Tutto a lui e a me niente
Era un mattino di marzo. Stava andando a lavorare come suo solito, quando vede il padre che consegna al fratellino una borsa, dicendogli che quella è la sua parte di eredità. Jonas, il fratello maggiore, si ferma un istante. “Ha preso il suo cavallo e senza salutare nessuno, se ne è andato via. Guardo in faccia mio padre e vedo che sta piangendo. Penso che quella era la conseguenza del dargliele tutte vinte; e me ne vado a lavorare”.
La storia poi l’abbiamo saputa da uno dei servi. Era molto emozionato, quando ce l’ha raccontata una sera, attorno al fuoco. Quel “ragazzo”, così veniva ancora chiamato in casa, se ne era andato lontano. Aveva cominciato a buttare via i soldi tra feste e compagnie poco raccomandabili.
Ma, un brutto giorno, si è trovato senza niente. Non sapeva più dove andare e ha cercato lavoro. Tutti gli hanno riso in faccia. Senza soldi, non trovi amici.
Finalmente, dopo tante insistenze, uno, preso da pietà, lo manda a fare il guardiano dei maiali, dicendogli che doveva arrangiarsi per mangiare. Passano i giorni, le settimane e comincia a pensare che era ora di mettere la testa a posto e di tornare a casa, ma non ne aveva il coraggio. Finalmente, quando la neve stava cominciando a imbiancare la terra, si mette in viaggio.
“Era vestito male - racconta il servo - la barba lunga e gli occhi pieni di lacrime. Ma il padre (il mio padrone) lo vede arrivare, gli corre incontro, lo abbraccia. Non lo lascia parlare. Ci dice di preparare la festa.
Tutti siamo contenti, tranne Jonas, che non vuole venire. Il padre gli prende il volto tra le mani e ascolta le sue parole arrabbiate: “Tutto a lui e a me niente; non è giusto”. Lo guarda negli occhi e gli dice:
“Capisco quello che vuoi dire, ma è tuo fratello e mio figlio. Vieni con noi a fare festa. Per me siete tutti uguali. Nel mio cuore c’è posto per tutti e due”.