Un anno ricco di sfide…
È stato un anno difficile questo undicesimo di accoglienza notturna per i senza fissa dimora, dai saveriani di Salerno. La domanda pressante di un letto, da parte di sempre più persone, ha fatto saltare i nostri piani che prevedevano meno posti letto e un’attenzione più personalizzata. È stato però anche un anno di sfide: abbiamo spostato i nostri confini. Spesso, si pensa che il problema più grande dei senza fissa dimora sia la povertà. È vero, ma forse l’elemento più caratterizzante è la mancanza di reti relazionali. Sono per la strada, perché senza soldi e documenti; hanno perso i contatti con le famiglie o peggio sono responsabili di queste rotture... Talvolta sono escluse da alcune strutture. La nostra capacità di accoglienza si muove continuamente su questo fronte: come possiamo accettare persone difficili senza minare l’accoglienza con gli altri, diversi per nazionalità, religione, educazione? Ma proprio le persone difficili sono spesso le più bisognose ed emarginate. Questa è la sfida alle nostre coscienze. Lo diciamo subito, non abbiamo soluzioni. Ma non possiamo girarci dall’altra parte, rinunciando a essere segno e seme di cambiamento. Cerchiamo di testimoniare “ciò che abbiamo ricevuto” a persone estranee alle nostre culture di appartenenza, che abitano luoghi vicini ma, nello stesso tempo, lontani dalla nostra vita quotidiana. Oggi si va formando sempre più una cultura che guarda agli emarginati come causa dei problemi e non come conseguenza della incapacità di saperli affrontare. E questo spesso provoca inerzia. Non si può fare veramente accoglienza se non si è disposti a mettersi in discussione, ad esprimere virtù che spesso chi sta per la strada non incontra (come la gentilezza e l’ascolto), a mettersi “in rete”, rispettando altre esperienze senza credersi più bravi. E anche quando dobbiamo dire dei no, vanno dimostrate comprensione e tenerezza.