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Saveriani, missionari in Italia

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I saveriani in Italia hanno vissuto la loro XIV assemblea capitolare, dal 14 al 26 maggio, nella casa di San Pietro in Vincoli (Ravenna). Un appuntamento importante, nel quale i delegati hanno riflettuto sul futuro della congregazione nel paese che li ha generati, oltre ad eleggerne il nuovo "governo" per i prossimi quattro anni. Va precisato che i saveriani attualmente in Italia sono 168, in 15 comunità; vari sono malati e in età avanzata, ma anch'essi sono stati "rappresentati".

Il tema generale dell'assemblea - "Saveriani oggi in Italia, tra animazione missionaria e missione" - ha visto i capitolari discutere sul rapporto tra animazione missionaria e missione, in un quadro mutato rispetto a quello del fondatore, san Guido Conforti (1865-1931). Per lui l'Italia era luogo di animazione e cooperazione missionaria, e non di missione. Luoghi di missione erano, invece, la Cina, dove il Conforti inviò i saveriani, oppure i paesi non ancora evangelizzati, dove la chiesa non era istituita.

Un'Italia diversa

Oggi che i fenomeni dell'immigrazione, della globalizzazione e della secolarizzazione hanno reso plurale l'assetto culturale e religioso dell'Italia, ai saveriani - diventati ormai una congregazione internazionale (su un totale di 774 membri, gli italiani sono 464) - è richiesto di realizzare diversamente il loro carisma missionario ad gentes (ai non cristiani), ad extra (fuori dall'Italia), ad vitam (per tutta la vita). Come?

Non ci sono particolari problemi per l'ad vitam, in quanto il Conforti insistette perché la sua congregazione fosse una famiglia con i voti religiosi - non per motivi funzionali od operativi, ma per seguire più da vicino gli apostoli, che avevano lasciato tutto per seguire Gesù. Ma qualche domanda potrebbe sorgere nella comprensione dell'ad gentes e dell'ad extra, nell'attuale contesto italiano, dove il tradizionale rapporto tra cura pastorale dei fedeli e impegno di evangelizzazione è stato scompaginato.

Lo sguardo su Conforti

Insomma, i saveriani oggi in Italia devono discernere come mantenere l'asse dell'ad gentes e dell'ad extra, lasciandosi comunque provocare dal nuovo assetto dell'Italia, paese tradizionalmente cristiano ma diventato religiosamente plurale e secolarizzato, dove la chiesa non può più accontentarsi della cura pastorale dei fedeli, ma è chiamata anche all'impegno dell'evangelizzazione, che compete a tutti e singoli i fedeli, come afferma il concilio Vaticano II.

Nel discernere la realizzazione del loro ad gentes e ad extra in Italia, è cruciale che i saveriani tengano fisso lo sguardo sul Conforti, per non cadere nella confusione, livellando troppo in fretta situazioni che, nonostante i cambiamenti epocali, rimangono molto diverse dal punto di vista dell'evangelizzazione.

La nostra esperienza

Non si può, infatti, assimilare la Cina o la Thailandia - tanto per citare il primo e l'ultimo impegno in ordine cronologico dei saveriani - all'Italia. Se da un punto di vista ecclesiologico nulla distingue la chiesa in Cina e Thailandia da quella in Italia - sono tutte "chiese locali" a pieno diritto - c'è però tra loro una grande diversità missionaria. Se è vero che uno e immutabile, in ogni luogo e situazione, è il compito dell'evangelizzazione, nondimeno esso si realizza in maniera diversa.

Inoltre, all'interno di questa diversità, i missionari ad gentes hanno una loro specificità carismatica, che in un paese di antica evangelizzazione come l'Italia non è senz'altro quella di giustapporsi e tanto meno di sostituirsi alla chiesa locale nel suo compito di evangelizzazione. Semmai è quella di interagire con essa nell'ardua impresa di conversione missionaria della sua pastorale, mettendo a disposizione il meglio della loro esperienza d'incontro con popoli di culture e tradizioni religiose diverse.



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