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Un missionario per amico /9: Il pastore visita il gregge

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Mons. Guido Conforti voleva conoscere da vicino tutti i suoi preti e la sua gente... Pregando davanti al tabernacolo pensa alle parole di Gesù: "Il buon pastore conosce le sue pecore, le chiama per nome, le pascola con amore; parla loro e l'ascoltano, perché riconoscono la sua voce. E ci sono anche tante altre pecore che...".

L'annuncio della visita

L'8 dicembre 1908, festa dell'Immacolata, il vescovo scrive una lettera al clero e al popolo, dove annuncia commosso: "Verrò a trovarvi a casa vostra. Ci vedremo e ci conosceremo di persona. A presto, dunque!". Ai parroci dice: "Preparate bene la mia visita. Rispondete bene e presto al questionario. Voglio conoscere la situazione spirituale e materiale della gente". Prima della visita del vescovo in tutte le parrocchie vanno i "missionari gratuiti" a predicare le missioni popolari per una settimana.

Visitando i saveriani nel suo istituto missionario, Conforti si confida: "I nostri missionari, tra disagi e fatiche, vanno sempre in mezzo alla gente; anch'io voglio visitare tutte le mie comunità, costi quel che costi

Voglio fare come i nostri missionari che, senza badare a disagi e fatiche, vanno sempre in mezzo alla gente e visitano le loro comunità...".

Tra fatiche e soddisfazioni

In quattro anni, dal 1909 al 1912, il buon pastore visita tutte le 306 parrocchie di città, di pianura, di collina e di montagna. D'estate e d'inverno, in treno e corriera, in carrozza e a cavallo, spesso anche a piedi, su e giù per i sentieri della montagna Parmense.

Andando verso Caneto (oggi un paesino di appena 30 anime), lungo il torrente Cedra, Conforti cade da cavallo; ne esce tutto bagnato e contuso, ma prosegue a piedi, seguito dal cavallo, fino alla canonica di Palanzano e bussa alla porta. Il parroco è sorpreso nel vedere il suo vescovo in quelle condizioni. Ma Conforti si limita a dire, un po' confuso: "Anche il vescovo cade da cavallo! Posso cambiare gli abiti?".

Il programma della visita

Il popolo aspetta il vescovo all'inizio del paese e lo accoglie con gioia. Dovunque si odono commenti come questi: "Che bello il nostro vescovo!"; "è un santo!"... Giunti in chiesa, il vescovo saluta e annuncia: "Sono felice di essere qui. Voglio parlare con voi, conoscervi... Vi aspetto per la confessione".

Molti approfittano: ai due lati del confessionale, fila di donne e bambini, qualche uomo e giovane, aspettano il proprio turno per ricevere il perdono del Signore.

Dopo una povera cena, il riposo nella vecchia canonica: spesso i muri sono umidi, le finestre piccole; un'unica camera da letto un po' decente... Qualche parroco offre all'ospite la sua stanza. Il vescovo non vorrebbe accettare, ma il parroco insiste: "Io per me un buco lo troverò!".

Con amore e compassione

Al mattino presto il vescovo è già in confessionale. Poi la Messa con la gente commossa e la predica, fatta con il cuore: "Amate Gesù, cercate di vederlo in tutte le cose e in tutte le persone... Amatevi tra voi...". Al pomeriggio, con i bambini del catechismo, il vescovo fa domande e spiega; tutti restano incantati.

Ci tiene molto a visitare i malati. Un giorno viene una donna e informa il vescovo che un malato vuole vederlo. Il vescovo va subito con lei, nonostante le proteste del parroco, perché la tavola è già pronta. Conforti gli risponde: "Lei inizi pure; io vado e vengo".

Una volta, al ritorno, incontra un'anziana donna stanca, seduta, con un fascio di legna a terra. Il santo vescovo se lo mette sulle spalle e incoraggia la donna: "Andiamo, l'aiuto io". Solo all'inizio del paese, ormai vicini a casa, le restituisce la legna, perché nessuno veda quel gesto.



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