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Un saveriano tra Europa e Africa

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Un sogno: la missione con giovani laici

Padre Giovanni Abeni è un saveriano di Brescia. Tredicesimo di 14 figli. Carattere espansivo e familiare, capacità teatrali soprattutto comiche, animatore che suscita simpatia. È ripartito per l'Africa. Qui ci racconta un po' della sua vita.

La vocazione missionaria

Sono nato in una grande famiglia dove si respirava la fede. Una fede solida anche se un po' critica, tipica del mondo operaio di allora. Grazie a questa fede e allo spirito missionario di una mia maestra, è entrata in me, fin da piccolo, l’idea di diventare missionario. A 12 anni entrai nella scuola saveriana di Cremona e, dopo le diverse tappe di studio e formazione in mezza Italia (Zelarino, San Pietro in Vincoli, Desio, Tavernerio, Alzano Lombardo, Parma), sono stato ordinato sacerdote nel 1970.

I primi anni da prete li ho passati proprio a Brescia, come animatore missionario del nostro seminario. Così ho potuto veramente conoscere e amare la mia terra e la mia gente.

Burundi: l'espulso

Nel 1977 si realizza il mio sogno missionario: la prima partenza per l’Africa, in Burundi. Una partenza piena di entusiasmo giovanile. Subito mi sono messo a imparare la difficile lingua kirundi e a conoscere la cultura. Il Burundi è stato il mio primo amoreafricano. Ma proprio quando avevo una discreta padronanza della lingua e mi sentivo a mio agio nella cultura locale, arriva l’espulsione. Un brutta botta per me! Un duro momento di croce. Mi sentivo perso.

Ma la passione per la missione si è riaccesa di nuovo quando, pochi mesi dopo l’espulsione, i superiori mi proposero di iniziare una nuova missione saveriana in Camerun. Nel 1982 arrivai a Douala con p. Benigno Franceschetti, un giovane saveriano bergamasco.

Camerun e Ciad: il pioniere

Iniziai la nuova attività missionaria in una zona periferica della grande città di Douala, con problematiche sociali tipiche delle periferie delle metropoli: povertà, miseria, immigrazione selvaggia e altri problemi.

Ho lavorato a Douala solo 4 anni per organizzare e iniziare la nuova missione di Oyak. Dopo mi fu chiesto di lasciare Douala, per iniziare una nuova missione in Ciad. Quella in Ciad è stata l’esperienza missionaria più bella, più gratificante. Ho lavorato soprattutto con il popolo dei marba a Djouman, dove sono rimasto 12 anni. Con Djouman posso dire che mi sono innamorato profondamente dell’Africa.

Spagna: l'animatore dei giovani

Dopo 12 anni i superiori mi chiedono un servizio di animazione missionaria in Spagna! Ho dovuto studiare anche spagnolo e, soprattutto, tornare a lavorare con i giovani! Mi è costato, ma ora che sono alla fine, mi sento contento di questi anni trascorsi in Spagna.

Campi di lavoro, gruppi di riferimento e soprattutto un gruppo di laici che hanno preso sul serio l’impegno missionario, cominciando a fare animazione missionaria nel contesto ecclesiale locale e nutrendo, allo stesso tempo, un forte desiderio per andare in missione. Di quei giovani, uno è già a Goma (Congo), per un servizio di due anni, mentre un’altra ragazza è in Colombia. È gente che crede alla missione e si impegna con vita comunitaria. Credo che questo gruppo di laici e laiche sia stato il frutto più bello dei miei sette anni di animazione missionaria in Spagna.

Africa: ritorno con un sogno…

E ora ritorno in Africa, nella missione del Ciad: a 60 anni, con un po’ di acciacchi, con una salute che lascia a desiderare... Però vado!

Vado con la forza del Signore, cosciente della mia debolezza, ma appoggiandomi solamente sulla forza di Colui che mi manda! Non ho molti progetti, voglio vivere con la gente di Bongor. Vivere e condividere; poi vedrò! Sono aperto e pronto a tutto.

Una cosa mi piacerebbe moltissimo: riuscire a far missione con qualcuno di quei giovani che hanno camminato con me in questi anni di animazione missionaria in Spagna e in Italia: sarebbe la realizzazione di un sogno!

C'è qualcuno che si offre?



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