Caro direttore,
sono diventato da poco lettore del giornale "Missionari Saveriani". Mi riferisco in particolare all'articolo di p. Gabriele Ferrari: "Ci vuole proprio il Prozac?" (marzo). Debbo riconoscere che è raro trovare, nei troppi discorsi che si sentono oggi, un messaggio che centri così bene il bersaglio. Padre Gabriele ha ragione: siamo tutti inquieti perché ci mancano sempre delle cose. E' quasi un vortice.
Caro direttore,
sono un sincero amico dei saveriani e desidero innanzitutto rallegrarmi per la nuova bella veste e l'accresciuto interesse del mensile "Missionari Saveriani", che leggo da diversi anni.
Ma devo dissentire dall'articolo sull'islam (febbraio). No, non facciamoci illusioni. Gli islamici non possono "ispirare fiducia". Ho vissuto per lavoro in paesi musulmani... Nelle moschee si predicava l'odio contro gli "infedeli", tra i quali gli imam e ulema (predicatori) mettevano anche cristiani ed ebrei... Il Papa chiede perdono per i "torti" che i cristiani hanno fatto agli altri; abbiamo chiesto perdono per le nostre "crociate". Ma nessuno ha chiesto perdono a noi cristiani...
- Giuseppe, Villò - Piacenza.
Care lettrici, cari lettori,
Non tutti sono sempre d'accordo con quanto viene scritto sul giornale. Lo trovo normale ed è bene che sia così. Chi scrive e chi legge sono persone che si mettono in dialogo, che conversano a distanza, che si stimolano a vicenda per riflettere, commentare, approfondire questioni e temi che ci interessano e toccano da vicino. Ognuno con le proprie convinzioni e le proprie esperienze vissute. E' un dialogo appassionante.
Appena uscito il numero di sul "Prozac", un collega mi ha detto: "Adesso anche tu ti metti a parlare contro, in prima pagina! Non sai che il Prozac mi ha aiutato a uscire dalla depressione?". Il collega si era, probabilmente, fermato al titolo, senza leggere l'articolo. Michele, invece, lettore "integrale", si trova d'accordo con le provocazioni di padre Gabriele.
Il lettore amico Giuseppe dissente sull'islam e sul perdono, basandosi sulla sua esperienza diretta. Ho letto con molto interesse la sua lunga e dettagliata lettera. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla conoscenza e competenza in tema di religione e pratica musulmana.
Anche io ho vissuto, per missione, 21 anni insieme a musulmani; ho sentito spesso imam e ulema predicare contro i cristiani, predicare stupidaggini, diffondere pregiudizi e falsità, citando tanto di corano e hadith (detti e fatti del profeta). Dentro l''anima non mi sentivo tranquillo, soprattutto perché da un predicatore mi aspetto incoraggiamento sulla via della mite (non spavalda) verità...
Eppure, non trovavo altra strada che quella di andare vicino, conoscerci, parlare, cercare di chiarire, perdonare, camminare verso la riconciliazione fraterna. Se non altro, per rompere il circolo vizioso e viziante dell'odio. Qualcuno deve pur incominciare. E se non lo faccio io cristiano, allora quale altro merito potrò avere? quale altra cosa potrò fare di straordinario? Me lo chiede Gesù, in Matteo 5, 46-47.
