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Sulla sponda del fiume, Celestino pone una domanda

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Improvvisamente Celestino mi rivolse una domanda: "Mi vuoi spiegare il Vangelo di domenica prossima?".

Lo fissai, mentre tentavo di rintracciare nella memoria il brano di Luca, al capitolo: la spianata con la folla che preme da ogni parte, e i versetti che esplodono come lapilli incandescenti. Ci siamo, l'insopportabile provocazione: "Beati siete voi che piangete".

Vidi trascorrere un'ombra cupa su quegli occhi luminosi e velarne il sorriso. E in quella nebbia scorsi l'increspatura di acque melmose che trascinavano corpi straziati. Quante volte Celestino le aveva contemplate dalla riva, con il cuore stretto nell'agonia dell'impotenza. Erano le settimane atroci del genocidio nel vicino Rwanda, e altre, ugualmente atroci, della guerra civile.

murazzzoGiorno e notte sulle correnti dell'Akagera, testimone muto di ogni orrore umano, cadaveri insanguinati proseguivano il lungo viaggio verso le grandi acque dell'est: cadaveri di uomini stretti insieme da funi; perfino quella mostruosa schidionata di quattro creature trapassate da un palo. Me li aveva raccontati tutti questi orrori, nel tentativo di liberarsi dagli incubi.

"Li rivedi ancora?" mormorai. Mi fece segno di sì. Arrivano di notte, fantasmi inquietanti. E allora non è più possibile riposare.

Le prime ombre della sera scivolavano verso di noi dalla finestra spalancata. E con esse l'eco di una voce lontana: "Beati voi che piangete ora!".

Vedi Celestino, questa non è la chiacchiera di un politicante, uno di quegli sproloqui vacui che ci affliggono ogni volta che tentiamo di sintonizzarci sulla radio locale. Mentre diceva così Gesù sapeva la differenza tra lacrime e riso, perchè Lui li ha portati tutti i nostri fardelli di pena.

Ma voleva anzitutto dirci che nel convito preparato da Dio per tutti i suoi figli non ci sono esclusi. Celestino mi interrogava in silenzio.

Sì, vedi, c'è un avvenire anche per quelle forme scomposte che si perdono tra le onde. Anche per quel corpicino dalle carni chiare dei primi giorni di vita, ignoto fiorellino strappato da mani immonde: anche per lui c'è gioia.

Dobbiamo crederlo, amico mio, e con forza, proprio perchè tutto sembra cospirare a convincerci del contrario.

Dobbiamo gridarlo con forza, perchè il messaggio continui a vivere anche oltre il vociare scomposto di urla feroci e di gemiti disperati. E questo perchè noi tutti insieme siamo chiamati alla gioia: l'appello primordiale che ci ha destinati all'esistenza, e che ci viene chiesto di custodire ad ogni costo.

E così ogni giorno di vita che ci è donato, non temiamo di scendere verso la palude limacciosa dove tante creature umane rischiano di sprofondare. Come facevi tu in quei giorni, fratello mio, quando stendevi la mano per aiutare donne stanche, vecchi impotenti, ad attraversare il canneto melmoso e fuggire la morte che infuriava sull'altra sponda. E dobbiamo metterci al servizio degli altri, perchè è questo il compito affidatoci: rendere possibile la gioia nella nostra terra.

L'oscurità ormai era profonda. Noi due insieme ascoltavamo l'annuncio: "Beati voi che siete poveri, perchè il Regno di Dio vi appartiene".

Sì, la gioia condivisa: ecco il Regno di Dio che, in questo Burundi tragico, i poveri hanno il privilegio di possedere e di testimoniare.

  • p. Piergiorgio Lanaro - Ruzu-Burundi.


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