Un po' di riposo non fa male
Quando salgo sul treno a Novara per andare nella mia valle - quella del monte Rosa -, tanti pensieri cominciano a farmi compagnia. Molti anni sono passati (cinquanta!) da quando, per la prima volta, ho lasciato il mio paese per entrare in seminario.
Era il 1960, ero ancora piccolo e non sapevo tante cose. Poi crescendo, con l'aiuto del Signore, della famiglia e di tante persone buone in giro per il mondo, anch'io sono diventato grande. Tante esperienze, tanti incontri, tanti chilometri in paesi diversi (in Italia e in Africa), ma ogni volta il ritorno a casa per le vacanze aveva un sapore speciale.
Indelebili ricordi di vita
Al paese, ogni volta, c'erano delle novità. Chi se n'era andato via per lavoro e chi, come diciamo qui da noi, era andato al di là del ponte (cioè al cimitero). I compagni di scuola erano cresciuti, avevano messo su famiglia. Il parroco invecchiava e la gente non è che frequentasse tanto la chiesa. Il benessere economico crescente aveva distolto tanti dal vero benessere che è in Dio.
Anche questa volta, tornando a casa, i pensieri non mi abbandonano. Una delle prime cose che faccio è andare al cimitero a salutare papà e mamma. Ormai sono passati diversi anni da quando hanno cambiato casa... al di là del ponte. Sono in compagnia di tante persone che mi hanno aiutato nella vita. Un'intera generazione ha preso dimora in quel luogo. Passando da una tomba all'altra, quanti ricordi affiorano! Momenti vissuti insieme, le feste e le chiacchierate, i consigli e i rimproveri. Insomma qualcosa che ha segnato la mia vita.
La fede della gente di montagna
Come dice un poeta valsesiano, "chi abita la valle non può dimenticarsi del suo paesello e ci ritorna volentieri". Sono andato in giro per il mondo, ma qui ci sono le radici, le origini. Qui il sole e la pioggia hanno fatto crescere la pianticella della mia vita.
Ora sono rimasti pochi, di quelli che ho conosciuto. Ci sono tante facce nuove che faccio fatica a collocare. Ma ogni volta che entro nella chiesa di battesimo, cresima, prima Comunione e prima Messa e guardo la "Madonna del Buon Consiglio", non posso che ringraziare il Signore per tutto quello che ho ricevuto in questi anni.
Mi piace sempre girare a piedi in tutta la piccola valle che contiene tanti paesini. In mezzo ai boschi, vicino ai ruscelli, qualche uccello si mette a cantare. Salendo e scendendo da quei sentieri quasi abbandonati, si trovano ancora le more e le fragole di bosco. Antiche cappelle con i dipinti quasi spariti mi ricordano la fede della gente di montagna che, tornando a casa la sera dopo il lavoro, si fermava a dire una preghiera.
Nella natura, ad ascoltare il cuore
Quanto sono belle le chiese della nostra valle! Custodiscono tesori che i ladri non sono riusciti ancora a rubare del tutto. C'è gente che con amore li conserva come qualcosa di prezioso, più delle proprie cose. Sono l'eredità che i nostri antenati ci hanno lasciato e sarebbe un delitto trascurare e dimenticare.
Passando in mezzo ai boschi, c'è tempo per riflettere, per pensare a quello che stiamo facendo, a come stiamo vivendo. Vedendo quei sentieri di pietre dove la gente passava, la domanda sorge spontanea: "Chi è più felice? Loro o noi?".
A quei tempi la spiegazione della Parola di Dio era fatta con il cuore, partendo dalla vita di ogni giorno. Oggi forse si usano molte tecniche, ma il cuore? Non sto a giudicare. Tutti dobbiamo fare un esame di coscienza.
Ma forse, di tanto in tanto, ci farebbe bene passeggiare in mezzo alla natura, ascoltare i suoi profumi e i suoi rumori, insieme alle parole e agli affetti del nostro cuore.