Un anno per la Speranza
Quando la paura bussa alla porta
Il 2004 si trova davanti un mondo impaurito. Il terrorismo sta portando a una guerra senza confini. La si trova ovunque. Sbuca improvvisa là dove nessuno l'aspetta e dove nessuno ha pensato di mettere le guardie per contrastarla. Davvero possiamo aver paura!
E allora che fare? Lasciarci paralizzare dalla paura, oppure che cosa?
Le risorse della fede
Una piccola parabola ebraica dice: "La paura bussò alla porta; la fede andò ad aprire e non c'era nessuno". La fede è la risorsa più efficace che abbiamo a disposizione contro la paura. Non è poco, perché contiene elementi che ci aiutano a elaborare una risposta per questi tempi paurosi.
Nel vangelo troviamo delle parole a riguardo: "Non temete, voi valete più di molti passeri. Non datevi pensiero per la vostra vita: il Padre vostro sa di che avete bisogno… Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni non vi terrorizzate; questo vi darà occasione di rendere testimonianza. Io vi darò lingua e sapienza a cui tutti i vostri avversari non sapranno resistere. Con la vostra perseveranza (resistenza) salverete le vostre anime" (cioè la vita). Quando cominceranno ad accadere queste cose (le catastrofi cosmiche) alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina…" (cf Luca 12, 7-32; 21, 1-28).
Un esame di coscienza
L'escalation del terrorismo può essere, tra l'altro, un'occasione per fare un esame di coscienza su noi stessi e sulla nostra società.
Perché questo terrorismo? Non è certamente questa la strada per rimediare alle ingiustizie accumulate e incancrenite che hanno scatenato l'odio nel mondo. Il terrorismo, infatti, è odio trasformato in azione mortifera. Bisogna rifiutarlo e, con lui, bisogna rifiutare ogni violenza. Perché la violenza genera solo altra violenza. Né il terrorismo si sconfigge con le armi, ma con la soluzione dei problemi che lo provocano e riprendendo quelle verità che dimorano nel vangelo e nelle migliori tradizioni religiose del mondo.
Una posizione chiara
Un gruppo di intellettuali arabi e musulmani presenti in Europa ha scritto: "Non possiamo più esimerci dal prendere posizione chiara ed esplicita di rifiuto del terrorismo. Discutere sulle colpe dell'Occidente… è un lusso che si possono permettere solo coloro che hanno tempo da perdere. Il cancro del terrorismo colpisce prima di tutto le nostre società d'origine, avviluppandole in un futuro oscurantista. Urge invece una chiarezza nel nostro campo. Ora. Non è una resa a forze esterne, ma la difesa del bene più prezioso che possediamo: la vita e il futuro di uomini e donne, di ogni luogo, fede, religione e nazione" (Farid Adly, direttore di Ambamed, Notizie dal Mediterraneo, in MISNA del 22.11.'03).
Dal vangelo la politica per un mondo nuovo
Noi cristiani troviamo nel vangelo alcune verità fondamentali: certi le giudicano semplicistiche e inattuabili, ma sono diventate le categorie politiche per un mondo nuovo.
La prima è il valore dell'uomo. L'uomo è immagine di Dio. Tutti gli uomini lo sono e non si deve permettere che certi lo siano e altri non possano esserlo. Dio ci ha fatti uguali in dignità, in diritti e doveri.
La seconda verità si trova nel discorso della montagna ed è questa: la ricerca della sola giustizia senza perdono produce una spirale di vendetta pericolosa e inarrestabile, che non dà alcuna speranza. "Non c'è futuro senza perdono" è il titolo del libro di Desmond Tutu, vescovo di Città del Capo in Sudafrica. Niente di più vero. Lo ha ricordato anche il Papa nel messaggio per la giornata della pace 2002: "Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono".
Il mondo ha bisogno di pace
Questa è la strada della riconciliazione e della pace, se vogliamo che l'anno nuovo si svolga in modo positivo.
"Ha grande bisogno di questa pace il mondo!", ha affermato il Papa accennando con "profondo dolore" agli ultimi episodi di violenza in Medio Oriente, Africa e in tutto il mondo. "Rinnovo il mio appello ai responsabili delle grandi religioni: uniamo le forze nel predicare la nonviolenza, il perdono e la riconciliazione" (30.11.'03).
Da 17 anni Papa Wojtyla cerca di mobilitare le religioni perché lo affianchino nel predicare e praticare la pace. Lo ascolteranno? L'ascolteremo?