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Un grande esempio di umanità, ... p. Clementini

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Mercoledì 9 giugno a Imola il vescovo mons. Tommaso Ghirelli ha celebrato, insieme ai saveriani e vari sacerdoti della diocesi, la santa Messa di suffragio per p. Agostino Clementini, nel settimo giorno della morte. Erano presenti anche alcuni dottori e le "donne" che collaboravano con lui nel servizio pastorale ai malati dell'ospedale. Al termine, la signora Vittoria ha voluto ricordare il missionario con le parole che pubblichiamo.

Ho avuto la fortuna di conoscere p. Agostino subito dopo il suo arrivo come cappellano all'ospedale di Imola, il 22 gennaio del 2007 (si veda anche il breve articolo "Un «primario» speciale", su Missionari Saveriani aprile 2007, pagina Romagna - ndr). Il missionario cercava "donne" disposte a collaborare, che lo aiutassero a visitare i malati. Non molti sanno che qui a Imola egli aveva impostato il suo lavoro di cappellano in modo del tutto nuovo: non da solo, bensì con la collaborazione di alcune persone, che lui scherzosamente soleva definire come "le mie donne".

Padre e guida per tanti

Nella sua bella età, era un uomo lucido, volitivo, capace di cogliere lo stato d'animo di chi gli stava davanti. Mi hanno colpito la sua serenità e chiarezza nei rapporti con le persone, nonché la profonda umanità che emergeva anche dai racconti, spesso piacevoli, della sua vita di missionario o dell'esperienza fatta in altri ospedali a Viareggio e a Genova.

Sin dall'inizio del lavoro svolto con lui, l'ho sentito come padre e guida: il dialogo era possibile anche quando le idee erano divergenti e il confronto riguardo ai problemi incontrati durante le visite in corsia era costruttivo. Padre Agostino ha lasciato un grande rimpianto in coloro che l'hanno conosciuto: la chiarezza di idee, la determinazione, l'indipendenza di giudizio, unite alla dolce fermezza del suo carattere non potevano non colpire.

Con spirito missionario

La profonda sensibilità di cui era dotato lo rendeva partecipe dei problemi e delle sofferenze di ciascuno, soprattutto dei malati, cui si dedicava senza risparmiarsi. Ha svolto il suo servizio con vero spirito missionario, con totale disponibilità per tutto l'arco della giornata.

Conquistava i pazienti al punto che molti sono arrivati a dire "è un mio amico". Ma la cosa più grande è che il Signore gli ha dato la consolazione di convertire non poche persone giunte al termine della loro vita, o di preparare adeguatamente la famiglia e ottenere il permesso di somministrare l'olio santo. Numerose anche le comunioni che venivano distribuite in giorni stabiliti o quotidianamente.

Una carezza, un bacio...

Perché la luce di Dio è penetrata in tanti cuori? La profonda umanità di quest'uomo è stato il mezzo di cui il Signore si è servito. Padre Agostino si avvicinava ai malati ponendosi sullo stesso piano, colloquiando con giovani e anziani, dando una carezza e anche un bacio. Se non era nei reparti, lo si trovava in cappella in preghiera, sempre disponibile per colloqui e confessioni.

Quando le forze hanno cominciato a venirgli meno e la malattia ha avuto il sopravvento, ha cercato di combatterla, pur nel disagio fisico e psicologico, con quella determinazione che lo contraddistingueva; ma negli ultimi tempi del padre Agostino che avevamo conosciuto non era rimasta neppure la voce.

Mi piace pensare che le schiere degli angeli lo abbiano accolto, per portarlo nella pace di Dio.



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