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Sierra Leone: Elezioni, il trionfo della Pace

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Una giornata particolare per mons. Giorgio Biguzzi: è andato in giro per i seggi elettorali di Makeni, la sua diocesi, per assistere a quella che potrebbe essere archiviata come una giornata storica per la Sierra Leone. Ha visto lunghe code di persone davanti alle urne fin dalle prime luci del mattino, ha osservato centinaia di uomini e donne in fila, diligenti, in attesa di esercitare il proprio diritto di voto. Definisce le elezioni un trionfo della pace e della tolleranza.

Parla con entusiasmo della volontà della gente di poter scrivere la parola fine alla guerra. Il vescovo Saveriano di Makeni, è contento. Dopo anni di lotte a difesa dei diritti umani in questo tormentato Paese dell’Africa, davanti ai suoi occhi è comparsa una nazione dove forse la Storia ha davvero ricominciato a girare. Le operazioni di voto si sono svolte in un clima di grande calma, la gente ha preferito andare a votare al mattino presto, già prima dell’apertura dei seggi c’erano lunghe code. È la fame di democrazia, la voglia di partecipare a costruire il futuro del proprio Paese. Due milioni e 300 mila aventi diritto al voto erano chiamati a eleggere un nuovo Parlamento e un nuovo Presidente.

Dice il vescovo: "La giornata è stata un segno molto positivo: leggo in questa affluenza alle urne massiccia e pacifica la volontà di questo popolo di scrivere la parola fine ad un periodo di guerra, e iniziare una nuova fase del Paese. Sulla leadership che uscirà dal voto, peserà la disastrosa eredità del conflitto che per un decennio ha devastato la Sierra Leone. Il nuovo Governo e il rinnovato parlamento dovranno affrontare in modo serio tutti i problemi che ogni nazione si trova a dover risolvere".

Due le priorità secondo il vescovo: "Innanzitutto proseguire nel percorso di riconciliazione, perché vi sono dei problemi ancora irrisolti che verranno al pettine. E, in secondo luogo, è urgente avviare a livello nazionale la ricostruzione delle strutture danneggiate dalla guerra".

La presenza della Comunità internazionale in Sierra Leone, per mons.Biguzzi, sta aiutando notevolmente il Paese a risollevarsi. Ma c’è un rischio: la missione di pace delle Nazioni Unite (che durerà fino al prossimo 30 settembre), le Organizzazioni umanitarie, prima o poi se ne andranno. "Quando questo avverrà, fra qualche anno, potrebbero esserci delle difficoltà da affrontare – osserva il vescovo – e se solo la nazione avrà acquisito la necessaria serenità potrà continuare sulla via della pace".

Il futuro

Il pastore della Comunità di Makeni, da anni punto di riferimento in difesa della pace e dei diritti in Sierra Leone, traccia la via da percorrere: "Il cammino di riconciliazione dovrà fondarsi sulla memoria di quello che è successo. Così si affronterà ogni questione attraverso un dibattito vivace ma non violento. Credo che l’esperienza della guerra abbia insegnato a tutti che con lo scontro non si risolvono i problemi. Se il Paese saprà costruire nuove strade per la democrazia, anche per la Chiesa si apriranno nuovi spazi: il nostro ruolo sarà innanzitutto quello di continuare ad essere gente di pace, che offre incoraggiamento per un futuro di speranza. Concretamente, penso che quel poco che la Chiesa può dare attraverso i suoi servizi sociali possa offrire un esempio di ciò che può essere raggiunto".

Già, ma come? Le risorse locali, l’impegno diretto dei sierraleonesi a prendere in mano le redini del proprio futuro: sono questi gli strumenti per ripartire, mons.Biguzzi non ha dubbi. Una visione profetica, la sua, che sa spaziare oltre un’attualità ancora ferita dalla recente tragedia: "La soluzione a lungo termine è affidata allo sviluppo attraverso le risorse locali – insiste il vescovo Saveriano – è deposta soprattutto sulle capacità di questa gente, più che sugli aiuti esterni. La Chiesa dovrebbe essere d’esempio in questo: occorre fare leva sull’inculturazione, sulla formazione, sulla fiducia in se stessi, sull’autostima. Solo così sarà possibile guardare avanti".

Indietro c’è solo lo spettro di un conflitto che in un decennio ha provocato più di 50 mila morti e centinaia di migliaia di sfollati e profughi. Davanti, da oggi, c’è una democrazia tutta da costruire. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è congratulato con la popolazione della Sierra Leone per la pacifica ed entusiastica partecipazione al voto, affermando che ciò testimonia la determinazione con cui la gente intende voltare pagina e compiere un passo fondamentale verso una pace duratura. Il numero uno del Palazzo di Vetro ha inoltre rivolto un appello ai leader e agli attivisti politici affinché accettino con calma e serenità i verdetti delle urne.



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