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Terrasanta: Se hai Dio nel cuore... Tante cose turbano la pace

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Padre Luigi ha accompagnato i missionari che hanno partecipato al corso di aggiornamento di tre mesi a Tavernerio (CO) nel loro pellegrinaggio in "terra santa". Dalla terra di Gesù la sua mente spazia sul mondo intero. La missione infatti inizia proprio dalla Palestina, dove Gesù ha annunciato il suo vangelo, allargandosi fino ai confini della terra. Le evocazioni sono tante e ci lasciano inquieti...

Sono sul monte Carmelo, nel bel monastero dei carmelitani. Stiamo facendo gli "esercizi spirituali". In questo privilegiato silenzio sto pregando per tutti gli amici e i fratelli sparsi nel mondo.

Il mantra che mi sta martellato in testa in questi giorni è proprio della più illustre carmelitana, santa Teresa d'Avila: "Nada te turbe, nada te espante; todo se pasa, Dios no se muda. La paciencia todo lo alcanza. Quien a Dios tiene nada le falta, solo Dios basta". Traduco liberamente: "Nulla ti turbi, nulla ti rattristi; tutto passa, solo Dio non muta. La pazienza tutto conquista. Se hai Dio nel cuore nulla ti manca, solo Dio basta".

Nada te turbe?... E invece ci sono delle cose che anche in questo santo pellegrinaggio mi turbano e come! Addirittura mi indignano; e tuttavia mi fanno crescere in umanità e in solidarietà.

Primo: saper piangere

Al Kibbuz Lavi, abbiamo conosciuto la signora Eva, anziana. Ci ha raccontato la storia e la vita del primo gruppo di ebrei arrivato in quel pezzo di terra nell'immediato dopo-guerra. Alla mia domanda del perché avesse lasciato la Svizzera per venire in Israele, lei ha risposto nel suo stentato italiano: "I genitori nostri erano molto religiosi e ci parlavano spesso della terra promessa... Quando poi ho visto che non sono più tornati da Auschwitz, allora ho deciso di venire qui!".

Così dicendo, le lacrime le sono venute agli occhi. Al museo dell'olocausto di Gerusalemme, poi, da piangere è venuto anche a me! Nada te turbe?

Secondo: il vero amor di patria

Al ritorno da Gerico, prima di arrivare al checkpoint, la nostra guida p. Gabriele Ferrari ci consiglia di non dire che veniamo da Gerico, ma semplicemente dal Mar Morto. Questo consiglio è per non urtare la sensibilità dei giovani soldati israeliani! Gerico infatti fa parte dei territori palestinesi. Perfino dire una semplice verità può urtare gli animi di chi deve sentirsi "nemico".

In questi giorni ho letto che sono aumentati i suicidi tra le giovani soldatesse e i giovani soldati israeliani, che devono fare tre anni di leva: per la patria! Nada te turbe?

Terzo: speriamo sempre nella pace

A Qumran - vicino agli scavi e alle grotte che in questi ultimi 60 anni hanno dato alla luce tanti testi dell'Antico Testamento e della comunità ascetica che vi risiedeva ai tempi di Cristo -, mentre cercavo qualcosa nel supermercato annesso al ristorante, mi si avvicina un giovane commesso al quale chiedo se parla spagnolo... "Sì, parlo spagnolo", risponde. Ci scambiamo quattro battute.

Vengo a sapere che Zari - così si chiama il giovane - è un venezuelano (subito mi si drizzano le orecchie, perché la mia famiglia vive in Venezuela da oltre 50 anni!). Ha perso il lavoro quando il presidente Ugo Chávez ha chiuso l'ambasciata di Venezuela in Israele... Mi dice: "Come sai, in Venezuela non potrò fare carriera diplomatica; è meglio che resti qui...". A fare? Il commesso in un supermercato!

Mi permetto di fargli un'altra domanda: "Di che religione sei?". "Sono musulmano", mi dice. "E come sono i rapporti tra ebrei e musulmani?". "I rapporti sono tesi, ma speriamo sempre nella pace; che non si arrivi mai alla guerra". Nada te turbe?

Quarto: i muri ostacolano la pace

Per andare a Betania abbiamo dovuto fare un lungo giro costeggiando il "muro della vergogna" per chilometri. Anche se Betania è vicinissima a Gerusalemme, ci vuole tanto tempo per arrivarci, proprio per questo maledetto muro, alto nove metri, costruito in questi ultimi anni per evitare ogni contagio.

Uscendo poi dalla chiesa di Betania, già con un piede sul pullman, alcuni di noi hanno salutato i giovani palestinesi con la parola "shalom" (in ebraico); e loro per tutta risposta: "No shalom, no shalom!... Salam, salam! (in arabo)...". Nada te turbe?

Quinto: imparare le lingue degli altri

L'ultima tappa del nostro cammino in terra santa, prima di affrontare la lunga fila e l'interrogatorio e le perquisizioni dei poliziotti israeliani in aeroporto, è un piccolo villaggio che si chiama: Nevé Shalom (in ebraico) - Wat as-Salam (in arabo) - Oasi di pace (in italiano). Un posto politicamente non corretto, sia per gli israeliani sia per i palestinesi, perché lì non solo la parola "pace" si declina contemporaneamente nelle due lingue, ma i bambini a scuola imparano a parlare ognuno nella lingua dell'altro.

Le 60 famiglie che vivono nel villaggio sono metà ebree e metà arabe; e tra le famiglie arabe ci sono islamici e cristiani. Vivono insieme da ormai 50 anni, per dimostrare che la pace è possibile: senza muri e senza armi, abbattendo tutti i pregiudizi e apprezzando ognuno i valori, la cultura e la religione dell'altro... Nada te turbe?

Cosa ci manca di più?

Sì, cara la mia santa Teresa d'Avila, comincio a capire cosa vuoi dire quando canti che "la paciencia todo lo alcanza! - la pazienza tutto conquista!". Perciò, carissimi, i miei auguri di quest'anno - anche se politicamente e religiosamente non corretti - vanno sul ritmo del "nada te turbe - nulla ti turbi" ... Non nel senso che ognuno vada per la propria strada senza badare agli altri, ma che si armi di santa pazienza, affinché la gioia e la pace che Dio vuole donare agli uomini che egli ama, corrisponda alla verità e alla coerenza delle nostre scelte. "Se hai Dio nel cuore, nulla ti manca!".



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