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Le scintille dell'arrotino

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Tanti modi per comunicare il messaggio

Ogni popolo, nello scrigno della madre patria, trova tanti tesori. Il popolo bengalese ha preso coscienza del fatto che la sua lingua è uno di questi tesori inalienabili. Il 21 febbraio 1952 alcuni giovani studenti hanno immolato la propria vita per difendere questo tesoro, davanti a chi voleva imporre una lingua straniera. Oggi il 21 febbraio è diventato la giornata mondiale della madre lingua. "Popoli tutti, lodate il Signore". Indubbiamente, Dio ama la polifonia linguistica.

Mi fa piacere ricordare che, proprio in quel fatidico 1952, i Saveriani hanno messo piede nella missione del Bangladesh. Imparando ad ascoltare, a parlare, a pregare, a cantare e a scrivere nella lingua bengalese essi hanno iniziato un pellegrinaggio di esplorazione nelle ricchezze culturali e spirituali di questo popolo.

Il mio ministero di trasmettere nella lingua bengalese il messaggio cristiano si inserisce nel movimento misterioso del Dio che si mette in dialogo con ogni popolo. Molte volte ho sperimentato che la mia parola scritta si è fatta scintilla per la coscienza aperta alla verità. Ringrazio perciò il Signore che mi ha indicato questa strada per esprimere il servizio della Chiesa come seme, fermento, sale e luce del mondo. La missione ha però la caratteristica di valorizzare molte altre strade. Allora io godo quando vedo che altri fanno ciò che io non posso fare. Lo fanno in realtà anche per me o, meglio, tutti lavoriamo insieme per tutti.

Dal mese di gennaio mi trovo a lavorare a Dhaka, una megalopoli asiatica che raccoglie in sé tanta umanità che lotta per sopravvivere. Se da una parte sento la mia impotenza, dall’altra sento in me anche una forte parola di incoraggiamento:

"Non temere. Continua a predicare, e non tacere, perché io sono con te. Nessuno potrà farti del male. Anzi, molti abitanti di questa città appartengono già al mio popolo" Atti 18,9.

Imitare Dio che ama la vita

Ed eccomi attento a scoprire i segni della presenza di Dio, che ama tutti gli uomini e tutte le donne di questa città. Il bene non ha frontiere, ma penetra con lo stile della delicatezza e del rispetto della libertà. Ma è il male che tenta di prenderci alla gola e che ci impegna a reagire. Solo nel mese di gennaio si sono verificati 27 casi mortali di linciaggio da parte della folla nei riguardi di ladri e ricettatori. Tre rapinatori sono stati bruciati vivi, usando la benzina delle loro moto.

Questo farsi giustizia da soli esprime una grande disperazione ed un disprezzo della vita. Mi è capitato di dovere intervenire per bloccare il pestaggio di un poveraccio che aveva tentato di rubare un pacchetto di biscotti. La gente guardava, lasciando fare. "Volete dunque ammazzare un uomo per un pacchetto di biscotti?".

Se dovessimo pagare per il male che, consciamente o inconsciamente, facciamo agli altri, chi si salverebbe?

Io credo che solo una preghiera può illuminarci sul modo di rapportarci con il nostro prossimo. Se imparassimo a vedere gli uomini e le donne con gli occhi amorosi di Dio si scatenerebbero nel mondo, come fuochi di artificio, nuove scintille di bontà.

Traducendo un libro sulla vita cristiana che ripropone il messaggio del cardinale Henry Newman, mi sono imbattuto in questa riflessione sulla preghiera di intercessione: "Il privilegio dell’intercessione è un bene affidato a tutti i cristiani che abbiano una coscienza limpida e siano in piena comunione con la Chiesa. Possiamo insegnare o influenzare ben pochi con le nostre parole o con le nostre azioni; ma attraverso le nostre preghiere possiamo beneficiare il mondo intero ed ogni singolo individuo, di alta o di bassa condizione, amico, straniero, o nemico che sia".

Anche se le nuove tecniche di comunicazione talvolta si inceppano, mi trovo a scoprire che, sul filo della preghiera, passa sempre l’energia di Dio. Come incoraggiamento al mio apostolato della penna, ho ricevuto una lettera illuminante di un mio amico. Non so neppure come egli abbia avuto il mio indirizzo. Il signor Angelo B. mi ringrazia per la benefica lettura del mio ultimo libro Dietro a lui correndo zoppicando. Egli mi apre così il suo cuore: "In quella lettura si scende veramente a contatto quasi reale con il Cristo, te lo senti vicino, a tu per tu. Guarda che sono un semplice arrotino.

La mia quotidianità di apostolato si può sintetizzare su quelle semplici righe che ho vergato sulla realtà della mola. Sarebbe molto bello che quella ruota che serve ad affilare i coltelli potesse contribuire a levigare le coscienze e a ridonare un sorriso a chi è cupo in volto".

Forse, incoraggiato dalla lettura di qualche mia poesia, Angelo ha voluto mandarmi una sua poesia intitolata: "Come la mola". "L’acqua, goccia a goccia, cade/ come benefico pianto sul dolore/ e per ridare ad altri lo splendore/ gira la mola e lieta/ in un tripudio di stelle si consuma./ Come la mola anch’io vorrei donare/ nuovo splendore a chi si avvicina,/ ad ognuno di loro regalare di speranza/ e di gioia una stellina./ Vorrei, in scintille di bene,/ consumare anch’io tutta la vita mia/ e poi naufragare in Dio".

1bisLa missione è cominciata da Gesù come un grande fuoco: "Sono venuto ad accendere il fuoco sulla terra e vorrei davvero che fosse acceso" Luca 12, 49.

Bello il fuoco della missione di Gesù, che non disdegna la nostre umili scintille.

p. Silvano Garello, Bangladesh.



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