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Per fare missione a 16 anni bisogna avere coraggio, capacità di ascolto, forza di volontà e perseveranza. Non bisogna mollare alla prima difficoltà. Per il terzo anno consecutivo il gruppo M6 di Tavernerio ha realizzato il campo estivo a Scampia e a Taranto. Dal 16 al 30 luglio 14 ragazzi e 4 accompagnatori si sono messi alla ricerca di “frammenti di realtà” (titolo del campo) con l’obiettivo di crescere nell’amore per sé e per il mondo. Come ogni anno Simone, missionario a Scampia con i “Fratelli delle scuole cristiane”, ha reso possibile la missione grazie al lavoro assiduo col popolo Rom di Scampia e Giugliano.

Abbiamo accompagnato le bambine Rom di Giugliano alla prova di ammissione alla scuola elementare. Era la prima volta che si confrontavano col mondo degli adulti. Durante l’esame, alcuni di noi si sono inginocchiati al loro fianco per farle sentire meno sole. Abbiamo accompagnato 70 bambini al mare a Castelvolturno. Abbiamo partecipato alle attività dell’Albero delle storie con i bimbi di Scampia ed infine abbiamo fatto visita ai Rom che vivono sparsi nella zona industriale di Giugliano, nella terra dei fuochi dove non c’è luce, né rete idrica e fognaria.

Come missionari siamo coscienti di offrire ai ragazzi del nord l’opportunità di un incontro con sé stessi e con Cristo attraverso l’incontro con i poveri. Un giovane si è riconosciuto nell’incontro con Morena, bimba di 6 anni che vive con naturalezza la sua diversità. Miriam e Andrea sono stati folgorati dall’ospitalità di Fasila che, pur avendo poco, li ha accolti come principi nella sua baracca.
A Taranto abbiamo lavorato nella parrocchia di S. Egidio del quartiere Tramontone. Abbiamo vissuto una mattinata di animazione con i bambini ed insieme al parroco, don Luca Angelo, abbiamo girato il Rione gridando: “Dio vi vuole bene”. Abbiamo incontrato la famiglia di Pino, tetraplegico, e raccolto le lacrime di una signora che da poco aveva perso il marito.

Il campo estivo è l’occasione di formarsi nell’incontro con testimoni che sanno amare. È il caso di p. Alex Zanotelli, comboniano di 85 anni, che ha esortato i ragazzi ad aprire gli occhi sul mondo e a non lasciarsi scoraggiare dal sistema economico-finanziario-militarizzato che lo domina. “Gesù vi invita a realizzare il regno di Dio dal basso, dai piccoli gesti quotidiani”. Augusto di Meo, testimone oculare dell’omicidio di don Giuseppe Diana, in nome dell’amicizia con don Peppe, si è lasciato stravolgere la vita per aver denunciato l’assassino. Abbiamo ascoltato il grido di Carla e Angelo Di Porzio, genitori del piccolo Giorgio, stroncato da un tumore a causa dell’inquinamento provocato dall’acciaieria.

Un ultimo aspetto dei campi missionari è l’essere comunità che si esprime nella condivisione. I giovani raccontano il loro sentire interiore. “Ho incontrato Dio - racconta Simone - in Augusto, che ha pagato il prezzo della verità in nome di un’amicizia”. “Ho incontrato me stesso - dice Andrea - in Riccardo, un bambino con grandi capacità di amare”. “Ho incontrato il creato - racconta Anita - nei ragazzi appena giunti da Lampedusa conosciuti in spiaggia. Finito di parlare con noi sono entrati in acqua. La natura può guarire le ferite della traversata”. “Ho incontrato gli altri in Mimma - dice Nicole - che esce dal balcone per salutarci; il marito appena morto e lei sorride”.
Diceva p. Primo Battistini: “Il mondo è la nostra missione; l’amore per il mondo è la nostra vita”. Questo crediamo, questo vogliamo vivere.



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