del cammino, durante il quale abbiamo trovato come compagno di viaggio l'apostolo Paolo. Nella mia stanza e nella casa dei saveriani di Desio posso ripercorrere le orme lasciate lungo questo pellegrinaggio di fede alle "sorgenti della missione".

Mi ritrovo sul comodino l'ultimo libro letto e le riviste; altri libri sono sulla scrivania e nello scaffale; molti articoli li ho conservati nel computer e persino un gioco, simile alla gimcana, che ripercorre i viaggi e le vicende dell'apostolo. Ancor più numerose sono le tracce lasciate fuori, là dove Paolo è stato la guida e il protagonista degli incontri con giovani e adulti, tutti interessati a ripercorrerne l'avventura missionaria.

Modello e intercessore

Tutto finirà in un cassetto, in biblioteca o in un angolo della memoria? Forse è normale che sia così, anche per chi si è nutrito con passione ed entusiasmo. È stato così anche per san Paolo: essere messo a riposo, ma dopo aver lasciato in eredità uno "stile" che animerà sempre in modo missionario la nostra fede. Perciò non temiamo la conclusione di questo "anno paolino". Anzi, siamo in attesa di condividere e mettere in pratica tutti i suggerimenti perché portino frutto per la missione che ci aspetta.

Personalmente sento di dover dire grazie a san Paolo, perché mi ha preso per mano nel mio cammino missionario, diventando il modello della "passione" per il Signore Gesù. È stato anche "intercessore" della grazia di poter tornare presto nella terra in cui svolgerò in modo rinnovato il compito missionario. Sto già pensando a quale "bagaglio" preparare per l'evento che mi attende, ma ancor più, quale sarà il bagaglio di cui potrò far tesoro nel compito di evangelizzazione in Giappone.

Il crocefisso nel bagaglio

Chiedo a san Paolo di illuminarmi circa il bagaglio. Il primo suggerimento mi viene da una frase del libro di Silvano Fausti, Lettera a Sila. "Ti dico un grande segreto, che molti nel futuro ignoreranno: l'evangelizzazione si fa con l'annuncio dell'evangelo... L'efficacia del tuo annuncio sarà inversamente proporzionale all'efficienza dei mezzi che userai".

Ascoltato questo, penso proprio che dovrei partire libero da ogni peso e preoccupazione. Ripenserò a ciò che san Paolo scriveva sempre: di non vergognarmi della povertà, della debolezza, dell'inefficienza della parola; ma di essere un buon testimone, perché l'unico mezzo potente è "la parola della croce". Questo mi fa ricordare con simpatia le immagini sbiadite dal tempo della partenza per le missioni dei nostri vecchi missionari.

Quanta invidia nel vederli così leggeri, liberi, gioiosi! Il Crocifisso, in mano o nella fascia della veste, era il loro unico bagaglio importante. Proprio come ci invitava a fare il beato Conforti: "Il Crocifisso è il gran libro sul quale si sono formati i santi e sul quale noi pure dobbiamo formarci. Tutti gli insegnamenti contenuti nel santo vangelo sono compendiati nel Crocifisso... Nessun altro libro può parlare con maggiore efficacia alla nostra mente e al nostro cuore...".

Una buona lezione

Mi chiedo spesso come viaggiasse san Paolo, cosa si portasse appresso nel percorrere le migliaia di chilometri come apostolo del vangelo. Lo immagino con il semplice mantello e i sandali, con il solo bastone e la bisaccia e i ferri del mestiere; ma nessun libro (i vangeli non erano ancora scritti), forse qualche lettera. Un bagaglio leggero, per percorrere in fretta le distanze e vivere della semplice accoglienza data dai fratelli.

Una buona lezione per chi parte in missione anche oggi. Devo farne tesoro. E così lascio anche a voi l'invito a conversare con Paolo e ad apprendere tante lezioni di vita missionaria, mentre io con la testa mi sposto già in quegli areopaghi giapponesi dove, senza tanti giri di parole, mi sarà chiesto: "Raccontaci, mostraci il tuo Dio!".

Una sfida continua, per cui il mandato missionario non avrà mai fine.



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