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Se si cerca… “l’uomo forte”

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Rowena Guanzon, dopo aver partecipato alla Celebrazione Eucaristica nella Cattedrale di Manila, dando le spalle all’ingresso della Chiesa si è intrattenuta con i giornalisti. Ha dato sfogo a tutto il suo disappunto e rabbia per la vicenda che l’ha vista coinvolta. Indicava con la mano il palazzo che si ergeva alla sua sinistra, la sede del Comelec (Commission on Election, l’organo che si occupa delle elezioni politiche).

Incaricata insieme ad altri due commissari di decidere sulla candidatura di Bongbong Marcos (BBM), ha espresso tutto il suo rammarico per la mancata stesura della decisione di squalificare BBM dalla corsa presidenziale. La sua collega, incaricata di redigere la relazione della squalifica, ha ritardato la redazione venendo meno al regolamento interno alla Commissione che stabilisce il termine massimo di 15 giorni per la pubblicazione di tali decisioni. Perché tale ritardo? Per far sì che arrivasse il 2 di febbraio, giorno del pensionamento della commissaria Rowena Guanzon. La cosa sembra incredibile, ma questo è purtroppo uno spaccato della complessa e deludente politica filippina.

Bongbong Marcos, figlio del più famoso Presidente e dittatore filippino, Ferdinand Marcos (1917-1989), in seguito alla denuncia di alcuni politici e organizzazioni per la salvaguardia dei diritti civili, è stato sottoposto ad indagini dal Comelec, per accertare che potesse partecipare alla corsa presidenziale. Il figlio del dittatore, a causa del mancato pagamento delle tasse quando era Governatore della Provincia di Ilocos, in cui la famiglia Marcos ha sempre avuto un ruolo rilevante, nel periodo dal 1982 al 1986, era stato condannato in primo grado al pagamento di una grossa ammenda e all’incarcerazione. In secondo grado, un altro tribunale aveva cancellato la pena del carcere, ma aveva ribadito l’ammenda da pagare. Bongbong Marcos non ha mai pagato quella multa. È per questo che Rowena Guazon, “scortata” da alcune suore, ha denunciato quanto stava per accadere, urlando letteralmente la sua rabbia, per questa grande ingiustizia che si stava consumando sotto gli occhi di tutti.

Tutto questo ci fa capire quanto profonda sia la crisi della vita politica nelle Filippine e delle sue istituzioni. Quali sono le conseguenze di tale realtà? Uno scollamento e una sfiducia nella politica, nei suoi rappresentanti e nelle istituzioni. Quindi la ricerca di un “salvatore”, dell’uomo forte che possa cambiare le sorti della situazione attuale. Ecco spiegato l’elezione dell’attuale presidente delle Filippine Rodrigo Duterte. Si avvicina la fine del suo mandato. Di questi sei anni voglio vedere i risultati positivi: la sua politica di rilanciare l’economia del paese attraverso un ingente ammontare di investimenti nazionali e internazionali, ha creato milioni di posti di lavoro. L’amministrazione pubblica ha incrementato l’utilizzo dei mezzi informatici, accelerando i tempi amministrativi delle pratiche. Gli insegnanti nelle scuole pubbliche hanno visto in busta paga degli stipendi più alti.

Però, i problemi endemici del Paese come l’elevatissima corruzione negli uffici governativi, il clientelismo politico, l’impunità della classe politica e della polizia, la mancata riforma agraria, giusto per citarne alcuni, sono ancora irrisolti. Allora perché Bongbong Marcos, candidato alla presidenza nelle elezioni del 9 maggio prossimo insieme alla figlia del Presidente Duterte, Sara, candidata alla vice presidenza, è il favorito nei sondaggi? Proverò a rispondere nella seconda parte del mio articolo, il mese prossimo. [fine prima parte]



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