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Sono storie di tutti i giorni

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Perchè non c’era posto per loro!

L’inverno è ormai arrivato. Me ne sono accorto dal vento freddo che ci ha sferzato mentre facevamo visita alle tombe di cari amici e benefattori, sepolti al vecchio cimitero di Desio. Mentre vi scrivo, novembre è iniziato da poco, ma ho già avuto la sorpresa di trovare rovesciate tutte le piante da vaso che ancora sono all’aperto nel giardino.

Fuori dalle nostre porte

Guardavo Giovanni, indaffarato a sistemare e pulire, e pensavo ai danni che il vento può aver causato a chi si è trovato faccia a faccia con quell’improvvisa intemperie durante la notte. Penso a coloro che in bicicletta, ogni sera, tornano alla propria baracca di legno o alla tenda di fortuna, dopo una giornata di lavoro pesante e magari con poche soddisfazioni.

Non sto immaginando e scrivendo nulla di eccezionale. Sono bastati gli avvenimenti di questi ultimi giorni a farci capire che sono cose che succedono ogni giorno, fuori dalle nostre porte di casa. L’altra sera, un incendio ha distrutto la capanna di un immigrato che da anni lavora in Italia; da anni è “residente” qui in paese; da anni manda a casa in Marocco, per moglie e bambini, la maggior parte del suo stipendio. Eppure, la sua “residenza” fra noi è fatta di poche assi e un telo di nailon, per difendersi dall’acqua. Da anni cerca una casa in affitto, ma non c’è posto per lui. Non perchè non abbia i soldi per pagare, ma perché è straniero.

Il presepio in una roulotte

Lo scorso anno, in occasione dell’avvento e del Natale, all’ingresso della casa saveriana, spiccava un originale presepio. Per la sua originalità, era stato premiato al concorso per i presepi della città. Era una “capanna-roulotte”, con la porta e il finestrino aperti. Così, era possibile guardare chi ci abitava dentro: sagome di persone che avevano il volto di tutti i poveri in cerca di casa e di accoglienza.

Con questo presepio, i nostri giovani avevano voluto mettere in evidenza un possibile “passaggio” del Signore in mezzo a noi. Era un presepio moderno, non tanto per una valutazione artistica dell’opera, ma perché rendeva attuali le parole del vangelo: “…non c’era posto per loro”.

Speriamo che, fra qualche anno, questa scena del presepio non sia più necessaria, perché non più attuale. Certamente ci saranno altre situazioni di disagio di cui parlare e preoccuparsi. Ma vorremmo aver già risolto tutte queste situazioni che si protraggono da anni.

Un posto, un pasto caldo

Non credo che si possa dare sempre e solo colpa al “governo di turno” e ad altri “responsabili locali” di quel che oggi succede fuori dalle nostre porte di casa. Ormai è evidente, da tanti fatti e notizie di cronaca, che siamo più o meno tutti coinvolti. Alcuni sfruttano il bisogno di alloggio di tante persone straniere; altri si servono della loro manodopera... Si tratta di tanti piccoli egoismi e paure che, sommati insieme, contribuiscono a creare situazioni drammatiche, in cui noi stessi non vorremmo essere. Ma purtroppo, anche oggi siamo costretti a ripetere: “...non c’era posto per loro”.

A Natale ci scambieremo gli auguri, ma la cerchia degli amici a cui rivolgerli si restringe ogni anno sempre più. Non lasciamo che siano i mass media o gli oggetti-regalo a trasmettere quel saluto che, invece, sarebbe più evangelico fare con una calorosa stretta di mano, magari offrendo un posto - un pasto caldo a chi non ha ancora ricevuto la “buona notizia”.

Abbiamo tra le mani e nel cuore la nostra occasione d’oro di essere missionari, di dare “carne” alla nostra fede.



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