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Il 2014 sta finendo e un nuovo anno è alle porte. L’anno passato è stato segnato ancora da conflitti, naufragi, inondazioni, disoccupazione, da persecuzioni contro le religioni; ma anche dal martirio di tanti cristiani e missionari. Anche la nostra famiglia ne è stata protagonista: le tre sorelle saveriane uccise a Kamenge (Burundi) per fedeltà alla missione, a Dio e ai fratelli.

Papa Francesco e la famiglia

Ma il 2014 è stato anche illuminato dalla presenza ispiratrice di papa Francesco con il suo ottimismo cristiano, i suoi gesti e le sue parole semplici e calde. C’è stato poi un avvenimento che ha segnato quest’anno, facendo rinascere la speranza nella chiesa: il sinodo straordinario sulla famiglia. Ora che si è attenuato il clamore mediatico e le polemiche di chi era in favore e di chi ne aveva paura, si può misurare l’impatto che il sinodo ha avuto sulla chiesa tutta.

Più che le cose che ha detto, pur importanti e benefiche, nuovo e buono è stato il clima che il sinodo ha fatto nascere nella chiesa. È stato come se improvvisamente fosse sbocciata la primavera o se fosse esplosa una libertà a lungo repressa. Chi ha vissuto la stagione del concilio, ha ritrovato il clima di allora, grazie al quale è apparso un nuovo volto della chiesa: la chiesa del dialogo.

Il volto della “chiesa madre”

Da questo sinodo è emerso il volto della “chiesa madre”, che cerca i suoi figli, li accoglie nella gioia e nella misericordia; la chiesa che è “madre” prima che “maestra”, che non giudica e non condanna subito, ma prima di tutto accoglie e circonda di affetto i suoi figli facendoli sentire a casa propria nella libertà, nella comunione e nel calore del focolare domestico. Questo è il primo dono che il sinodo ci ha fatto, grazie a papa Francesco.

Il quale, ancor prima che il sinodo si aprisse, in un’intervista a La Nación, ricordando la sua esperienza di quando era stato relatore del sinodo del 2001 e un cardinale gli suggeriva quello che si doveva e non si doveva dibattere, ha detto: “questo non succederà adesso!”. E di fatto, ha chiesto ai padri sinodali di sentirsi “liberi e creativi”, umili ma coraggiosi nel dire tutto ciò che pensavano.

Pastori e laici insieme

È stato preso in parola, e i padri sinodali hanno affrontato con coraggio e franchezza anche quei problemi che da anni erano sul tavolo senza ricevere risposta. Non solo. Già all’inizio del 2014 il papa aveva voluto (cosa del tutto nuova che ha scandalizzato certi fedeli legati alla vecchia prassi della chiesa) che l’argomento del sinodo - “la cura della famiglia” - fosse dibattuto dai fedeli nelle singole diocesi, sotto la guida dei pastori.

Era un nuovo modo di “essere chiesa”, teorizzato dal concilio ma molto poco praticato. Ora il papa vuole che la chiesa sia una chiesa “sinodale”, e cioè una chiesa in cui siano coinvolti tutti, laici e pastori, in un comune cammino, in sinodo appunto.

La verità e la misericordia

Per quello che riguarda la famiglia e i problemi cruciali dei divorziati risposati e delle diverse unioni che oggi si praticano, il sinodo non ha cambiato nulla nella dottrina della chiesa e ha riaffermato che nessuno potrà mai mettere in dubbio la verità sul matrimonio, la sua unità e indissolubilità.

Ha però liberamente e coraggiosamente ipotizzato delle possibili soluzioni (per ora sono solo “proposte” che dovranno essere riprese nel sinodo del 2015) improntate alla verità e alla carità per coloro che si sono persi per strada e che ora vogliono riprendere la vita cristiana. Molti vescovi hanno ricordato che Gesù ha affidato alla sua chiesa il dono e il ministero della misericordia divina e la chiesa può e deve amministrarlo offrendolo a coloro che lo chiedono.

Nel sinodo è stata usata una bella immagine della chiesa: essa è insieme “faro e fiaccola”; illumina e orienta tutti coloro che sono in mare e cercano il porto. La dottrina di Gesù è il “faro” affidato alla chiesa. Ma la chiesa è anche una “lampada” che si abbassa per far luce da vicino e guidare i singoli, passo dopo passo verso la verità: questa è “la cura pastorale” che la chiesa offre ai singoli, improntata alla misericordia. Non è lecito contrapporre questi due aspetti del ministero della chiesa.

Non saremo mai abbastanza riconoscenti a Dio per questo papa, che apre orizzonti nuovi alla chiesa e fa rinascere la speranza.

All’inizio del nuovo anno egli fa crescere il nostro amore per la chiesa e ci fa risentire con gioia il canto degli angeli di Natale, che è anche l’augurio dei missionari saveriani ai tutti i nostri lettori: “Gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama!



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