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Un’orma s’è persa nel tempo?

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LA PAROLA
“In seguito Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni” (Lc 8,1-3).

Dopo l’episodio di Gesù e la donna del profumo, Luca aggiunge tre versetti che sono stati spesso frettolosamente definiti un semplice “sommario”. Come a dire che non aggiungevano nulla di nuovo e non avevano altra funzione che di traghettare verso la sezione seguente. E se invece un sommario fosse un modo per sottolineare ciò che è abituale? In questo caso potremmo cogliere qui un’impronta rivelatrice, un’orma della memoria la cui traccia è stata smarrita o ignorata nel tempo.

Dopo la sosta in casa di Simone il fariseo, Gesù si rimette in strada e non esclude mete: va verso sia i centri urbani che i piccoli villaggi. Lì predica e annuncia la buona notizia del Regno di Dio. Ma non lo fa da solo. Se non ci sorprende che ad accompagnarlo ci siano i Dodici, è certamente inedito che ci sia anche un gruppo di donne “che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità”, donne passate vittoriosamente attraverso la lotta contro il male. Sarà stata questa la buona notizia portata da Gesù? Mai si era vista una cosa del genere in Israele! Era meglio bruciare la Torah che insegnarla a una donna, affermavano i rabbini.
Di quelle donne che, insieme ai Dodici, stanno con Gesù - è il verbo per eccellenza del discepolo - si dice il nome di tre: Maria di Magdala, Giovanna, Susanna. Fanno pensare a Pietro, Giacomo e Giovanni, dove il primo della triade ha un posto speciale. In questo caso è Maria di Magdala, la donna della risurrezione.

Di queste tre donne, insieme a molte altre, si dice che “li servivano con i loro beni”. Conosciamo l’interpretazione prevalente che è stata data a queste parole: erano delle generose benefattrici che provvedevano ai bisogni dei discepoli elargendo denaro e servizi, tra i quali cucinare e lavare: un modo santo ed encomiabile per sopperire alla mancanza di entrate e di una famiglia propria. Ma è davvero questo l’unico senso che si evince alla luce di tutto il Vangelo e degli Atti degli Apostoli, opera unica in due atti di Luca? Basterebbe pensare a Marta e a Maria. Se il servizio fosse stato ridotto alle faccende domestiche, come mai Gesù ha indicato nell’ascolto di Maria l’unica cosa necessaria che la rendeva discepola tra i discepoli, un ascolto della Parola vertiginosamente scandaloso e dirompente rispetto ai modelli femminili di quel tempo?

Intanto un chiarimento: le donneli servivano” o “lo servivano”? La seconda variante del testo greco è ben accreditata ed è sostenuta dall’intero contesto. I tre verbi principali hanno come centro Gesù e le donne, mentre i Dodici svolgono un ruolo minore. È logico pensare che il verbo servire (diakoneō) sia diretto a Gesù e non al gruppo. In At 19,22 - il passo più vicino al nostro - si dice di Erasto e Timòteo che erano i diaconi di Paolo, cioè inviati, messaggeri che agivano in suo nome portando avanti la stessa missione. Erano molto più di semplici assistenti o preposti al servizio della carità. Tenendo conto di questi dati si potrebbe tentare una traduzione più idonea di Lc 8,3: “e molte altre [donne] che usavano i loro beni andando in missione in suo nome”.

Quelle donne avevano lasciato la famiglia, avevano messo i propri beni a disposizione di Gesù e dei discepoli condividendo la loro missione. Che Gesù le avesse accolte nella sua comunità come discepole e diacone a tutti gli effetti, era allora una cosa inconcepibile. Ma sembra esserlo anche tuttora. Un’orma s’è persa nel tempo?



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