Un 8 marzo davvero speciale ad Ancona
Quest’anno, abbiamo celebrato la festa della donna, l’8 marzo, con un’iniziativa simpatica e segno della “Fraternità universale” che papa Francesco auspica possiamo vivere fra tutti i popoli e religioni. Tre donne musulmane e tre donne cristiane che si sono incontrate per testimoniare questa fraternità universale nella loro vita.
Tutte provengono da esperienze diverse. Houda è una tunisina che lavora come “mediatrice culturale” nell’accoglienza degli stranieri in un organismo laico; Naìma è una marocchina, mamma di famiglia che opera come animatrice in un gruppo di donne originarie del Marocco; Hadil Tarhouni, figlia di Houda, studia all’università di Macerata e vive la sua esperienza di giovane donna a contatto con l’ambiente italiano, pieno di pregiudizi. Dall’altra tre donne cristiane impegnate in vario modo in varie attività parrocchiali o caritative: Roberta Brasili, laica saveriana e impegnata alla Caritas; Nadia Ciambrignoni impegnata nella Parrocchia dei salesiani; Anna Bompressi responsabile dell’AGESCI di Ancona. Le sei donne erano accompagnate dall’animatrice della serata Lucia Panzini, avvocata cristiana che si occupa delle cause del tribunale della Sacra Rota della diocesi oltre che professoressa di Diritto Canonico in seminario.
All’inizio, è toccato a me introdurre l’incontro spiegando al pubblico che questa iniziativa nasceva dalle parole che papa Francesco ha scritto nell’enciclica “Fratelli Tutti”, ma anche dal bel gesto coraggioso che ha fatto incontrandosi ad Abu Dabi con l’Imam della Grande Moschea del Cairo Ahmad Al-Tayyeb.
La professoressa Panzini ha iniziato la serata rivolgendo alcune domande alternativamente alle sei donne su temi che riguardavano la loro vita al femminile: il ruolo nella società in Italia, le sfide da affrontare nel mondo di oggi, l’importanza della religione nella propria vita.
Lo scambio è stato vivace e interessante. Ha messo in evidenza come essere donne nella fede islamica abbia per sorgente il Corano e la tradizione culturale musulmana. Dall’altra, le donne italiane mostravano, in vario modo, come la fede sostenesse il loro impegno di donne nei vari ruoli che erano chiamate a vivere come mamme, catechiste, infermiere o insegnanti.
L’incontro è stato interessante per il pubblico che riempiva la sala, perché rompeva il ghiaccio della diffidenza fra queste due grandi religioni che caratterizzano la nostra società, mettendo in evidenza i pregiudizi che dividono e alimentano le paure. È stata una serata che ha manifestato la volontà di costruire insieme nell’oggi la Fraternità universale che papa Francesco auspica nel futuro della nostra società.