Sorprese della vita missionaria
Scoprire i lati buoni di ogni cosa
In occasione della Giornata missionaria mondiale, il centro missionario di Brescia, come ogni anno, ha organizzato una veglia di preghiera, durante la quale il vescovo ha consegnato la croce ai missionari partenti. Tra questi, il saveriano bresciano padre Valter Taini, di Rezzato, che riparte per il Brasile. Ci racconta la sua storia affascinante di missionario.
Dopo l'ordinazione sacerdotale, ho trascorso i primi sei anni di vita missionaria nel Brasile settentrionale, in Amazzonia e nello Xingu, nella missione di Sao Félix.
Nelle scuole inglesi e all'università di Sao Paulo
L'incontro con il mondo anglosassone non fu facile. Di questo periodo, ricordo volentieri le settimane d'animazione missionaria tra gli studenti delle scuole superiori. È stata un'esperienza arricchente. Ho imparato varie dinamiche per presentare le tematiche di educazione alla mondialità. Inoltre, essendo ospite in una famiglia di studenti della scuola, ho avuto la possibilità di avvicinare e conoscere meglio la vita quotidiana delle famiglie inglesi.
Tornato in Brasile nel 1993, ho frequentato la Facoltà teologica di Sao Paulo, per specializzarmi in Missiologia. Nella tesi, ho presentato l'attività missionaria tra gli indio kayapò. Così ho avuto modo di studiare la cultura di questo popolo e di mettere in ordine tutte le annotazioni e i diari dei missionari saveriani che avevano lavorato tra i kayapò. Poi tornai a lavorare nello Xingu.
La scoperta degli scout
Nel 1998, in Italia per vacanze, sono stato invitato a partecipare a un campeggio degli scout di Rezzato. Per me fu una grande scoperta. Vidi con quanta competenza e dedizione i responsabili scout presentavano ai ragazzi la realtà dei popoli di diversi continenti.
Attraverso incontri, attività pratiche e giochi, i ragazzi, senza stancarsi, recepivano valori educativi importanti come la solidarietà, la collaborazione, il rispetto dell'altro, la sincerità, il sacrificio. Avevo in mente di organizzare una specie di campo estivo per i giovani in missione ma fui scelto per essere superiore dei saveriani dell'Amazzonia. Portai avanti quest'incarico per tre anni, fino a gennaio del 2002.
Con i saveriani malati
Speravo di tornare nella mia missione, ma ecco un'altra sorpresa: mi è stato chiesto di lasciare il Brasile per qualche anno, a servizio dei nostri saveriani anziani e malati della Casa Madre di Parma. Superato lo smarrimento iniziale, ho cercato di dedicarmi a questa nuova attività.
Devo ammettere che questo tempo trascorso con i confratelli malati è stato un gran dono del Signore; è stato davvero un tempo di grazia. Non ero solo. Ero insieme ad altri cinque saveriani, tra cui il bresciano Guri Zambiasi, e alcuni infermieri esterni che, con pazienza, mi hanno insegnato tutto: da come preparare il letto a come lavare un anziano ...
Nonostante la malattia avesse tolto ad alcuni missionari la capacità della parola, pian piano riuscivo a percepire la loro contentezza nel sentirsi accuditi. Ho anche dovuto accompagnare alcuni missionari all'incontro finale col Signore: questa esperienza mi ha toccato profondamente.
Alcuni di loro hanno vissuto l'esperienza della morte come un vero incontro con il Signore. Chiedo al Signore la grazia di avere anch'io altrettanta fede e forza d'animo per affrontare la morte così serenamente.
L'inizio dell'estate è arrivata una richiesta insperata: mi si chiedeva se ero disposto a tornare in Amazzonia, per prendere il posto di un saveriano che, per il suo stato di salute, non poteva più restare lì. Ed ora eccomi qui, pronto a partire di nuovo.
Con padre Renato tra i kayapò
Il superiore dei saveriani in Amazzonia mi ha anticipato che la mia attività sarà a fianco di padre Renato Trevisan a Redençao. Molti di voi conoscono bene padre Renato, perché ha passato vari anni a Brescia ed è stato qui a presentare la meravigliosa Mostra sul popolo kayapò, a Natale dello scorso anno a San Cristo. Con lui ci sono altri due saveriani messicani che si dedicano all' evangelizzazione dei kayapò.
Da vari anni i kayapò hanno rapporti con il mondo brasiliano che li circonda. Dagli inizi degli anni '80, i cercatori e i commercianti hanno trovato, in quelle terre, oro e mogano in abbondanza. Da allora, il contatto degli indio kayapò con la cosiddetta "civiltà" si è fatto sempre più frequente, ma non sempre in modo pacifico.
Abbiamo di fronte una sfida pastorale con vari aspetti importanti. Dobbiamo accompagnare questo popolo nell' incontro con un'altra
cultura, senza che perda la propria. Allo stesso tempo, vogliamo aiutare le comunità cristiane ad entrare in dialogo con gli indio e con la loro cultura, scoprendo insieme i segni della presenza di Dio. Inoltre, nel campo dell’evangelizzazione, dobbiamo. fare in modo che il vangelo incontri e valorizzi gli aspetti migliori della cultura kayapò.
Conto sulla vostra preghiera e solidarietà
Nelle varie esperienze vissute fino ad ora, dalla missione nello Xingu agli anni trascorsi in Gran Bretagna , dal periodo di studio a Sao Paulo al ruolo di superiore in Amazzonia e infine come aiutante nell'infermeria della Casa Madre, ho potuto sentire da vicino la presenza del buon Dio.
Con serenità, mi accingo a ripartire e affrontare questo nuovo compito, con le gioie e difficoltà ,che incontrerò. Sono sicuro che potrò contare sulla preghiera della chiesa bresciana, che è stata ali' origine di questa mia vocazione missionaria, e dei tanti amici dei missionari saveriani.