Tavernerio non li dimentica…
Vogliamo ricordare con voi alcuni confratelli, legati alla comunità saveriana di Tavernerio, che il coronavirus ha strappato al nostro e vostro affetto.
Il primo è un comasco DOC, p. Giuseppe Rizzi, conosciuto come p. Pino, che è mancato il 15 marzo, nella Casa Madre di Parma. Era un missionario simpatico, zelante e gioioso che ha formato tutti coloro che l’hanno avvicinato durante gli anni di cecità passati a Parma. P. Pino era nato a Pognana Lario (CO) il 10 luglio 1942; la sua famiglia si trova oggi a Maslianico e lì trascorreva le vacanze, a casa del fratello Gino; in quelle occasioni si faceva vedere anche qui a Tavernerio.
P. Pino entrò tra i saveriani a 24 anni e diventò presbitero a Parma il 25 settembre 1977. Affascinato dalla missione in Africa, si fece inviare in Burundi a Murago, dove rimase tre anni fino all’espulsione dei saveriani nel 1981. Fu destinato allora al Congo (Zaire) dove rimase fino al 2010. Lavorò a Shabunda, Kasongo-Ngene, ma soprattutto a Kitutu, luoghi molto disagiati e difficili da raggiungere. Fu anche economo regionale a Bukavu. A causa di forti attacchi di malaria e di altre complicazioni, divenne cieco. Questo lo costrinse, nel 2010, a rientrare nell’infermeria della Casa Madre a Parma. In questi dieci anni, non si perse d’animo e continuò a esercitare il ministero della riconciliazione nella chiesa della Casa Madre.
Un altro confratello che i nostri lettori hanno conosciuto a Tavernerio, è p. Pilade Rossini, deceduto il 17 marzo (al centro nella foto tra fratel Feruglio e p. Caretta). Egli è stato nella nostra comunità dal 2002 al 2008. Nato a Cizzago (BS) il 4 aprile 1935, fu ordinato presbitero a Parma il 25 ottobre 1959; dopo tre anni passati a Cremona fu destinato alla missione della Sierra Leone, dove rimase dal 1963 al 1992, facendo il parroco e soprattutto lavorando come amministratore diocesano a Makeni. Per un periodo (1977-1983) fu impegnato anche alla Procura di Parma. Lavorò in diverse comunità saveriane in Italia, prima di giungere a Tavernerio, dove rimase sei anni. Ormai anziano e fisicamente provato, è entrato molto discretamente nella nostra comunità, dove ha ritrovato p. Franco Bertazza, con cui s’intratteneva parlando dei bei tempi passati e lavorando nel nostro parco che, grazie a loro, rifiorì, come tutti abbiamo visto. Nel 2008 chiese di essere trasferito nella casa di Alzano Lombardo (BG) dove è rimasto fino alla fine dei suoi giorni.
Di un terzo confratello vogliamo far memoria, p. Stefano Coronese. Egli è stato qui a Tavernerio per nove anni. Pur essendo molto discreto e silenzioso, è stato una presenza simpatica tanto da intessere diverse amicizie che sono durate anche dopo la partenza per Taranto, sua terra di origine. Nato a Massafra (TA) il 27 dicembre 1931, entrò a 21 anni tra noi e fu ordinato presbitero il 28 ottobre 1962. Dopo tre anni passati a Parma, come addetto alle stampe saveriane, nel 1968 fu destinato all’Indonesia. Lì rimase per tre anni. Vi ritornò nel 1978 fino al 1987, impegnandosi con passione nelle Isole Mentaway e a Padang, dove si occupò delle comunicazioni sociali diocesane. Fu a Roma per specializzarsi in missiologia (1974-1978). Rientrato definitivamente in Italia nel 1988, fu assegnato all’animazione missionaria, mantenendo una connessione con gli Scout, la sua passione fin dall’adolescenza. A Tavernerio rimase undici anni (2005-2016), passò poi nella nostra casa di Taranto e, quando la salute cominciò a declinare, alla Casa Madre nel 2019. In seguito al contagio da coronavirus, p. Stefano è stato ricoverato all’ospedale di Parma dove il 21 marzo è deceduto. Negli anni passati, a Tavernerio, ha tenuto un “profilo basso”, ma si trovava bene e, finché gli è stato possibile, ha partecipato al ministero. Alcune persone si sono legate a lui con una bell’amicizia e così pure altri fedeli che frequentano la nostra cappella di Sant’Anna.